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All’Asl To4 non si guarisce: si aspetta

Mesi per una protesi, anni per una mammografia, visite cancellate per pensionamenti e guasti: la sanità pubblica trasformata in un cimitero di agende

All’Asl To4 non si guarisce: si aspetta

All’Asl To4 non si guarisce: si aspetta

Sono arrivati, freschi freschi, i numeri ufficiali dell’Asl To4 sui tempi di attesa. Dati non raccolti da associazioni di categoria o da cittadini inferociti, ma messi nero su bianco dalla stessa Direzione generale di via Po a Chivasso. Insomma, roba che non richiede commenti: basta scorrere le tabelle per capire che qui non siamo più di fronte a un problema, ma a un sistema che vive di ritardi cronici, attese infinite e risposte surreali. Non importa se si tratta di un ricovero chirurgico o di una visita specialistica, l’unico tratto comune è la lentezza esasperante.

Partiamo dai ricoveri, dove il quadro dovrebbe essere già più “ordinato” e “programmato”. La realtà è che l’Asl To4 si presenta come un formidabile centro studi sul concetto di tempo. Per i ricoveri oncologici il paradosso è servito: per un intervento chirurgico al seno i pazienti in classe A – cioè quelli che dovrebbero avere priorità – attendono 65 giorni. Sessantacinque giorni con un tumore al petto che ti accompagna quotidianamente. Ma se la sfortuna ti colloca nella classe B o C, i giorni si moltiplicano: 143 per la B, 246 per la C. Praticamente otto mesi. Non si sa se arrivi prima l’intervento o l’evoluzione della malattia. E non è un’eccezione. Per il tumore alla prostata la media è di 102 giorni in classe A, 256 in classe B, 220 in classe C. Con un’attesa simile, la diagnosi diventa una condanna.

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Il tumore al retto fotografa bene la schizofrenia del sistema: chi ha la priorità assoluta viene operato in 21 giorni, chi no può attendere fino a 212 giorni. La stessa forbice si ritrova in altre patologie: per un melanoma si attendono 24 giorni, per un tumore al polmone 49, per il colon 20, per la tiroide 16. Sembrano numeri accettabili, fino a quando non si confrontano con le altre classi di priorità che scivolano rapidamente a oltre 100 giorni. Un paziente oncologico non dovrebbe mai diventare una pratica burocratica da gestire a scaglioni temporali, e invece è esattamente ciò che accade.

Poi c’è l’ortopedia, che nel To4 è un po’ la caricatura della sanità piemontese. Una protesi d’anca richiede 203 giorni di attesa. Quasi sette mesi per poter tornare a camminare senza dolore. E la riparazione di un’ernia inguinale tocca quota 220 giorni. Un bel corso accelerato di pazienza forzata. E se servono procedure cardiovascolari come angioplastiche o coronarografie, le attese oscillano comunque a due cifre abbondanti, con liste che in alcuni casi superano i sei mesi. Questo mentre politici e amministratori parlano di “sanità di prossimità”, “presa in carico globale”, di ospedali di comunità, di case della comunità e tante altre "cazzate".

Ma il vero abisso si scorge nel report di settembre, che monitora visite ed esami ambulatoriali.  Prendiamo le visite oculistiche: 266 giorni a Chivasso, 255 a Settimo, 246 a Castellamonte. A San Mauro, poi, la prestazione è addirittura “indisponibile”. 

La prima visita ortopedica è una maratona: 259 giorni a Caluso, 225 a Rivarolo, 155 a Volpiano, 196 a Leini. E a Settimo si contano 681 prenotazioni in lista. Sei-cento-ottantuno. Una cifra che dovrebbe bastare da sola a spiegare la gravità del problema. L’endocrinologia non è da meno: 128 giorni a Chivasso, 108 a Castellamonte, 93 a Ivrea, e a San Mauro semplicemente non esiste. L’otorinolaringoiatria tocca punte di 161 giorni a Castellamonte, 158 a Ivrea, 154 a Rivarolo. La dermatologia viaggia sullo stesso binario: 155 giorni a Castellamonte, 158 a Ivrea, 156 a Cuorgnè.

E arriviamo alla diagnostica, terreno fertile di ritardi mostruosi. Una TC del torace con contrasto segna 141 prenotazioni a Ivrea, 79 a Lanzo, 163 a Chivasso, mentre alla Clinica Eporediese l’attesa è per 804 pazienti. Ottocentoquattro persone in coda per un esame che in teoria dovrebbe arrivare in tempi rapidi. È difficile persino commentarlo: si resta solo a fissare il numero. Le TC dell’addome non scherzano: 107 a Ivrea, 163 a Chivasso, 269 a Strambino. Numeri che sembrano scritti da un comico, invece sono certificati ufficiali.

Le risonanze magnetiche sono l’altro monumento all’attesa. Per il cervello, 434 persone in lista a Chivasso, 214 a Ivrea, 31 a Ciriè. Per il rachide, le attese corrono sempre sulle tre cifre, con Ivrea che fa registrare oltre duecento pazienti. Il quadro è così grave che ormai la battuta circola da sola: il rischio non è di non trovare posto, ma di aver dimenticato perché si è prenotata la risonanza nel frattempo.

Le ecografie completano il festival delle anomalie. Per una mammaria bilaterale ci vogliono 386 giorni a Ivrea, 366 a Chivasso, 520 a Ciriè. Quasi un anno e mezzo per un esame di prevenzione fondamentale per i tumori al seno. Una ecografia ginecologica? 365 giorni a Castellamonte, 382 a Lanzo, 381 a Caselle. Esattamente la durata di una gravidanza. 

Gli esami respiratori confermano il disastro. Una spirometria semplice è un privilegio per cui servono 308 giorni a Ivrea, 298 a Chivasso, 95 a Ciriè. Un test da sforzo con pedana mobile sfiora i 169 giorni a Ciriè. Per colonscopie e gastroscopie le cifre vanno da 150 a 157 pazienti in lista a Ivrea e Cuorgnè.

E come se non bastasse, ci sono le “prestazioni fantasma”: voci nei report contrassegnate da N.D. – non disponibile. A San Mauro interi servizi sono cancellati, a Caselle si legge “guasto macchina”, a Settimo “pensionamento medico”. Tradotto: se il tuo problema capita nel momento sbagliato, la prestazione non esiste. Punto.

Mettendo insieme i due report, la fotografia è impietosa. Dai 256 giorni per un tumore alla prostata, ai 203 per una protesi d’anca, ai 220 per un’ernia inguinale, fino alle 804 prenotazioni per una TC al torace a Ivrea, ai 681 pazienti in lista per ortopedia a Settimo, ai 520 giorni per una mammografia a Ciriè. Non c’è un settore che si salvi. È un sistema che produce attese, ritardi e rinunce.

E mentre i cittadini combattono con agende infinite, i comunicati ufficiali parlano di “miglioramenti” e “attenzione al paziente”. Un lessico che ormai suona come una presa in giro. Perché davanti a numeri del genere, di attenzione non c’è nemmeno l’ombra.

Il paradosso finale è che, nonostante tutto, l’Asl To4 continua a funzionare come se nulla fosse. Le liste crescono, i pazienti aspettano, la politica celebra successi immaginari. Il diritto alla salute resta sulla carta, mentre nella realtà ogni cittadino deve affrontare la malattia armato di una sola cosa: la pazienza. Ma anche quella, ormai, è in lista d’attesa.

Si tempi di attesa molto potrebbe fare la conferenza dei sindaci, che è l'organo politico dell'Asl To4. Presieduta dal sindaco di Ivrea Matteo Chiantore si limita dare pacche sulle spalle a tutti i direttori.... Tant'è!

To be continued...

Sono usciti i dati dell’Asl To4, freschi freschi. Non è un bollettino sanitario, è il calendario Maya. Per una mammografia ci vogliono cinquecentoventi giorni, che sono diciassette mesi, che sono un anno e mezzo. Per una protesi d’anca duecentotre giorni: nel frattempo ci si affeziona al bastone. Per un tumore alla prostata duecentocinquantasei giorni in classe B: non una cura, un patto di non belligeranza col tumore.

E se non bastasse, ci sono i dettagli comici: a Caselle non si fa la visita perché si è rotta la macchina, a Settimo non si fa perché è andato in pensione il medico, a San Mauro non si fa perché non si fa. Ma la Regione assicura: tutto sotto controllo. E difatti è vero: è tutto perfettamente sotto controllo, tranne i malati.

Così la sanità pubblica è diventata un test di resistenza. Chi sopravvive alla lista d’attesa, vince. La chiamano Asl To4. Dev’essere un refuso: era Asl To Be Continued.

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