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02 Ottobre 2025 - 19:06
Nonni, il welfare invisibile d’Italia: senza di loro famiglie e giovani coppie rischierebbero di crollare
In Italia il 2 ottobre non è un giorno qualsiasi. Da quasi vent’anni è la Festa dei Nonni, una ricorrenza che ha il merito di portare in primo piano figure troppo spesso date per scontate. Nonni e nonne non sono soltanto i custodi delle tradizioni o i protagonisti di fotografie ingiallite nei cassetti: sono, per milioni di famiglie, una presenza quotidiana, il vero welfare che supplisce alle carenze dello Stato e permette a figli e nipoti di andare avanti.
Il loro ruolo si muove tra due poli: da una parte la memoria, i racconti, il senso delle radici; dall’altra la concretezza, fatta di tempo regalato, soldi messi a disposizione, pranzi cucinati, bambini accompagnati a scuola. Senza di loro, il fragile equilibrio delle famiglie italiane rischierebbe di crollare.
Gli studi sociologici lo confermano: un terzo degli italiani sopra i 65 anni si prende cura in modo stabile dei nipoti, e circa un milione di famiglie ammette che senza i nonni non riuscirebbe a lavorare. La disponibilità a occuparsi dei più piccoli colma i vuoti lasciati da orari scolastici rigidi e da un mercato del lavoro che non perdona. Se un bambino esce da scuola alle 16 e il genitore è ancora in ufficio, chi può occuparsene? La risposta, troppo spesso, non è lo Stato con doposcuola accessibili, ma i nonni.
A questo contributo in termini di tempo si somma un aspetto economico: molti anziani attingono alle loro pensioni per aiutare figli e nipoti a pagare bollette, affitti, persino mutui. La solidarietà intergenerazionale diventa così un ingranaggio decisivo per tenere insieme il Paese.
Il loro valore, però, non si misura solo in numeri. Per i bambini, la casa dei nonni è spesso un rifugio. Un luogo in cui trovare ascolto senza giudizio, affetto senza condizioni, una coperta calda di storie, ricette e abitudini che si tramandano. È lì che molti nipoti imparano la pazienza, la lentezza, il valore delle piccole cose.
Un aspetto non trascurabile riguarda la trasmissione della memoria: in un mondo che corre veloce, i nonni custodiscono il passato e lo donano ai più giovani. Raccontano di guerre, sacrifici, lotte, emigrazioni. Ricordano cosa significhi vivere con poco, danno prospettiva alle nuove generazioni.
Eppure, non è tutto idilliaco. La convivenza di stili educativi diversi può generare conflitti. Molti genitori lamentano che i nonni siano troppo indulgenti, che vizino i nipoti o che fatichino ad accettare regole nuove, ad esempio sull’uso delle tecnologie o sull’alimentazione. Dall’altra parte, i nonni a volte si sentono usati solo come “baby-sitter a costo zero”, con poco riconoscimento del loro ruolo affettivo.
Questa tensione, se non gestita con dialogo e rispetto, rischia di trasformare il sostegno in fonte di attrito. Ma quando le relazioni funzionano, i nonni diventano mediatori naturali, capaci di smorzare i conflitti e di insegnare con l’esempio la pazienza e l’importanza dei legami.
Dietro queste dinamiche si nasconde una questione politica e sociale. L’Italia è uno dei Paesi europei con il più basso tasso di natalità e con un sistema di politiche familiari tra i più deboli. L’aiuto dei nonni, per quanto prezioso, non può sostituire servizi strutturati. Eppure è ciò che accade: i nonni tappano i buchi di un welfare carente, garantendo ciò che lo Stato non offre.
Molti di loro, però, pagano un prezzo. Alcuni, in età avanzata, non riescono a reggere i ritmi frenetici della gestione dei nipoti. Altri si trovano a fare i conti con pensioni insufficienti e con la sensazione di essere indispensabili ma non sempre riconosciuti. C’è chi arriva a confessare: «Aiutare i nostri figli è un dovere d’amore, ma ci sentiamo stanchi, a volte sopraffatti».
Il loro contributo non si limita alle famiglie. Nelle comunità locali i nonni animano associazioni, centri anziani, progetti educativi nelle scuole. Diventano volontari, custodi di spazi pubblici, narratori di storie nelle biblioteche. In una società che tende a marginalizzare chi invecchia, sono la dimostrazione che la vecchiaia può essere un tempo attivo, creativo, utile a sé e agli altri.
La Festa dei Nonni, quindi, non è un vezzo. È un momento di riconoscimento collettivo. Un giorno che obbliga a fermarsi e a guardare con gratitudine a chi ha dato e continua a dare. Ma è anche un’occasione per riflettere sulle fragilità del sistema: non si può continuare a considerare i nonni come unica stampella del welfare familiare.
Serve costruire politiche capaci di alleggerire le famiglie giovani, servizi educativi accessibili, orari di lavoro compatibili con la vita privata. Altrimenti il rischio è che la figura dei nonni venga sfruttata fino all’esaurimento, trasformando la loro disponibilità in un obbligo pesante.
In mezzo a queste complessità resta una certezza: i nonni sono il cuore silenzioso delle famiglie italiane. Sono i custodi di un patrimonio immateriale fatto di memorie e valori, e allo stesso tempo i protagonisti di una quotidianità concreta, fatta di sacrifici e di presenza.
La Festa dei Nonni ci ricorda che dietro ogni tazzina di caffè offerta, ogni mano che accompagna a scuola, ogni racconto della sera, c’è un tassello di coesione sociale. Riconoscerlo significa dare dignità al loro impegno e ricordare a tutti che il futuro delle famiglie italiane non può prescindere da chi, con amore e fatica, tiene insieme le generazioni.
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