AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
02 Ottobre 2025 - 16:19
Bambino nel doposcuola
Il Consiglio comunale di Brandizzo, l’altra sera, si è acceso sul tema dei costi e della gestione dei servizi scolastici di pre e post-scuola. Un dibattito che da subito ha assunto i toni dello scontro, incrociando l’urgenza delle famiglie con la rigidità della legge e dei suoi passaggi burocratici. Al centro della contesa, la questione che tiene banco da giorni: l’aumento significativo delle tariffe, capace di infuriare i genitori e mettere in difficoltà l’amministrazione guidata da Monica Durante.
Brandizzo Civica ha portato in aula la voce di alcune famiglie, riducendo tutto a una domanda semplice: perché il servizio, affidato tramite bando alla Cooperativa Valdocco, costa oltre 1.300 euro l’anno? E soprattutto, perché è stata eliminata la flessibilità della “tessera a ingressi singoli”?
La questione non è di lana caprina: al di là dei botta e risposta politici, i costi rappresentano un macigno per molti bilanci familiari. L’opposizione non ha esitato a definire il servizio “un lusso per pochi”.
A rendere incandescente la discussione è stata una frase destinata a rimbalzare nelle chat e nei bar del paese: “Chi di voi non ha 3,90 euro al giorno?”. L’amministrazione si è affrettata a precisare che non si trattava di un’accusa di taccagneria, ma solo di un calcolo per scomporre la spesa annuale su base quotidiana. Peccato che, agli occhi dei genitori, il “tentativo didattico” sia suonato come uno schiaffo alla realtà. A rispondere è stata l’assessora Sasanelli, che ha ribadito come l’aumento sia dovuto a una scelta precisa: garantire un servizio qualificato, legale e inclusivo. “Non più volontari pagati, ma personale contrattualizzato e professionale, ma un servizio educativo”, ha sottolineato, richiamandosi al programma della lista sulla “Comunità educante”.
L’amministrazione ha comunque annunciato un piano di ristoro per le famiglie in difficoltà, sul modello dei contributi già applicati ai centri estivi. Un modo per provare a smussare gli angoli e dimostrare di aver compreso il malessere. Resta però il dilemma: le famiglie preferiscono pagare di più per un servizio professionale o tornare a un’offerta meno costosa ma ridotta al semplice “guardare i bambini” per dieci ore al giorno?
L’assessora ha inoltre sottolineato un altro aspetto: l’inclusività. Per la prima volta il servizio è a “accesso universale”, accogliendo anche alunni con disabilità.
Sul fronte politico, non sono mancati colpi bassi. La consigliera Vacca ha criticato l’assenza di un confronto preventivo con le famiglie. A rispondere è stato il capogruppo di maggioranza Aldo Garbarini, che è intervenuto con la clava di un semplice constatazione: “Consultare i genitori prima avrebbe significato sapere chi aveva vinto la gara: e questo è un reato”. La replica si è rifatta alle regole delle procedure pubbliche, dove i vincitori emergono solo all’apertura delle buste.
Il tema dei ritardi, poi, ha alimentato ulteriormente la tensione. L’amministrazione ha puntato il dito contro la piattaforma ministeriale del MEF, responsabile dei rallentamenti. Un argomento che in Italia suona purtroppo familiare: se un portale ministeriale si blocca, i comuni non possono che aspettare. Ma l’opposizione ha trasformato la giustificazione in ironia politica: “Mi sembra di capire che la colpa sia della Meloni”, ha affermato Favini, con qualche sorriso amaro.
La maggioranza, per contro, ha richiamato un principio scomodo ma vero: il servizio di pre e post-scuola non è obbligatorio per legge, ma classificato come “servizio a domanda individuale”. Una norma risalente agli anni ’80, in epoca democristiana, che scarica sui comuni i costi, obbligandoli a farli pagare. Non tutti i comuni, infatti, offrono il servizio, nemmeno a pagamento. Una puntualizzazione corretta dal punto di vista normativo, ma che potrebbe essere percepita dai genitori come una presa di distanza: quasi fosse un favore e non un diritto; diritto che dovrebbe essere invece garantito come servizio pubblico come dice lo stesso Garbarini.
A Brandizzo il servizio scolastico rischia di trasformarsi in un dilemma senza uscita: un servizio migliore costa di più, ma viene difeso appellandosi a vecchie leggi e a piattaforme che non funzionano. Sulla flessibilità dei singoli ingressi l’amministrazione promette un confronto entro metà ottobre. Nel frattempo, le famiglie si trovano tra sacrifici economici e la speranza che l’alternativa alla “badanza” valga davvero il prezzo richiesto.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.