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Jordan Bardella, l’italiano, di origini calabresi che vuole diventare presidente di Francia

Dal pratone di Pontida all’Eliseo: il presidente del Rassemblement National, nipote di emigrati italiani partiti da Nichelino, è il nuovo volto della destra francese. Giovane, telegenico, rassicurante nella forma ma duro nella sostanza: con Marine Le Pen prepara la lunga marcia verso il potere

Jordan Bardella, l’italiano, di origini calabresi che vuole diventare presidente di Francia

Jordan Bardell

Chi è Bardella, il francese ospite d’onore al raduno di Pontida di domenica 21? La domanda se la sono posta in molti, vedendolo sul palco accanto a Matteo Salvini e a Flavio Bolsonaro. Non un curioso di passaggio, non un politico di contorno, ma il presidente del Rassemblement National, il partito erede del vecchio Front National di Jean-Marie Le Pen, oggi guidato dalla figlia Marine, di cui Bardella è il delfino designato.

Quando Jordan Bardella prende la parola in un comizio, lo fa con un tono pacato e studiato, lontano anni luce dai toni infuocati del vecchio Le Pen, ma con lo stesso messaggio. A soli trent’anni, il presidente del Rassemblement National incarna l’idea di un partito che prova a rinnovarsi senza cambiare pelle: più elegante nella forma, ma uguale nella sostanza. Eppure, dietro il volto giovane e i completi impeccabili, c’è una storia che comincia molto più a sud della Senna.

Jordan Bardella

Bardella è infatti figlio di una Francia che viene dall’Italia. La madre, Luisa Bertelli Motta, è nata a Torino nel 1962. I nonni materni, Severino Bertelli Motta e Iolanda Benedetto, vivevano a Nichelino, nella cintura torinese, prima di trasferirsi in Francia nel 1963. È da lì che parte la radice italiana del leader del Rassemblement National. Alcuni racconti locali ricordano che da bambino Bardella avrebbe anche trascorso vacanze in Piemonte, proprio a Nichelino, dove la famiglia materna aveva casa. Ma al di là di questi aneddoti, nessuna fonte attendibile conferma che lui vi abbia mai vissuto stabilmente o studiato: il legame resta soprattutto familiare, simbolico, fatto di radici più che di quotidianità.

È una contraddizione che i suoi avversari gli rinfacciano spesso: Bardella, che oggi predica la chiusura delle frontiere, è nipote di quegli italiani che in Francia erano guardati con sospetto, additati come manodopera a basso costo, accusati di non volersi integrare. Oggi, invece, il nipote di quei calabresi e piemontesi chiede di fermare nuove ondate migratorie, questa volta dall’Africa e dal Medio Oriente. Una parabola che racconta molto di come il discorso sull’immigrazione possa cambiare prospettiva a seconda di chi, e da dove, arriva.

La sua carriera politica è stata fulminea. Nato a Drancy nel 1995, cresciuto in una banlieue difficile e segnata dall’immigrazione, si iscrive al Front National da adolescente, affascinato dalla retorica di Marine Le Pen. A soli 23 anni diventa eurodeputato. Poi, nel 2021, Marine lo designa presidente ad interim del partito. L’anno successivo, dopo le presidenziali, viene confermato presidente del Rassemblement National, a testimonianza di una fiducia piena: Bardella è l’uomo che può conquistare consensi fuori dalla base tradizionale, grazie a un linguaggio meno aggressivo e un’immagine più presentabile.

Il suo stile funziona: è telegenico, educato, parla senza alzare la voce. Ma i contenuti restano duri: chiusura delle frontiere, blocco dell’immigrazione, difesa delle radici cristiane, sovranità nazionale da opporre all’Unione Europea. Lo stesso programma che Marine Le Pen porta avanti da anni, con una sola differenza: Bardella riesce a raccontarlo con il sorriso, trasformando il radicalismo in normalità.

Le sue origini italiane riaffiorano spesso come elemento di colore nelle cronache francesi e italiane. Alcuni giornali hanno sottolineato come Bardella sia “per tre quarti italiano”, grazie a una madre piemontese e a nonni con radici calabresi e torinesi. Lui le cita raramente, quasi con pudore: preferisce sottolineare di essere cresciuto in una banlieue “difficile”, perché questo si adatta meglio alla narrazione di un ragazzo che ha conosciuto la durezza delle periferie francesi. Ma resta il fatto che il futuro della destra francese potrebbe avere un cognome che suona italiano e un passato che porta dritto alle case popolari di Nichelino.

A Pontida, davanti alla folla della Lega, la sua presenza è stata salutata come una fratellanza sovranista: il leader giovane che in Francia sogna l’Eliseo, ospite del leader italiano che insegue da anni un potere che non riesce più a conquistare. Due facce diverse della stessa destra che predica confini chiusi, pur essendo figlia di famiglie che i confini li hanno attraversati.

E forse la chiave del personaggio Bardella sta tutta qui: un uomo che rappresenta la continuità della Le Pen, che veste di nuovo un pensiero vecchio, e che porta nel sangue un passato italiano che preferisce non sbandierare, perché troppo simile a quello degli immigrati che oggi vorrebbe rispedire indietro.

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