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Brandizzo, stangata sulla scuola: 1.400 euro a figlio tra mensa e servizi, Comune muto

Le promesse della sindaca Monica Durante svaniscono. I genitori fanno i conti: costi raddoppiati, niente flessibilità, pacchetti obbligatori anche per chi lavora a turni. Torniamo a parlarne perché nulla si muove: dall’amministrazione solo silenzio

Brandizzo, stangata sulla scuola: 1.400 euro a figlio tra mensa e servizi, Comune muto

Brandizzo, stangata sulla scuola: 1.400 euro a figlio tra mensa e servizi, Comune muto

Quando ad agosto la sindaca di Brandizzo Monica Durante assicurava con tono solenne che «tutti i servizi scolastici sarebbero stati attivati sin dal primo giorno, offrendo il massimo supporto possibile a studenti e genitori», molti hanno voluto crederle. Perché a fine estate, si sa, i genitori hanno bisogno di certezze: organizzare orari, turni di lavoro, babysitter e nonni non è un passatempo, è sopravvivenza quotidiana. Ma oggi, a distanza di settimane, la verità è che quelle promesse sono rimaste appese al nulla. E i genitori non solo non hanno ricevuto risposte, ma si ritrovano a fare i conti con una stangata economica che rende il diritto allo studio un lusso per pochi.

Torniamo a parlarne perché nulla si muove. Le famiglie hanno scritto, protestato, inviato mail su mail agli uffici comunali. Hanno messo nero su bianco i conti, allegato prospetti e ricevute. E il risultato qual è? Il silenzio. Silenzio assoluto da parte dell’amministrazione. Nessuna convocazione, nessuna proposta, nessuna apertura. Come se i problemi non esistessero, come se i genitori non fossero altro che fastidiosi disturbatori.

Eppure i numeri sono lì, implacabili. Facciamo i conti: il costo della mensa scolastica è di 5,20 euro al giorno per almeno 160 giorni effettivi di lezione. Totale: 832 euro. Il servizio di pre e post scuola, scontato del 10% e pagato trimestralmente anticipato, arriva a 546 euro. Siamo già a 1.378 euro annui. Se invece si opta per la quota mensile, la cifra sale a 1.436,50 euro. Una cifra che fa rabbrividire, soprattutto se rapportata agli stipendi normali di famiglie che lavorano a tempo pieno, pagano mutui e bollette e devono far quadrare i conti fino all’ultimo centesimo. E tutto questo, ricordiamolo, senza contare i materiali scolastici ed extrascolastici, regolarmente richiesti a inizio anno: carta igienica, fazzoletti, risme di carta per le fotocopie, perfino toner per le stampanti. Un elenco da grande magazzino, non da scuola pubblica.

disperazione

Il paragone con il passato è impietoso. Nel 2022/23 l’associazione Mani e Manine gestiva il servizio: 22 euro al mese per il pre, 26 per il post, 45 per entrambi. E, soprattutto, esisteva la tessera a ingressi singoli, dieci accessi al mese per 15 euro. Una formula flessibile, pensata proprio per chi lavora a turni e non ha bisogno del servizio tutti i giorni. Nel 2023/24 la situazione era rimasta simile.

Quest'anno è arrivata la svolta: il Comune ha cambiato gestore e il risultato è che la tessera è sparita, i costi complessivi sono lievitati e le famiglie sono obbligate a pagare per intero anche se non utilizzano il servizio ogni giorno. Ciliegina sulla torta: se non si raggiunge il numero minimo di iscritti, i prezzi aumentano ancora – 33 euro per il pre, 39 per il post, 67,50 per entrambi – come se il problema fosse dei genitori che non si organizzano, e non dell’amministrazione che impone tariffe fuori da ogni logica.

A rendere il tutto più amaro, c’è l’atteggiamento del Comune. Durante l’assemblea straordinaria convocata solo dopo la rivolta dei genitori, un rappresentante del settore istruzione avrebbe avuto il coraggio di dire: «Chi di voi non ha 3,90 euro al giorno?». Una frase che suona come una presa in giro, come un ceffone in pieno volto a chi da settimane chiede solo ascolto e comprensione. È il segno di una distanza siderale tra chi governa e chi vive la quotidianità. Un segno di arroganza, di superficialità, di totale mancanza di rispetto.

E intanto, mentre i genitori pagano, la qualità dei servizi non migliora. L’orario ridotto comunicato all’ultimo, le classi accorpate per mancanza di docenti, la didattica interrotta da supplenze improvvisate. Senza dimenticare lo scandalo dello scorso anno, quando in mensa furono servite minestre con larve. Episodi che avrebbero dovuto insegnare qualcosa, e che invece sembrano essere stati dimenticati in fretta, come se nulla fosse.

Oggi le famiglie si ritrovano sole. Costrette a scegliere tra pagare e adattarsi o rinunciare a servizi che, in teoria, dovrebbero essere garantiti. È questo il “massimo supporto possibile” promesso dalla sindaca? È questo il modo in cui un’amministrazione si prende cura della propria comunità? A guardare i fatti, sembra piuttosto l’ennesimo esempio di come a pagare siano sempre i cittadini, mentre dal palazzo comunale arrivano solo parole, slogan e rassicurazioni di cartone.

Insomma, torniamo a parlarne perché non è cambiato nulla. Le famiglie continuano a bussare, ma dall’altra parte nessuno risponde. Continuano a fare i conti, ma a ogni calcolo la cifra finale aumenta. Continuano a chiedere rispetto, ma ottengono solo silenzi e battutine fuori luogo. A Brandizzo la scuola pubblica, che dovrebbe essere un diritto, si sta trasformando in un privilegio. E a pagare il prezzo più alto, ancora una volta, sono i bambini.

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