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Mensa troppo cara, genitori sul piede di guerra a Brandizzo

Dopo le promesse della sindaca Monica Durante di attivare i servizi sin dal primo giorno, le famiglie denunciano aumenti insostenibili: pre e post scuola raddoppiati, orari comunicati all’ultimo e nessun vero sostegno dal Comune

Mensa troppo cara, genitori sul piede di guerra a Brandizzo

Mensa troppo cara, genitori sul piede di guerra a Brandizzo

Il 13 agosto scorso, sulle pagine di Torino Cronaca, la sindaca di Brandizzo Monica Durante rassicurava la cittadinanza: «Vogliamo attivare tutti i servizi scolastici di competenza comunale sin dal primo giorno, offrendo il massimo supporto possibile a studenti e genitori». Una dichiarazione chiara, limpida, che lasciava intendere una partenza serena per l’anno scolastico. Ma a distanza di poche settimane, il quadro che emerge dalle testimonianze delle famiglie è tutt’altro che rassicurante: orari ridotti, comunicazioni arrivate all’ultimo minuto, costi raddoppiati per i servizi e un’amministrazione percepita come distante, pronta a giustificare ma non a risolvere i problemi concreti delle famiglie.

Già i primi giorni di scuola, dal 10 al 12 settembre, hanno messo in difficoltà i genitori. L’orario ridotto – ingresso alle 8.30 e uscita alle 12.30 – è stato comunicato soltanto il 4 settembre, con un preavviso di appena sei giorni. Troppo poco per organizzare turni di lavoro, nonni e baby-sitter, soprattutto per chi lavora otto ore al giorno e non può permettersi imprevisti. Il messaggio che arriva dai genitori è netto: «Abbiamo letto promesse sulla carta, ma ci siamo ritrovati con una realtà che le smentisce».

Il malcontento è esploso quando l’8 settembre è stata comunicata l’aggiudicazione del servizio di pre e post scuola all’associazione Valdocco. Una decisione che, nelle intenzioni del Comune, doveva portare stabilità, ma che invece ha generato frustrazione. La notizia è stata accolta da decine di mail di protesta inviate agli uffici comunali, fino a costringere l’amministrazione a convocare in fretta e furia un’assemblea straordinaria con i genitori. Una riunione che però, secondo chi vi ha partecipato, non ha portato soluzioni concrete.

Al centro della contestazione ci sono due questioni: la riduzione dell’orario del post-scuola e soprattutto il costo. Quest’anno, infatti, la tariffa è raddoppiata rispetto al passato. Una spesa quotidiana che, tra mensa e servizi aggiuntivi, arriva a 9,10 euro al giorno per figlio, con una proiezione di circa 1.200 euro annui. Cifre che per molte famiglie rappresentano un peso insostenibile. «Io lavoro a tempo pieno, ho due figli e un mutuo da pagare – racconta Francesca Nawel Benedetto, portavoce del gruppo di genitori – non siamo famiglie benestanti, si sopravvive. Ma così diventa impossibile reggere. Prima il servizio costava la metà, oggi ci chiedono il doppio».

La scintilla che ha acceso l’indignazione, però, è stata un’affermazione pronunciata proprio durante l’assemblea. Un rappresentante del settore istruzione del Comune, raccontano i presenti, avrebbe esordito dicendo: «Chi di voi non ha 3,90 euro al giorno?». Una frase percepita come provocatoria e irrispettosa, tanto più rivolta a genitori che chiedevano ascolto e comprensione. «È il segno che nessuno di loro si è mai messo davvero dalla nostra parte» commentano oggi le famiglie.

mensa scolastica

Dopo la protesta, il Comune ha corretto parzialmente il tiro, annunciando che il post-scuola sarà garantito fino alle 18.00. Ma per i genitori il problema resta aperto: non basta l’orario, servono tariffe sostenibili. Per questo chiedono che il Comune di Brandizzo intervenga direttamente, con un’integrazione economica che alleggerisca il peso sulle famiglie. «Hanno trovato i fondi per sistemare gli edifici scolastici – sottolineano – possano ora trovarli anche per sostenere un servizio che hanno scelto loro stessi di affidare».

La rabbia non si ferma ai costi. A pesare è anche la memoria di episodi passati: fino a pochi anni fa era possibile portare il pasto da casa, opzione poi vietata. Eppure, ricorda più di un genitore, lo scorso anno in mensa sono comparse larve nella minestra servita agli alunni. Un fatto che aveva destato clamore e che ancora oggi lascia strascichi di sfiducia. Nonostante ciò, oggi le famiglie non hanno alternative: devono pagare, accettare il servizio e incrociare le dita.

Accanto a queste difficoltà emergono le croniche criticità del sistema scolastico locale. Mancanza di docenti, classi accorpate in emergenza per assenza di supplenti, docenti di ruolo che – dicono i genitori – lavorano solo in compresenza. La presidenza ha motivato con queste carenze la scelta di fissare l’orario di uscita alle 16.00, ma il risultato è che la qualità della didattica ne risente e i ragazzi vengono smistati da una classe all’altra senza continuità educativa. A tutto questo si aggiunge la richiesta costante di materiale non scolastico: sapone, carta igienica, fazzoletti, risme di carta per fotocopie, fino al toner per le stampanti. Spese ulteriori che, secondo i genitori, dovrebbero spettare al Comune ma che ricadono sulle famiglie.

Il quadro che emerge è quello di un’amministrazione che, secondo i cittadini, non mantiene le promesse e scarica il peso delle scelte direttamente sulle famiglie. La distanza tra le dichiarazioni ufficiali e la vita quotidiana è diventata insopportabile. «Non chiediamo miracoli – concludono i genitori – ma coerenza e rispetto. Vogliamo che qualcuno ci ascolti davvero e non ci lasci soli di fronte a spese che rischiano di diventare insostenibili. Non possiamo essere noi, ogni anno, a pagare il prezzo delle loro decisioni».

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