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Borgaro e Cesuna, cinquant’anni di fratellanza alpina

Una delegazione borgarese sull’Altopiano per il Centenario del Gruppo locale e per onorare i caduti

Borgaro e Cesuna, cinquant’anni di fratellanza alpina

Due giorni densi, tra vette che sussurrano storie e silenzi che pesano più delle parole. Sabato 20 e domenica 21 settembre, una delegazione del Gruppo Alpini di Borgaro è stata in trasferta sull’Altopiano di Asiago per partecipare al Centenario di fondazione del Gruppo Alpini di Cesuna, piccola e orgogliosa frazione del Comune di Roana, e i cinquant’anni di fratellanza con il gruppo borgarese.

Un anniversario doppiamente significativo, dunque. Da una parte la celebrazione di un secolo di presenza alpina su un territorio che porta ancora addosso le ferite della Grande Guerra; dall’altra, il rinnovo di un legame umano, oltre che associativo, nato mezzo secolo fa in nome di quei valori che gli alpini difendono con il cuore: solidarietà, memoria, comunità.

La storia tra Cesuna e Borgaro nasce nel segno della memoria. Fu il Gruppo di Cesuna, oltre cinquant’anni fa, a donare ai colleghi piemontesi le sculture realizzate con reperti bellici dell’Ortigara, quel monte simbolo del sacrificio degli alpini, oggi custodite nel cippo “Alle Penne Mozze” nella sede di Borgaro. Un gesto semplice, ma profondo. Da allora, quella fratellanza è diventata un punto fermo, rinnovato negli anni con incontri, scambi e presenze.

Durante il fine settimana, la delegazione borgarese ha visitato alcuni dei luoghi simbolo della memoria alpina. Il Monte Cengio, con il suo “Salto del Granatiere”; il Forte Corbin, capolavoro di ingegneria bellica oggi custode di memorie tragiche; i cimiteri militari, quello inglese e quello italo-austroungarico di Cesuna, silenziosi custodi di migliaia di storie interrotte.

Gli Alpini di Borgaro celebrano fratellanza e memoria a Cesuna

Non poteva mancare la visita al Sacrario Militare di Asiago. Qui, l'alpino borgarese Beppe Marabotto racconta:

“Uscire dal Sacrario e nel scendere lo scalone sentirsi percorrere da un brivido che ti blocca sull'attenti con l'Inno Nazionale e il Silenzio e lo sguardo rivolto all'Ortigara con il pensiero alla colonna mozza ‘per non dimenticare!’, per terminare la discesa del piazzale in assoluto silenzio e rispetto.”

Parole che rendono bene il senso profondo di questa trasferta: non una gita, ma un tributo, un atto di riconoscenza verso chi ha pagato il prezzo più alto per la patria e per la pace.

La domenica mattina, sotto un cielo terso e con l’aria frizzante delle alture settembrine, ha avuto luogo la cerimonia ufficiale per il Centenario. La Santa Messa in suffragio dei caduti ha dato il via alla manifestazione, seguita dall’alzabandiera alla presenza di tre vessilli sezionali, tra cui quello di Borgaro.

A rappresentare l’amministrazione comunale, il socio artigliere alpino Gianni Posenato, delegato dal sindaco e in fascia tricolore, accanto al Capogruppo degli Alpini di BorgatoBeppe Corotto.

La sfilata, accompagnata dalla banda musicale di Cesuna, ha visto la partecipazione di numerosi gagliardetti e decine di alpini. Commovente la deposizione della corona al monumento ai Caduti e a quello dell’Alpino, anch’esso realizzato con granate rinvenute sull’Altopiano, in un dialogo continuo tra la storia e la terra che la conserva.

La cerimonia si è chiusa con gli interventi ufficiali e con un gesto che sigilla il legame tra i due gruppi: la consegna al Gruppo Alpini di Cesuna, da parte dei borgaresi, di una targa ricordo del gemellaggio.

Oltre le bandiere e gli inni, oltre le cerimonie e le divise, ciò che emerge da queste due giornate è la testimonianza viva di una memoria che non vuole diventare retorica. Gli Alpini, con la loro presenza discreta ma costante, ricordano a tutti che la storia non è soltanto un capitolo nei libri, ma qualcosa che ci attraversa ogni giorno.

“Resterà nel tempo e nel cuore degli alpini di Borgaro il ricordo di questa due giorni sull'Altopiano”, conclude Marabotto. E forse, proprio in questa frase, c’è tutto il senso del viaggio: coltivare radici profonde, per camminare più forti anche nel presente.

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