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Puzza a Volpiano e San Benigno, il sindaco di Rivarolo chiarisce: "Era fieno in fiamme, non plastica"

Dopo giorni di segnalazioni e allarmi sui social, Zucco Chinà spiega l’origine dei miasmi e assicura che l’emergenza è rientrata

Puzza a Volpiano e San Benigno

Puzza a Volpiano e San Benigno, il sindaco di Rivarolo chiarisce: «Era fieno in fiamme, non plastica»

Per una settimana Volpiano e San Benigno Canavese hanno vissuto con le finestre sigillate, prigionieri di un odore acre e soffocante che ogni sera, puntuale dopo le 21, tornava a invadere le case. La popolazione lo ha descritto come plastica o gomma bruciata, un sentore che bruciava la gola e impediva persino di parlare. I social sono esplosi di segnalazioni, ipotesi e sarcasmo, mentre qualcuno arrivava a evocare scenari poco chiari e a invocare l’intervento delle istituzioni.

Ora arriva la spiegazione ufficiale. Il sindaco di Rivarolo, Martino Zucco Chinà, chiarisce l’origine del fenomeno e rassicura i cittadini: «Il problema è già rientrato almeno da un paio di giorni. Come avrete saputo, la settimana scorsa, o meglio dieci giorni fa, ha preso fuoco una tettoia che conteneva delle rotoballe in una cascina di Rivarolo. Sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno dovuto trasferire le rotoballe. Anche a causa delle alte temperature hanno continuato a bruciare, però i vigili hanno distribuito questo fieno e questa paglia su un’area piuttosto ampia».

Secondo il sindaco, le condizioni meteo hanno accentuato il disagio: «Naturalmente si sono prodotti dei fumi che soltanto la sera, in ragione della direzione del vento che cambiava, arrivavano in zona San Benigno. I tecnici parlano di odori “odorigeni”, non di esalazioni tossiche. Noi abbiamo fatto sopralluoghi, ma comunque il titolare dell’azienda aveva già acquisito tutti i verbali dei vigili del fuoco, che ogni tot di ore monitoravano la situazione. Il problema si è esaurito nell’arco di qualche giorno, come previsto».

Nessuna plastica, nessuna gomma fusa, dunque. Solo fieno e paglia che hanno continuato a sprigionare fumi fastidiosi dopo l’incendio iniziale, ma senza elementi di pericolosità aggiuntiva. «Non si trattava di imballaggi – ribadisce Zucco Chinà – erano solo bruciamenti di paglia e fieno».

La vicenda, esplosa tra sospetti e ironie, sembra dunque avviata alla conclusione. Ma resta la traccia di un disagio che, amplificato dai social, ha mostrato quanto rapidamente una comunità possa sentirsi esposta e in attesa di risposte chiare. Questa volta le risposte sono arrivate, e con esse la promessa che la puzza non tornerà più a disturbare le serate del Canavese.

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