Cerca

Attualità

Settimo Torinese la città più sostenibile d'Italia e pazienza per i topi e gli alberi secchi...

Sostenibilità in vetrina: percentuali da manuale nei report, ma parchi secchi, blackout e scuole sostenute solo dal PNRR raccontano un’altra realtà

Elena Piastra e l'arte di fare le cose a "metà"!

Elena Piastra

Settimo Torinese brilla nelle classifiche della sostenibilità, almeno sulla carta. La Rete dei Comuni Sostenibili ha inserito il Comune nella rosa dei pionieri del nuovo monitoraggio ambientale, un meccanismo che misura non più solo quanto è stato fatto, ma anche quanto si potrebbe fare entro il 2030. Il Comitato scientifico ha scelto 16 indicatori su 100 e ha chiesto alle amministrazioni di fissare target, calcolando percentuali di raggiungibilità in perfetto stile Eurostat. E così, a colpi di grafici e tabelle, anche Settimo può fregiarsi di percentuali incoraggianti: il 77% degli indicatori quantitativi con tendenza positiva o stabile negli ultimi 3-5 anni, che salgono all’87% se si guarda solo all’ultimo anno. E sugli indicatori qualitativi, addirittura l’82,6%. Insomma, una pagella da studenti modello.

Peccato che dietro la vetrina dei numeri ci sia una realtà ben meno scintillante. Basta passeggiare al Parco Berlinguer, costato oltre 1,4 milioni di euro (in parte grazie al PNRR), per capire che il “bosco in città” è più un cimitero di alberi che un polmone verde. Tronchi inclinati, tutori crollati, radici non attecchite. Il Comune si giustifica parlando di “siccità eccezionale”, ma il risultato resta sotto gli occhi di tutti: una distesa di legni morti che rappresenta alla perfezione il divario tra i proclami ecologici e la cura reale del territorio. Certo, nei report ufficiali il target sugli alberi è stato “raggiunto e superato”: dieci ogni mille abitanti. La realtà è che molti di quei dieci non hanno visto la seconda stagione.

Lo stesso vale per le scuole, che oggi si ergono come simbolo di sostenibilità e modernità. Ma sarebbe più onesto dire che senza il denaro del PNRR probabilmente quelle scuole non sarebbero mai state costruite. L’amministrazione si intesta i meriti, dimenticando di precisare che i fondi arrivano dall’Europa e che senza quel “paracadute” i cantieri sarebbero rimasti solo sogni nei cassetti della sindaca "visionaria" Elena Piastra.

Poi c’è la questione dell’illuminazione pubblica. Nei report brilla: il 99,66% dei lampioni è a LED, a un soffio dall’obiettivo del 100%. Un dato che fa sorridere, se non fosse che interi quartieri restano regolarmente al buio. Dal centro al Villaggio Fiat, passando per vie come la Verdi, i cittadini hanno imparato a convivere con blackout continui. Nonostante gli striscioni di protesta, i sopralluoghi e le segnalazioni, la sindaca Elena Piastra ha più volte minimizzato il problema, arrivando persino a dichiarare che “non esiste”. Intanto, le famiglie camminano con le torce del cellulare e qualcuno invoca ironicamente San Cristoforo come protettore degli automobilisti costretti a guidare alla cieca. Tant'è, perchè nei grafici ufficiali, tutto splende.

Gli altri indicatori raccontano la solita storia: i posti negli asili nido sono al 20%, l’obiettivo è il 33%, ma “c’è tempo fino al 2030”. Il verde urbano pro capite è vicino al traguardo dei 75,70 mq, quindi ci si può dichiarare soddisfatti. Le telecamere di videosorveglianza, invece, crescono senza problemi: l’obiettivo è 10 ogni mille abitanti, e siamo già quasi a metà strada. La privacy, si sa, è meno importante della sostenibilità in formato digitale. Quanto alle casette dell’acqua, bisognerà “spingere un po’ di più”.

C’è anche l’obiettivo del 5% di auto a impatto zero nel parco mezzi comunale, ma qui siamo al punto morto: non è stato fatto assolutamente nulla. Zero su cinque. Per fortuna almeno le piste ciclabili sembrano in linea con i target, così come i dati sulla raccolta differenziata, peccato che poi ci si ritrovi con isole ecologiche "sporche" e luride infestate dai topi tutto l'anno. 

Insomma, Settimo Torinese si conferma “Comune sostenibile” soprattutto nei power point e nei dossier europei. Ma per i cittadini, la quotidianità è fatta di parchi deserti e secchi, scuole che esistono solo grazie a fondi calati dall’alto, quartieri che sprofondano nel buio, topi che ballano per le strade e obiettivi raggiunti solo sulla carta.



Settimo Torinese prima della classe?

Settimo Torinese è prima della classe. E' la città che tutto il mondo invidia all'Italia. Lo dicono i numeri: 77 per cento di sostenibilità, 87 per cento se si guarda l’ultimo anno, 82,6 per cento di qualità. Percentuali da Nobel per l’ecologia. Poi esci di casa, vai al Parco Berlinguer, e scopri che i numeri non fanno ombra. Gli alberi sì, ma sono secchi. Un bosco costato un milione e rotti che sembra più un camposanto. Obiettivo raggiunto: dieci alberi ogni mille abitanti. E pazienza se li trovi già in tanatoprassi.

La luce? Ce n’è da vendere: 99,66 per cento dei lampioni a LED. Manca un soffio al cento per cento. Peccato che, per le strade, i cittadini vadano in giro con la torcia del telefonino. Un soffio, sì: quello del blackout. La sindaca Elena Piastra dice che il problema non esiste. In effetti non si vede: senza luce, cosa vuoi vedere?

Le scuole sono moderne e sostenibili, dicono. Vero: sostenute dal Pnrr. Senza i fondi europei, sarebbero rimaste nei cassetti. Ma anche i cassetti, si sa, sono sostenibili: basta chiuderli e non pensarci più.

E le isole ecologiche? Indicatori in crescita, differenziata da manuale. Poi ci passi davanti e trovi topi che banchettano nell’umido. Ma anche questo, a pensarci bene, è un modo per ridurre i rifiuti: raccolta differenziata fatta col muso.

Ecco allora Settimo Torinese, il Comune più sostenibile d’Italia. Sostenibile nelle slide, nei dossier, nei comunicati. Insostenibile nei parchi, nelle strade e nei cortili. Ma volete mettere quanto è bello un 99,66 per cento, rispetto a un lampione acceso?

Che poi uno alla fine si chiede. Ma se Settimo Torinese è una città ben amministrativa e con queste percentuali "svizzere",  le altre come sono messe? E delle due l'una: o son tutte fandonie di Piastra la "visionaria" o siamo messi davvero male...

Cos'è la rete dei Comuni sostenibili?

La Rete dei Comuni Sostenibili è un’associazione nazionale nata nel 2021 per accompagnare i Comuni italiani nel difficile compito di rendere concreti e misurabili gli impegni dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Fondata da Autonomie Locali Italiane, Leganet e Città del Bio, fa parte dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e nel tempo ha aperto le sue porte non solo ai Comuni, ma anche a Province, Città Metropolitane e Regioni. L’obiettivo è quello di “territorializzare” i grandi principi della sostenibilità, traducendoli in politiche locali effettive e in obiettivi raggiungibili.

Per farlo, la Rete ha ideato un sistema di monitoraggio che si basa su un ampio set di indicatori, circa un centinaio tra quantitativi e qualitativi, in grado di fotografare l’andamento delle scelte amministrative in campi diversi: dall’ambiente alla mobilità, dall’energia ai servizi sociali, dalla qualità dell’aria alle politiche educative. Ogni Comune che aderisce riceve un rapporto annuale di sostenibilità, costruito con dati e grafici, che serve da base sia per la programmazione politica interna sia per la comunicazione verso i cittadini. Accanto a questo lavoro di misurazione, la Rete offre supporto tecnico e formazione per amministratori e funzionari, aiutando gli enti locali a individuare priorità, ad accedere ai finanziamenti europei e nazionali e a condividere buone pratiche con altre realtà del territorio.

La partecipazione alla Rete è volontaria e questo rende evidente il carattere politico dell’adesione: un’amministrazione sceglie di sottoporsi a un controllo trasparente, assumendo impegni concreti che possono essere verificati. Naturalmente, resta sempre il rischio che i numeri si trasformino in uno specchio consolatorio per gli amministratori e non in un vero cambiamento per la comunità. Le percentuali positive e gli obiettivi raggiunti hanno senso solo se diventano qualità della vita reale per i cittadini, altrimenti rimangono statistiche da esibire nelle conferenze.

In definitiva, la Rete dei Comuni Sostenibili è un esperimento di innovazione istituzionale che mira a costruire città più verdi, inclusive e moderne. È uno strumento che fornisce dati e strategie, ma la sua efficacia dipende da quanto i Comuni riescono a trasformare quelle tabelle e quei grafici in azioni concrete sul territorio. 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori