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19 Settembre 2025 - 18:41
Cassazione storica: assegno di mantenimento ora anche per le unioni civili
La Corte di Cassazione, con una sentenza della prima sezione civile, ha sancito un principio di grande rilevanza per i diritti delle coppie unite civilmente: anche nelle unioni civili può essere riconosciuto l’assegno di mantenimento in caso di scioglimento del vincolo. La decisione arriva analizzando il caso concreto dello scioglimento di un’unione tra due donne, confermando che i criteri già previsti per i coniugi trovano applicazione anche nelle coppie dello stesso sesso formalmente unite civilmente.
Secondo quanto stabilito dalla Suprema Corte, l’assegno può essere concesso quando venga accertata l’inadeguatezza dei mezzi economici di chi lo richiede, evidenziando due funzioni principali: una assistenziale e l’altra perequativo-compensativa. In sostanza, si tratta di garantire che l’ex partner non subisca un pregiudizio economico rilevante a seguito della fine dell’unione civile, assicurando contemporaneamente un equilibrio tra le parti.
La sentenza segna un passo importante nell’evoluzione della giurisprudenza italiana, rafforzando la parità di trattamento tra coppie sposate e coppie unite civilmente, soprattutto in materia economica. Fino a oggi, le questioni relative al mantenimento nelle unioni civili erano state affrontate in maniera meno chiara, generando incertezza sia per gli operatori del diritto sia per i cittadini coinvolti in procedimenti di scioglimento.
Il principio enunciato dalla Cassazione si colloca nel solco della Costituzione, che tutela il diritto alla parità e alla non discriminazione, confermando che la legislazione sulle unioni civili non deve creare svantaggi rispetto ai coniugi di un matrimonio tradizionale. La funzione perequativa-compensativa dell’assegno, già applicata nei casi di divorzio matrimoniale, trova quindi piena corrispondenza anche tra coppie dello stesso sesso formalmente unite, assicurando un riequilibrio economico in seguito alla cessazione del legame.
L’impatto della decisione è destinato a farsi sentire in tutto il territorio nazionale, in quanto fornisce una linea chiara agli avvocati, ai giudici e ai cittadini coinvolti in procedimenti analoghi. Inoltre, può avere ripercussioni sulle trattative di separazione, spingendo verso accordi più equilibrati e trasparenti che rispettino la funzione compensativa del mantenimento.
Il riconoscimento dell’assegno di mantenimento nelle unioni civili riflette anche un cambiamento culturale e sociale. La società italiana sta progressivamente integrando i diritti delle coppie dello stesso sesso all’interno del quadro giuridico nazionale, non solo dal punto di vista formale, ma anche nella pratica quotidiana dei rapporti economici e patrimoniali tra i partner.
Dal punto di vista giuridico, la sentenza della Cassazione chiarisce definitivamente che non esiste alcuna distinzione tra matrimonio e unione civile in materia di obbligo di assistenza economica post-separazione. L’assegno, quindi, non è più un privilegio riservato ai coniugi tradizionali, ma uno strumento che tutela il diritto alla sussistenza di chi ha contribuito alla vita comune e si trova in una condizione di bisogno economico al termine della relazione.
Per gli operatori del diritto, il verdetto fornisce indicazioni concrete su come valutare la situazione economica delle parti, tenendo conto delle esigenze assistenziali, delle differenze patrimoniali e delle capacità reddituali. Inoltre, rafforza la sicurezza giuridica e riduce il rischio di contenziosi prolungati, favorendo soluzioni più rapide e giuste.
L’attenzione della Cassazione alla funzione perequativo-compensativa sottolinea che l’obiettivo non è solo garantire un sostegno economico immediato, ma anche riequilibrare la disparità derivante dalla fine della convivenza. Questo approccio promuove una maggiore equità nelle relazioni private, riconoscendo il contributo economico e personale di ciascun partner all’interno della coppia.
In conclusione, la sentenza rappresenta un punto di svolta nella tutela dei diritti nelle unioni civili in Italia. Oltre a chiarire il quadro normativo, essa invia un messaggio chiaro alla società: la fine di un legame affettivo comporta responsabilità reciproche e il diritto alla protezione economica è universale, indipendentemente dall’orientamento sessuale dei partner. L’auspicio è che questa decisione favorisca una maggiore consapevolezza dei diritti e delle tutele disponibili, incoraggiando le coppie a gestire in maniera più equa e trasparente le fasi di separazione e scioglimento dell’unione civile.
La sentenza della Cassazione non solo tutela economicamente i partner, ma contribuisce a consolidare una visione più moderna e inclusiva del diritto di famiglia italiano, allineando la legislazione nazionale alle pratiche già in vigore nei Paesi europei più avanzati. Questo caso specifico tra due donne, quindi, assume valore paradigmatico, aprendo la strada a future decisioni che potranno confermare e rafforzare i diritti economici nelle unioni civili, garantendo parità e sicurezza a chi affronta la fine di una relazione.
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