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Due anni dopo la tragedia della Freccia Tricolore a Caselle, l'Aeronautica offre un risarcimento morale ai familiari della piccola Laura

La Procura di Ivrea ha chiesto l'archiviazione della posizione del pilota Oscar Del Dò. Restano sotto esame le misure di sicurezza dell’aeroporto di Caselle

Avviso di garanzia per il pilota dell'aereo "Freccia Tricolore"

Due anni dopo la tragedia della Freccia Tricolore a Caselle, l'Aeronautica offre un risarcimento morale ai familiari della piccola Laura

Due anni dopo lo schianto della Freccia Tricolore a Caselle Torinese che costò la vita alla piccola Laura Origliasso, la vicenda giudiziaria e istituzionale resta aperta.

Non ci sarà processo per il pilota, il maggiore Oscar Del Dò, scagionato dalle perizie che hanno ricostruito la dinamica del dramma: un volatile sarebbe entrato nel motore, causando lo spegnimento improvviso e lasciando all’uomo a bordo soltanto il tempo di eiettarsi. Ma la storia non si chiude qui. Restano ancora ombre, responsabilità da accertare e un dolore che non trova pace.

La Procura di Ivrea ha depositato nei mesi scorsi la richiesta di archiviazione per il militare. Il GIP dovrà pronunciarsi definitivamente, ma intanto l’Aeronautica Militare ha compiuto un gesto inaspettato: ha offerto alla famiglia Origliasso un risarcimento morale, pur non essendo tenuta a farlo.

Un segnale che vuole forse colmare il vuoto di giustizia percepito, o almeno dare un riconoscimento concreto al dolore dei genitori di Laura e del fratellino sopravvissuto con gravi ustioni.

«Non c’è legge che possa ripagare la perdita di un figlio», hanno sottolineato i legali della famiglia, spiegando che la proposta dell’Aeronautica non riguarda soltanto aspetti economici ma soprattutto la volontà di assumersi una responsabilità morale. Un gesto che molti hanno accolto come doveroso, ma che lascia intatta la questione principale: perché quell’aereo si è schiantato proprio mentre a poche centinaia di metri passava un’auto di una famiglia qualsiasi?

La Freccia Tricolore caduta a Caselle

Gli esperti nominati dalla Procura non hanno dubbi: si trattò di bird strike, l’impatto di un volatile contro il motore dell’MB-339.

I resti biologici trovati all’interno della turbina, secondo le perizie depositate a febbraio 2025, hanno confermato questa ipotesi già ventilata nei primi giorni dopo il disastro.

Ma se la causa è stata quella, la domanda successiva è inevitabile: quali misure erano state adottate all’aeroporto di Caselle per ridurre il rischio di collisioni con volatili? Era stato fatto tutto il possibile per garantire sicurezza durante un decollo delicatissimo come quello di una pattuglia acrobatica?

Il fascicolo parallelo aperto dalla Procura su questi aspetti non è ancora chiuso. La gestione del rischio uccelli, i sistemi di falconeria, i radar, le procedure di monitoraggio e allontanamento: tutto è sotto la lente degli inquirenti. Non si tratta soltanto di individuare eventuali omissioni, ma di capire se l’incidente poteva essere evitato. Perché la morte della piccola Laura non può essere derubricata a fatalità senza che nessuno risponda di eventuali carenze strutturali.

A due anni dalla morte della piccola Laura, aveva appena 5 anni, l’offerta di risarcimento morale dell’Aeronautica, in questo contesto, appare come una mossa per non lasciare la famiglia completamente sola. Un segnale istituzionale, che però non ha la forza di un verdetto. E infatti i genitori stanno valutando se opporsi formalmente all’archiviazione, portando le loro ragioni davanti al GIP. La possibilità di un ricorso rimane, ed è forse l’ultima carta per tenere aperto un processo che non riguarda soltanto la tecnica aeronautica ma anche la fiducia nelle istituzioni.

Due anni dopo, la tragedia di Caselle non smette di interrogare.

Ogni settembre, al ricordo delle Frecce in volo, torna la domanda più semplice e più dura: poteva essere evitato?

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