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Montanaro esclusa dall’Acquedotto Valle Orco? Polemiche sul progetto SMAT

Il tracciato ufficiale non include Montanaro: ci sono invece Foglizzo, Caluso e Mazzè. Lo rivela l'ex sindaco del paese su Facebook...

Montanaro esclusa dall’Acquedotto Valle Orco? Polemiche sul progetto SMAT

Montanaro esclusa dall’Acquedotto Valle Orco? Polemiche sul progetto SMAT

Nella pagina Facebook “L’ex sindaco di Montanaro informa…”, l’ingegner Giovanni Ponchia, primo cittadino dal 2014 al 2024, pubblica una sua lettera del 2019 indirizzata a SMAT. In quella lettera l’ex sindaco chiedeva di includere Montanaro fra i Comuni che sarebbero stati raggiunti dall’Acquedotto Valle Orco. Nel progetto pubblicato l’anno prima sul sito del Ministero delle Infrastrutture, che riguardava 43 Comuni dalla Valle dell’Orco al Canavese, era previsto che le tubature arrivassero fino a Foglizzo, ma non a Montanaro. L’allora sindaco Ponchia sollecitava dunque SMAT ad aggiungere il suo Comune. L’ex sindaco pubblica anche la lettera di risposta di SMAT, che scrive: “La sua proposta… sarà accolta nello sviluppo del progetto definitivo ed esecutivo dell’opera”. Bene, siamo nel 2025 e i lavori di realizzazione dell’Acquedotto sono in corso. Il Comune di Montanaro vi è compreso? Il tracciato delle tubature è pubblicato nel sito di SMAT: Montanaro non c’è. Ci sono Foglizzo, Caluso, Mazzè, tanto per fare qualche nome, ma Montanaro no.

Nel frattempo il progetto è stato definitivamente approvato nel 2022. Nel novembre 2023, a lavori appena iniziati, SMAT e altri enti (Ministero, Regione, Città Metropolitana) hanno pubblicato un invito a visitare i cantieri a Locana, in località Praie. Intervenne Paolo Romano, presidente di SMAT. Portarono i saluti ospiti illustri: i ministri Pichetto Fratin e Salvini, il presidente della Regione Alberto Cirio, il sindaco della Città Metropolitana Alberto Lorusso e altri. Furono invitati i 43 Comuni, gli Enti e le associazioni interessate. Fra gli invitati Montanaro c’era? No, non c’era. Torniamo al progetto del 2018. Nel sito del Ministero delle Infrastrutture sono pubblicati gli oltre 1.400 elaborati. Lo Studio Ambientale elenca i Comuni che saranno serviti dal nuovo acquedotto: Montanaro c’è? No, non c’è. Sono pubblicate, e scaricabili da chiunque, anche le “osservazioni” al progetto. Le hanno presentate consorzi irrigui e associazioni. Il Comune di Montanaro c’è? Ha presentato proprie osservazioni per chiedere il prolungamento fino al paese? Non le abbiamo trovate. Se le troveremo, ne daremo conto.

Dunque a che cosa è servita la lettera del sindaco Ponchia, scritta nel 2019 quando il tempo per presentare le osservazioni era ormai scaduto? Certo, SMAT ha risposto gentilmente: la società cerca di mantenere buoni rapporti con i Comuni, con i quali lavora quasi quotidianamente. Inoltre, i Comuni sono per così dire i “proprietari” di SMAT, che per ora è ancora una società pubblica le cui quote sono possedute da circa 290 Comuni. Ponchia ha scritto e SMAT ha risposto cortesemente. Ma queste sono parole. I fatti dove sono?

La lettera pubblicata dall'ex sindaco su Facebook 

LODI E CRITICHE ALL’ACQUEDOTTO

Discussioni montanaresi a parte, come tutte le grandi opere l’Acquedotto Valle Orco ha suscitato apprezzamenti ma anche critiche. Nel 2022, quando fu bandita la gara d’appalto, il direttore del giornale affrontava la questione dei costi: l’opera costerà 254 milioni di euro. In parte sono pagati col PNRR: soldi che dovremo parzialmente restituire. Si poteva evitare questa spesa? Si calcola che il 35% dell’acqua trasportata dalle condotte vada dispersa: non sarebbe stato meglio effettuare tanti piccoli interventi di riparazione e manutenzione? La montagna di soldi che SMAT spenderà per l’acquedotto finirà nelle nostre bollette: “Se non si apporteranno miglioramenti agli impianti esistenti non si conseguirà alcun auspicabile risparmio di acqua. Ultimo appunto sui costi che finiranno, anzi no, sono già finiti nella bolletta. Non tutti sanno infatti che la storia dell’acquedotto è vecchia come il cucco. Nasce nel 2005 da una delibera dell’ATO3 e per il periodo che va dal 2009 al 2016 i cittadini hanno già pagato con le loro bollette quasi 32 milioni di euro senza che un tubo venisse posato!”

Anche la Coldiretti aveva avuto qualcosa da ridire. Sempre nel 2022 il presidente Bruno Mecca Cici osservava che l’acquedotto era concepito per servire acqua potabile, ma rischiava di sottrarre acqua all’irrigazione. Un problema grave, soprattutto alla luce di quell’annata siccitosa e in generale dei cambiamenti climatici: “Rispolverare un progetto come quello dell’acquedotto della Valle Orco e concepirlo per il solo utilizzo idropotabile ci pare del tutto anacronistico. Un’opera che prevede un prelievo importante da bacini imbriferi come quello dell’Orco che vede i ghiacciai in ritirata e la mancanza di precipitazioni nevose deve perlomeno essere utile per tutti e tre gli usi strategici: potabile, energetico e anche irriguo. Dobbiamo imparare tutti qualcosa da quello che sta accadendo al clima. Il primo insegnamento è che l’acqua non deve mancare all’agricoltura. Le produzioni agricole, dai cereali ai foraggi, dagli ortaggi alla frutta, tutti i prodotti della terra hanno bisogno di acqua. Senza irrigazione non c’è agricoltura”.

Il Consorzio Irriguo Roggia Campagna e Roggia San Marco, i due corsi d’acqua che prelevano l’acqua dall’Orco e che attraversano il territorio di Chivasso, presentarono nel 2018 dettagliate osservazioni. Il Consorzio avvertiva che “l’asta del torrente Orco presenta un elevato deficit idrico, generalizzato per tutti i periodi dell’anno”. E proseguiva criticando la genericità e le lacune dei dati con i quali SMAT sosteneva l’opportunità dell’opera: mancanza di dati certi, scarsa attenzione alla necessità di realizzare invasi, problematiche di natura igienico-sanitaria. Intervistati dal giornale, i due dirigenti del Consorzio Roberto Albertone e Riccardo Barbero lamentavano l’approssimazione con la quale era stata calcolata la quantità di acqua necessaria per l’irrigazione: “Ciò significa che – potenzialmente – i territori asserviti dai due canali (Comuni di Montanaro, Chivasso e una piccola parte di Verolengo) potrebbero essere quelli maggiormente danneggiati”.

Insomma, il nuovo acquedotto rischia di ridurre la quantità di acqua indispensabile per le coltivazioni. Esistono soluzioni alternative al grande acquedotto? Rispondevano i due dirigenti: “Gli unici suggerimenti che ci sentiamo di dare sono la vera razionalizzazione delle reti acquedottistiche esistenti, la loro manutenzione, la sostituzione dei tubi che perdono, perché se è vero… che le reti hanno una perdita media del 35% della portata, probabilmente gli 810 litri di prelievo richiesti da SMAT dal torrente Orco nel procedimento di Valutazione Ambientale potrebbero essere comodamente recuperati, e forse con costi di intervento decisamente minori dei 206 milioni di euro dichiarati quale costo [allora] presunto del progetto”.

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