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Museo “Ij Nostri Raìs”: storia e memoria collettiva a Campo, frazione di Castellamonte

Un pannello in ceramica di Sandra Baruzzi e Guglielmo Marthyn accoglie i visitatori

Museo “Ij Nostri Raìs”: storia e memoria collettiva a Campo, frazione di Castellamonte

Museo “Ij Nostri Raìs”: storia e memoria collettiva a Campo, frazione di Castellamonte

Sono stati tanti pure quest’anno gli eventi collaterali collegati alla Mostra della Ceramica. Eventi che, edizione dopo edizione, aumentano di numero e si allargano alle frazioni, coinvolgendo anche quelle più lontane. È il caso di Campo, dove domenica 7 settembre è stato inaugurato il Museo Identitario all’Aperto, nato per iniziativa delle associazioni locali e che l’amministrazione Mazza ha fatto propria, concedendo il patrocinio. Chi arriva in paese viene ora accolto da un grande pannello in ceramica che raffigura l’abitato: è collocato all’imbocco del paese, subito dopo la chiesetta di Sant’Anna e lo spiazzo da cui si scende alla sede della Società Sportiva. È stato modellato in altorilievo da Sandra Baruzzi e Guglielmo Marthyn, due fra gli artisti più noti di Castellamonte, e rappresenta il fulcro del Museo Identitario all’Aperto “Ij Nostri Raìs” (“Le nostre radici”). Il resto è costituito da formelle in terra rossa, collocate in punti significativi del centro e riportanti ciascuna una fotografia che ne racconta la vita nei decenni passati. Sono immagini in bianco e nero con una leggera seppiatura e che riportano in basso un Qr-Code attraverso il quale è possibile ricevere informazioni che consentono di contestualizzarle.

La genesi dell’iniziativa è stata raccontata da Claudio e Luciana Frasca Pozzo. Tutto cominciò due anni fa in occasione del compleanno del loro padre Giovanni che, in occasione dei suoi 100 anni, volle organizzare una festa collettiva cui invitò tutti i compaesani. “L’Associazione Sportiva Dilettantistica e la Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso – ha spiegato il signor Claudio – avevano raccolto delle offerte per fargli un regalo e lui aveva espresso il desiderio che venissero utilizzati per realizzare qualcosa in favore del paese. Capire in cosa potesse consistere quel «qualcosa» non era facile ma volevamo che riguardasse le radici della nostra comunità. Col tempo mio papà era diventato la memoria collettiva del paese: se c’era da appurare qualcosa sul passato o definire il confine di un terreno ci si rivolgeva a lui. Inoltre, oltre quindici anni fa, coinvolgendo gli alunni della scuola elementare, era stata effettuata un’attività di ricerca confluita nel libro «A tutto… Campo». Insieme alle due associazioni ci abbiamo pensato, ne abbiamo parlato con Sandra Baruzzi nostra compaesana, ed il risultato è questo”.

L'inaugurazione

La ricerca di cui sopra era stata portata avanti in particolare da sua sorella Luciana e dal defunto Giovanni Truchetto. 

“A tutto… Campo” venne pubblicato nel 2010 e l’anno successivo vinse il Premio Internazionale Costantino Nigra per la sezione “Testimoni della Tradizione Canavesana”. “La storia – ha precisato la maestra Luciana, ora in pensione – è sempre stata un po’ la passione di noi maestre di Campo, soprattutto dopo aver insegnato qui per un decennio ma i veri autori sono i nostri nonni e bisnonni e a loro, oltre che a mio papà, voglio dedicare quest’iniziativa. Devo però rivolgere un pensiero commosso a Giovanni Truchetto. Era un appassionato del suo paese, della sua storia, e lo voglio immaginare qui: penso che sarebbe entusiasta di questo progetto. Fu lui raccogliere le fotografie inserite nel libro”.

Ad aiutarla è stata però anche l’ex-allieva e poi collega Daniela: “Con lei abbiamo messo insieme le notizie raccolte in precedenza, consultando l’Archivio parrocchiale, quelli Militari dei caduti e reduci e la documentazione del Centro Etnologico Canavesano di Baio Dora fondato da Amerigo Vigliermo”. Con una nota scherzosa, ha punzecchiato il campanilismo presente soprattutto in passato nei piccoli centri: “Spesso ci vedevamo qui per la festa dell’uva ma altre volte eravamo riusciti a recarci nella loro sede mettendo insieme – cosa eccezionale – le scolaresche di Campo e Muriaglio formando un gruppo chiamato «Il Mulino»: cosa inevitabile visto che il mulino era ubicato a metà strada”.

Per chi non è del posto, Campo e Muriaglio sono vicinissime: sono frazioni di Castellamonte ma in passato erano comuni autonomi e quindi, come accadeva quasi sempre nei piccoli centri, esisteva fra di essi una certa rivalità.

Il senso del Museo Identitario è stato spiegato, a scanso di equivoci, da Franca Baruzzi:Cosa significa Identitario? Che i muri diventano parlanti, attraverso le immagini visive e le parole scritte, e raccontano una storia. Quando un paese racconta la storia dei propri concittadini, vuol dire che è pronto all’accoglienza. Per questo pensavo di proporre, per le prossime edizioni della mostra, l’istituzione di una navetta che consenta di visitare Campo e Muriaglio (anche Muriaglio è attenta all’arte), unendo i due paesi, facendo vedere le loro vigne ed assaggiare i loro prodotti. Sono opportunità per far crescere i paesi, fermare i giovani, ridare occupazione e rendere particolari i territori in un mondo sempre più omologato. L’identità è una cosa che va salvaguardata, espressa, comunicata ma attenzione a ciò che altre culture ci possono raccontare. Solo così è possibile avere un mondo in pace”.

Marthyn ha approfondito l’aspetto artistico. “Non è stato semplice rappresentare il paese e non era possibile riprodurre le diverse architetture nella loro vera posizione. Abbiamo fatto rilievi fotografici, disegni dettagliati di case e chiese ed alla fine abbiamo scelto questa soluzione, mettendo ad esempio in primo piano l’uva e la vite invece delle case. Quanto al materiale, si era pensato ad una tecnica più semplice, a graffito, ma abbiamo un po’ insistito convincendo i promotori per un lavoro più importante: un altorilievo in gres dorato montato su un modello di acciaio corten. Era importante utilizzare materiali resistenti alle intemperie perché rimarranno all’esterno”.

Numerosi i politici del territorio intervenuti all’inaugurazione: accanto ai padroni di casa, il sindaco di Castellamonte Pasquale Mazza e l’assessore alla Cultura Claudio Bethaz, erano presenti il deputato Giglio Vigna, i consiglieri regionali Fava, Bartoli, Avetta e Pentenero. Presenti ovviamente anche i presidenti dell’ASD di Campo e della Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso ed il curatore della Mostra della Ceramica, il professor Giuseppe Bertero.

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