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La Mostra della Ceramica chiude con un messaggio di pace

Musica e impegno civile: il messaggio di Zanotti alla serata conclusiva

La Mostra della Ceramica chiude con un messaggio di pace

La Mostra della Ceramica chiude con un messaggio di pace

Fra gli eventi organizzati nel corso della Mostra della Ceramica non sono davvero mancati quelli musicali. Sabato 13 settembre si è svolto il “Concerto per la Pace” di Fabrizio Zanotti, il cantautore torinese che non ha remore nello schierarsi e nel dichiarare apertamente il proprio impegno di fronte alle grandi questioni che riguardano l’umanità.

Ad accompagnarlo c’era Pierre Dalle alla chitarre elettrica.

Il concerto è stato organizzato, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Castellamonte, dall’associazione <Sentieri di Pace> presieduta da Paolo Buffa, sindacalista CISL in pensione, ed attiva da quattro anni. Ha sede a Scarmagno ma – spiega Buffa – “operiamo soprattutto ad Ivrea. Siamo organizzati in piccoli gruppi e ci rivolgiamo in modo particolare ai giovani: abbiamo anche organizzato dei concorsi per le ultime classi delle scuole superiori dell’Alto Canavese e di Ivrea”. Rispetto al concerto di Castellamonte spiega che il titolo  <Artisti per la Pace> è stato scelto “su richiesta dell’amministrazione  per caratterizzare la Mostra con un tema di attualità”. Come ha confermato il sindaco Pasquale Mazza nel mondo sono in corso 56 conflitti, il numero più alto dalla fine della Seconda Guerra  Mondiale. In una manifestazione culturale è giusto occuparsi dei grandi temi: l’arte non è avulsa dalla realtà che la circonda”. 

Il ricavato (l’ingresso era ad Offerta LIbera) andrà a Save The Children che lo utilizzerà per i bambini del Sud Sudan. Zanotti ha ricordato che si tratta di “una terra martoriata dai conflitti e che ha il più basso tasso di bambini scolarizzati. Oltre all’incasso della serata, devolverò a questa causa metà del ricavato dei CD che costano 10 euro”. 

Il sindaco Mazza con Paolo Buffa

E’ stato un bel concerto, nel quale le canzoni di impegno sociale e civile hanno avuto parte preponderante anche se non sono mancati i testi dedicati alla natura, alle atmosfere, alle sensazioni.  Inequivocabile, all’esordio, l’argomento di <Camicie Rosse> della quale ha detto: “Mi piace molto  e stasera mi sembra adatta. Parla di Garibaldi e del suo sogno di riuscire nell’impresa gigantesca di  conquistare quei diritti che oggi dobbiamo impegnarci a difendere>. 

Fra i brani proposti quello che dedicò al partigiano <D’Artagnan>, uno dei protagonisti dell’impresa (alquanto temeraria) con la quale la vigilia di Natale del 1944 venne fatto saltare in aria il ponte ferroviario di Ivrea.  <Aquarius> la scrisse di getto nel 2018 allorché venne a sapere dai giornali che la nave omonima, carica di migranti, era ferma  in mare da una settimana perché l’allora ministro dell’Interno Salvini non voleva farla attraccare. Un altro testo è dedicato ai ragazzetti che  a 16-17 anni sono dei boss in erba: “Un fenomeno prima diffuso soprattutto al Sud  e che Saviano ha descritto benissimo nel libro <La paranza dei bambini> ma che si sta diffondendo anche altrove”. E poi l’ambente, la necessità per gli umani di trovare un equilibrio con gli altri esseri viventi, il monito – con la canzone dedicata alla tragedia di Chernobyl – a non ricadere nella trappola del Nucleare “del quale oggi si sta riparlando”. La serata si è conclusa con <Il disertore> di Ivano Fossati.  

Il ruolo dell’arte è stata descritto così dal cantante: “L’artista può fare tanto. Non ha la bacchetta magica però mette insieme le persone e fa sì che si parlino, discutano, si confrontino. Poi ci vuole l’impegno di ciascuno. Alcuni si dimostrano più sensibili, altri un po’ indolenti, altri ancora sostengono che non si deve fare politica. Rispondo che, prima di essere un artista, sono un cittadino e quindi ho tutto il diritto di esprimere le mie opinioni. Faccio fatica  parlare di pace  e guerra in queste settimane perché mi sembra di essere retorico, con quello che sta succedendo in Palestina. Qualcosa si sta muovendo, anche se poi arrivano notizie come quella che Google ha firmato un contratto da 45 milioni di dollari per una campagna di legittimazione delle scelte israeliane.  Non dobbiamo più accettare di finanziare questa gente disposta a tutto: gli stessi software li posso prendere altrove anche se funzionano meno bene. Spero che il mondo della musica si assuma un po’ più di responsabilità”.

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