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08 Settembre 2025 - 10:50
L’opera ceramica firmata da Grandinetti e Martinotti svelata alla presenza delle autorità, prosegue l’anno di iniziative di Terra Mia dedicato all’archeologo canavesano
Un nuovo tassello arricchisce la memoria di Antonio Lebolo, ricercatore castellamontese che nell’Ottocento contribuì alla formazione del patrimonio del Museo Egizio di Torino. Sabato 6 settembre, alla presenza delle autorità cittadine, è stata inaugurata una targa commemorativa collocata sulla facciata della casa natale in via Don Severino Bertola 6.
La cerimonia si è aperta con lo svelamento dell’opera, seguita dai saluti del sindaco Pasquale Mazza, dell’assessore alla cultura Claudio Bethaz e del presidente dell’associazione Terra Mia, Emilio Champagne. A dare spessore culturale alla giornata due interventi: quello della form@rtist Luisa Martinotti, che ha illustrato l’iconografia della targa, e quello dello storico Roberto Coaloa, che ha ripercorso la figura di Lebolo nel più ampio contesto delle ricerche archeologiche e dei viaggiatori ottocenteschi.
La targa, realizzata dal ceramista Maurizio Grandinetti su disegno di Martinotti, è articolata su tre livelli simbolici. Alla base compaiono quattro fiori di loto e alcuni geroglifici, a evocare la rinascita e l’Egitto che segnò la vita di Lebolo. Al centro due occhi rivolti in direzioni opposte, mentre in alto è riportata la scritta: «Casa natale di Antonio Lebolo / 1781-1830 / Ricercatore di antichità egizie». Un ulteriore pannello sottostante ricorda autori e promotori, sottolineando il ruolo dell’associazione Terra Mia come motore dell’iniziativa.
L’appuntamento si inserisce in un più ampio calendario di eventi che nel 2025 hanno riportato Lebolo al centro della scena culturale canavesana. Lo scorso marzo, nel piazzale a lui intitolato, era stata inaugurata una stele commemorativa in occasione di un convegno internazionale moderato dalla giornalista scientifica Silvia Rosa-Brusin, con la partecipazione di egittologi, archeologi e studiosi provenienti anche dagli Stati Uniti.
Lebolo, nato nel 1781, dopo le vicende napoleoniche si stabilì in Egitto, dove collaborò con Bernardino Drovetti. Le sue ricerche nella zona di Tebe contribuirono in modo decisivo alla formazione delle collezioni torinesi. La sua figura è legata anche a una vicenda religiosa: alcuni papiri da lui rinvenuti furono in seguito interpretati da Joseph Smith come testi sacri, all’origine del Libro di Abrahamo, oggi parte delle opere canoniche della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
La giornata del 6 settembre ha rappresentato quindi non solo un tributo a un uomo che portò il nome di Castellamonte fino in Egitto, ma anche un segno tangibile di come la comunità sappia fare memoria delle proprie figure più illustri. Con la targa sulle mura della sua casa natale, Antonio Lebolo torna a essere parte del paesaggio urbano che lo vide nascere, lasciando un’impronta che unisce storia locale e respiro internazionale.
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