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09 Settembre 2025 - 23:11
ponte Preti Strambinello
Per migliaia di torinesi l’incubo è tornato a materializzarsi lì dove da anni si stringe il collo della città: piazza Baldissera. Poco prima delle 18 un ingorgo si è trasformato in un gigantesco tappo, che ha paralizzato lo snodo e una vasta rete di arterie connesse. E quando scriviamo, intorno alle dieci di sera, il blocco persiste, con serpentine d’auto e autobus fermi a passo d’uomo.
Piazza Baldissera è l’epicentro: lo storico rondò è interessato da cantieri che lo stanno trasformando in un incrocio semaforico, indicati da molti come probabile causa scatenante. - Le code su corso Venezia arrivano fin quasi a corso Grosseto. - Su corso Principe Oddone la colonna si allunga fino a corso Regina Margherita. - Risultano paralizzati anche corso Vigevano, via Cecchi, corso Gamba e corso Rosai. - La congestione si è estesa a via Livorno, via Orvieto e via Cigna, strade non immediatamente adiacenti ma risucchiate dall’effetto imbuto.
A dare il polso della situazione sono le testimonianze raccolte dagli abitacoli e dai mezzi pubblici. “Un delirio: il 46 ha cambiato percorso e ci ha fatto scendere in mezzo alla strada”, racconta Paola, rimasta bloccata su un autobus. Roberto mette nel mirino la gestione del traffico: “Ma può un’amministrazione comunale sequestrare in code infinite i suoi cittadini per un cantiere? Clacson impazziti, gente fuori dalle auto, manovre assurde per liberarsi da questa prigionia, bus paralizzati e nessun vigile presente”.
Le parole restituiscono frustrazione e un senso di impotenza: in scenari simili la percezione di assenza di presidio e di informazioni tempestive amplifica il caos. È qui che la regia sul campo — segnalazioni chiare, deviazioni assistite, sincronizzazione semaforica calibrata — può fare la differenza nel ridurre i tempi di coda e i rischi di manovre azzardate.
I lavori in corso attorno alla rotonda, con il passaggio a un incrocio regolato da semafori, sono un passaggio strutturale che prova a razionalizzare uno snodo storicamente problematico. Ma le fasi di cantiere, specie nelle ore di punta, trasformano ogni criticità in un effetto domino: basta un rallentamento perché le vie di fuga laterali si saturino, spingendo gli automobilisti a cercare scampo in percorsi alternativi che finiscono a loro volta intasati. È il segno di una rete al limite, dove ogni intervento va accompagnato da gestione operativa e comunicazione ai cittadini.
Il maxi-ingorgo è iniziato poco prima delle 18 ed è proseguito fino a tarda sera, risultando ancora in corso intorno alle dieci. In mezzo, ore di clacson e pazienza. Per i passeggeri dei mezzi pubblici, l’odissea è stata aggravata da improvvise deviazioni e fermate anomale, come nel caso del 46 segnalato dai testimoni.
Dalle segnalazioni emergono due elementi: cantieri impegnativi e una gestione percepita come insufficiente sul territorio. La domanda di chi guida o viaggia in bus è semplice e legittima: poter contare su alternative chiare, tempi prevedibili e presenza in strada. È il minimo sindacale per evitare che un lavoro necessario si trasformi, ogni giorno, in un incubo collettivo.
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