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05 Settembre 2025 - 17:38
Elena Piastra
La scena è nota: un cittadino si presenta all’anagrafe e… sorpresa! Non entra. Non ha prenotato. Lo fermano sulla porta come fosse un intruso, un clandestino, uno che ha osato violare il nuovo codice hammurabi. “Non ha l’appuntamento, non può entrare. Sciò. Via. Fuori dalle balle”.
Diamo la notizia e la gente insorge, si scatena il passaparola, e parte il coro: “Pure io, pure io!”. Qualcuno ci chiama pure da Milano "Anche qui, anche qui". Tutti hanno almeno un episodio simile da raccontare: appuntamenti fissati a venti giorni di distanza, code virtuali infinite, anziani lasciati davanti a un computer che non sanno nemmeno accendere.
Bene! Adesso viene il bello, che non c'entra nulla con il "problema" o presunto tale ma è la cifra di chi governa la città...
Che cosa stanno rispondendo gli amministratori della cosa pubblica, cioè sindaco, assessori e consiglieri comunali di maggioranza a chi chiede loro lumi? Qualcuno ha puntato il dito sul dirigente (Caino), qualcun altro su una fantomatica legge che – tenetevi forte – semplicemente non esiste.
Non c’è, non la si trova in nessun decreto, in nessuna circolare ministeriale, in nessuna disposizione nazionale. Dopo il Covid, infatti, le norme speciali sono finite, gli obblighi sono caduti, e ogni Comune si è regolato come meglio credeva. Di verità ce n’è una e una soltanto: a Settimo hanno scelto di blindare l’anagrafe e poi, per non assumersi la responsabilità, hanno inventato un comodo alibi: “E' legge che ce lo impone”. Peccato sia una balla colossale.
Insomma il solito quadretto all’italiana: cittadini lasciati fuori dalla porta, burocrati che si rifugiano dietro un fantasma normativo, e l’ufficio anagrafe (e non solo quello) che si trasforma in una fortezza a cui si accede solo con password e prenotazione digitale. Una fortezza che, naturalmente, non tutti possono varcare.
Chi non sa usare internet resta escluso. Gli anziani? Per loro è un muro invalicabile: molti non hanno nemmeno uno smartphone, altri non hanno dimestichezza con un computer, e si ritrovano di fatto espulsi dal servizio pubblico che dovrebbe tutelarli. Chi ha un’urgenza? Attenda venti giorni. Di sottofondo la politica pronta a recitare la parte della vittima: “Non dipende da noi, è la legge”, “Non dipende da noi, è la dirigente”.
Peraltro il fatto che sia sempre colpa di qualcun altro a Settimo è una regola, una musica già sentita decina di altre volte. Buche nelle strade? Colpa di Smat. Erba alta? Colpa di Cristo, della siccità, del vento, del sole e della pioggia. Marciapiedi dissestati? Colpa di Meloni e di Giorgetti.
La verità è che questa, come tante altre, è una vera e propria scelta politica. E si torna a parlare di lei, della sindaca Elena Piastra. La stessa che ama presentarsi come innovatrice, che parla di città moderna, digitale, proiettata nel futuro, e che, in questo caso, non si è fatto alcuno scrupolo a scaricare sui cittadini il prezzo dell'organizzazione municipale...
Insomma una legge c’è ed è la “legge di Piastra”. Una legge che nessuno ha mai letto, nessuno ha mai votato, e che non comparirà mai sulla Gazzetta Ufficiale, maa che intanto fa comodo a chi governa, perché spiega tutto e non giustifica nulla.
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