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06 Settembre 2025 - 15:29
Il Governatore Alberto Cirio e l'assessore Federico Riboldi
Straordinario, anzi epocale. Così il Governatore Alberto Cirio e il suo inseparabile assessore alla Sanità Federico Riboldi celebrano, in un comunicato stampa dal tono trionfale, i 110.000 esami e visite effettuati “fuori orario” dal 22 febbraio al 31 agosto. Una cifra che – manco a dirlo – era l’obiettivo per tutto il 2025, ma che loro dicono di aver centrato con quattro mesi di anticipo. Champagne, applausi e pacche sulle spalle: il Piemonte può dormire sonni tranquilli, perché se per un’ecografia si aspettava un anno, adesso la si può fare alle dieci di sera, magari tra una pizza surgelata e il film di prima serata.
Naturalmente non si parla di nuove assunzioni, di rafforzamento strutturale degli ospedali, di reparti potenziati o di personale stabile, di intramoenia allargata e di medici che si fanno "i propri comodi" con il bancomat degli altri. No, qui il miracolo si chiama straordinario. Straordinari a pioggia, straordinari fino allo sfinimento con medici e operatori che infilano ore extra nel tempo libero per tamponare un sistema che resta in crisi cronica. E la Regione, anziché ammettere la toppa, la spaccia per successo epocale.
Su quelle 110.140 prestazioni, ben 8.435 sono concentrate solo ad agosto. Una valanga di ecografie, TAC, risonanze, prime visite ortopediche e cardiologiche. Riboldi, con enfasi, parla di “priorità assoluta nella riduzione dei tempi” e di Control room che monitora “in tempo reale”. Sembra la sceneggiatura di un film di fantascienza: la Control room, il RUAS, l’Osservatorio nazionale… tutto perfetto, se non fosse che poi la realtà è quella di un cittadino che per una visita urologica aspetta otto mesi.
Peccato che la realtà superi di gran lunga la fervida immaginazione dei due "cip e ciop" della sanità piemontese
Per chi vive nei territori della Asl To4, è scritta in nero su bianco nei report ufficiali. Volete sapere che cosa dice quello di agosto fresco di stampa? Partiamo dalle prime visite ortopediche: a Chivasso si aspettano 275 giorni, a Castellamonte 252, a Rivarolo 253, a Caselle 247. A Settimo siamo a 262 giorni, a San Mauro 260, a Ivrea 261. In pratica, ovunque, bisogna mettere in conto una gravidanza intera per arrivare a una diagnosi.
Le prime visite cardiologiche con ECG non sono da meno: 239 giorni a Settimo, 232 a Rivarolo, 228 a Ivrea. Quasi otto mesi per un controllo che, in molti casi, può fare la differenza tra una prevenzione efficace e un infarto improvviso.
E se serve una visita dermatologica? A Settimo bisogna aspettare 648 giorni, a Gassino 526, a Ivrea 359. Due anni per controllare un neo sospetto. Nel frattempo, si spera che non diventi un melanoma.
Le ecografie? All’ospedale di Ivrea per un addome completo ci vogliono 414 giorni, più di un anno. A Chivasso l’attesa è di 213 giorni, a Ciriè addirittura 527. E veniamo alle mammografie: a Castellamonte 366 giorni, a Caselle 367, a Lanzo 403. Ma il record lo detiene la Clinica Eporediese: 804 giorni per una mammografia bilaterale. Due anni e tre mesi per un esame di prevenzione che dovrebbe essere garantito in poche settimane.
Passiamo alle risonanze magnetiche. A Ivrea, per una RM al cervello e tronco encefalico, servono 214 giorni. Per la colonna, a Chivasso, si arriva a 448 giorni. Per il rachide cervicale, i tempi si attestano tra i 113 e i 135 giorni a seconda delle sedi, mentre per il rachide lombosacrale si toccano i 214 giorni a Ivrea e i 353 a Cuorgnè. E se serve una RM dell’addome inferiore e scavo pelvico? Sempre a Ivrea l’attesa è di 113 giorni.
I test da sforzo a Ivrea sono fissati a 316 giorni, quasi un anno. Un ECG dinamico Holter supera i 170 giorni in molte sedi. E gli altri esami non vanno meglio: retinografia a Ivrea 99 giorni, spirometria semplice a San Mauro 122, esame audiometrico a Chivasso 115. Anche per una colonscopia si arriva a 361 giorni a Chivasso e oltre 300 a Ivrea.
E non parliamo solo di visite ambulatoriali o diagnostiche. I dati di giugno sui ricoveri chirurgici raccontano che per una protesi d’anca in classe B servono 257 giorni, per una riparazione di ernia inguinale 243, per un’angioplastica coronarica sempre in classe B 243. E non è che per i tumori vada meglio: per un intervento alla prostata in classe B si arriva a 257 giorni, per i tumori dell’utero 228, per alcuni interventi oncologici del retto oltre 200.
Questi sono i numeri della To4. Numeri ufficiali, non propaganda. Numeri che dicono chiaramente che la narrazione regionale è fumo negli occhi. Non settimane, ma mesi e anni d’attesa. Non liste che si accorciano, ma code che diventano croniche. Non un sistema che funziona, ma un sistema che sopravvive solo grazie a straordinari e toppe continue.
Il paradosso è lampante: da una parte Cirio e Riboldi si vantano di aver riportato “nell’alveo della sanità pubblica oltre 100.000 cittadini”, dall’altra la stessa Regione pubblica tabelle che certificano che chi entra in lista deve armarsi di pazienza monastica. Non c’è alcun “ritorno ai livelli pre-Covid”: i cittadini della To4 continuano ad aspettare nove mesi per un ortopedico, più di un anno per un’ecografia, due anni per una mammografia.
C’è ben poco da festeggiare. Quello che loro chiamano “successo straordinario” è solo il frutto di un sistema che si regge sul sangue e sul sudore di una parte del personale, spremuto fino a tarda sera e nei weekend per salvare le apparenze. Non è un piano di rilancio, non è un potenziamento reale, non è una riforma. È solo un trucco da prestigiatori, venduto come rivoluzione.
Insomma, Cirio e Riboldi raccontano una sanità che non c’è. La Regione festeggia, i cittadini aspettano.
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