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Guano di piccione, il Comune si sveglia: dopo mesi di proteste arriva l’ordinanza

Dopo le segnalazioni inascoltate e l’articolo-denuncia del 28 agosto, il sindaco Matteo Chiantore firma il divieto di dare da mangiare ai volatili e scarica sui cittadini l’onere di pulizie e dissuasori

Guano di piccione, il Comune si sveglia: dopo mesi di proteste arriva l’ordinanza

Guano di piccione, il Comune si sveglia: dopo mesi di proteste arriva l’ordinanza

Guano di piccione ovunque. Sui marciapiedi, sui muri, sui balconi, persino sulle teste di chi ha la sfortuna di passare sotto le grondaie infestate. È l’immagine plastica del centro storico di Ivrea, in particolare via Arduino e le sue traverse. Un’immagine che i cittadini conoscono bene e che da mesi denunciano senza ricevere risposte. Avevano scritto sull’App Municipium, avevano intasato di mail gli uffici, avevano persino spedito PEC corredate da fotografie e video eloquenti.

Risultato? Silenzio assoluto. L’Amministrazione comunale, fino a ieri, sembrava più preoccupata a voltarsi dall’altra parte che a risolvere il problema.

Nel frattempo, gli abitanti si arrangiavano con secchi e scope, rassegnati a vivere tra miasmi e facciate imbrattate, mentre i medici ricordavano i rischi per la salute: funghi e batteri che si annidano negli escrementi e che possono causare malattie respiratorie serie, dalla criptococcosi alla clamidiosi. Un tema che non riguarda soltanto il decoro, ma la salute pubblica e la salvaguardia degli edifici. Eppure, in Comune, tutto taceva.

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È del 28 agosto un nostro articolo “denuncia” e ora, come per magia, ecco spuntare l’ordinanza sindacale n. 24 del 3 settembre 2025, firmata dal sindaco Matteo Chiantore. Il documento vieta “la somministrazione di alimenti, di qualsiasi genere e in qualsiasi luogo, ai piccioni torraioli e altri volatili presenti nel centro abitato”. Non solo: obbliga i proprietari di case e palazzi a provvedere a proprie spese alla pulizia dei luoghi infestati e, se serve, a installare dissuasori anti-piccione. Finalmente un segnale, dopo mesi di proteste. Ma quanto ci è voluto?

Il paradosso è servito: mentre i cittadini gridavano all’emergenza, il Comune ha atteso settimane intere prima di ammettere che il problema esiste. Solo adesso, nero su bianco, l’ordinanza riconosce ciò che i residenti ripetono da mesi: i piccioni non sono simpatici abitanti del centro, ma portatori di degrado e malattie. Le stesse parole del provvedimento parlano di “effettivi pericoli di trasmissione all’uomo di malattie infettive e parassitarie”. Insomma, non proprio un vezzo estetico.

L’Amministrazione incarica la Polizia municipale e le forze dell’ordine di vigilare sul rispetto delle nuove regole. E chi non si adeguerà, oltre alle multe, rischia pure interventi sostitutivi con spese a carico. Ma il dubbio resta: basteranno i controlli, o finirà come troppe altre ordinanze destinate a impolverarsi nei cassetti?

I cittadini, intanto, continuano a convivere con il problema. Hanno già fatto la loro parte, a volte sostituendosi all’Amministrazione con scope e detersivi. E ora si domandano perché per ottenere un provvedimento di buon senso – già adottato da anni in altri comuni italiani – sia servito un pressing esasperato. Perché le PEC, le foto, i video e le segnalazioni non bastavano?

Insomma, il Comune si muove. Con mesi di ritardo, ma si muove. Resta da capire se dietro le parole ci sarà un’azione concreta, o se il guano continuerà a raccontare meglio di chiunque altro lo stato reale della città.

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