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West Nile, in Italia salgono i contagi: 72 nuovi casi in una settimana, 502 dall’inizio della stagione e 33 morti

L’Iss segnala la diffusione del virus con epicentro nel Lazio: Latina la provincia più colpita, ma casi anche in Campania e Veneto

West Nile

West Nile, in Italia salgono i contagi: 72 nuovi casi in una settimana, 502 dall’inizio della stagione e 33 morti

Il West Nile virus continua a diffondersi in Italia con numeri che non possono più essere considerati episodici. Nell’ultima settimana, tra il 28 agosto e il 3 settembre, l’Istituto Superiore di Sanità ha registrato 72 nuove infezioni, che portano il bilancio stagionale a 502 casi complessivi e 33 decessi. Un quadro che conferma la presenza stabile di questa arbovirosi nel nostro Paese, con concentrazioni diverse a seconda dei territori.

Quasi la metà dei contagi – 226 – si sono manifestati nella forma neuro-invasiva, la più grave, che può provocare encefalite, meningite o paralisi flaccida. Un numero analogo ha invece sviluppato una sindrome febbrile più lieve, mentre poco più di quaranta persone sono risultate positive in modo asintomatico, scoperte soltanto grazie ai controlli su donatori di sangue.

A livello territoriale il primato spetta al Lazio, con 218 casi complessivi. La provincia di Latina da sola ne conta 187, trasformandosi nel vero epicentro italiano dell’epidemia 2025. La Campania segue con poco più di 100 casi, mentre il Veneto ne registra 56. Numeri inferiori ma significativi emergono anche in altre regioni, segno che il virus, veicolato principalmente dalle zanzare comuni (Culex pipiens), è ormai radicato lungo gran parte della penisola.

Non si tratta però dell’unico patogeno monitorato. Nello stesso arco temporale, infatti, sono stati segnalati quattro casi di infezione da virus Usutu, un flavivirus parente stretto del West Nile: due in Piemonte, uno in Veneto e uno nel Lazio. Sebbene meno noto, l’Usutu è già da anni presente in Europa e si diffonde con dinamiche simili, colpendo soprattutto gli uccelli ma con potenziale di trasmissione all’uomo.

Il quadro epidemiologico suggerisce che il West Nile non sia più un’emergenza sporadica ma una sfida sanitaria ricorrente, destinata a ripetersi con cadenza stagionale. La circolazione del virus è infatti favorita da estati sempre più lunghe e calde, che ampliano la finestra di attività delle zanzare vettori. La conseguenza è una pressione crescente sul sistema sanitario: non solo per la gestione clinica dei casi gravi, ma anche per la necessità di rafforzare la sorveglianza veterinaria, i controlli sul sangue e le campagne di prevenzione rivolte alla popolazione.

Gli esperti ribadiscono le regole di buon senso per ridurre i rischi: eliminare i ristagni d’acqua vicino alle abitazioni, usare repellenti, proteggersi con zanzariere e indossare indumenti adeguati nelle ore serali. Azioni semplici che, in un contesto di convivenza con il virus, diventano fondamentali.

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