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05 Settembre 2025 - 16:48
Nuovo decreto scuola cambia la Maturità 2026: ecco tutte le novità
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto Scuola, una riforma che ridisegna l’esame conclusivo delle superiori e che entrerà in vigore a partire dal 2026. A cambiare non sarà soltanto la struttura dell’esame, ma anche il suo significato: il decreto reintroduce ufficialmente la denominazione di “esame di Maturità”, elimina scorciatoie e rafforza la centralità della prova orale, che diventa obbligatoria e decisiva.
Il calendario segna già una prima novità: la prova scritta di italiano si svolgerà giovedì 18 giugno 2026, un giorno dopo rispetto alla tradizione. Seguirà la seconda prova, legata all’indirizzo di studi e destinata a possibili modifiche di impostazione. Poi sarà il momento del colloquio, pensato in chiave nuova, più multidisciplinare e meno legato a schemi rigidi. La commissione d’esame sarà ridotta da sette a cinque membri, e a gennaio saranno individuate le quattro materie su cui si svilupperà l’orale. L’obiettivo dichiarato è quello di valutare non solo la preparazione disciplinare, ma anche il percorso personale e formativo dello studente.
Il cambiamento più rilevante riguarda proprio l’orale. Non ci sarà più il documento introdotto negli ultimi anni, sostituito da un colloquio che spazierà tra più materie e che darà spazio a educazione civica, percorsi di formazione scuola-lavoro e persino ad attività extrascolastiche di rilievo, come quelle sportive o culturali. La commissione sarà chiamata a misurare non solo le conoscenze, ma anche l’autonomia, la capacità critica e la consapevolezza degli studenti.
Un capitolo cruciale riguarda l’ammissione. La condotta diventa decisiva: chi avrà 9 otterrà il massimo credito, chi si fermerà al 6 dovrà presentare una tesina di educazione civica, mentre sotto quella soglia non si verrà ammessi all’esame. Restano obbligatorie le prove Invalsi e la sufficienza in tutte le materie. E sparisce una possibilità che in passato aveva suscitato polemiche: chi non si presenterà all’orale, pur avendo sostenuto gli scritti, dovrà ripetere l’anno scolastico.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha spiegato che l’orale sarà «più serio e più sereno» e che i commissari riceveranno formazione specifica e un compenso più alto. Nel decreto trovano spazio anche misure che non riguardano direttamente l’esame, come l’obbligo per i pullman dei viaggi di istruzione di essere dotati di sistemi di frenata assistita.
Le reazioni non si sono fatte attendere. I presidi, attraverso l’Anp, hanno espresso soddisfazione parlando di una riforma che rafforza la funzione educativa dell’esame e chiarisce il ruolo del colloquio. Molto diversa la posizione degli studenti, che attraverso i sindacati hanno annunciato proteste contro quella che definiscono una scuola “punitiva e autoritaria”. Le critiche riguardano soprattutto il peso eccessivo della condotta e la mancata consultazione dei ragazzi in fase di elaborazione del decreto.
Il nuovo impianto si inserisce in un contesto più ampio di cambiamenti avviati negli ultimi mesi dal Mim. Tra le misure già introdotte figurano la riforma del voto in condotta e delle sospensioni, il divieto di smartphone in classe, l’attivazione di una copertura assicurativa sanitaria per il personale scolastico, pene più severe per chi aggredisce gli insegnanti, la conferma dei supplenti di sostegno richiesti dalle famiglie e l’assunzione di mille docenti specializzati in italiano L2.
Il quadro che emerge è quello di una scuola che si muove verso un’impostazione più rigorosa, con un esame di Maturità pensato non più come un traguardo burocratico ma come un passaggio formativo in grado di valutare complessivamente studenti e percorsi. Una scelta che divide e che nei prossimi mesi sarà al centro di un confronto serrato tra istituzioni, docenti e giovani, questi ultimi determinati a far sentire la propria voce.
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