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Chiude il centro Dentorino: pazienti senza cure e soldi persi

Dopo il crack del centro di corso Regina Margherita, aperto uno sportello di aiuto. Mello (CAO): «Troppi vuoti normativi, serve una legge che tuteli davvero i cittadini»

Torino, chiude il centro Dentorino

Torino, chiude il centro Dentorino: pazienti senza cure e soldi persi

Un’altra serranda abbassata all’improvviso, e decine di pazienti rimasti senza cure, nonostante acconti e rate già versati. È la vicenda del centro odontoiatrico Dentorino di corso Regina Margherita, che in questi giorni ha cessato l’attività lasciando nello sconcerto famiglie e singoli che avevano avviato trattamenti spesso costosi e complessi. Un copione già visto: cinque anni fa, con il fallimento della catena Dentix, centinaia di torinesi si ritrovarono nella stessa situazione.

A denunciare il problema è Marta Mello, presidente della Commissione Albo Odontoiatri (CAO) di Torino, che ha deciso di aprire uno sportello di ascolto e informazione per i cittadini coinvolti. «Non è un caso isolato – spiega –. Negli ultimi anni abbiamo assistito a più chiusure improvvise di strutture odontoiatriche gestite da società commerciali. Il risultato è sempre lo stesso: pazienti che restano senza cure, pur avendo pagato somme considerevoli, e che spesso non possono nemmeno recuperare la documentazione sanitaria necessaria per proseguire i trattamenti».

Secondo Mello, il problema nasce da un vuoto normativo. La legge Gelli-Bianco del 2017 assegna la responsabilità civile alla struttura sanitaria, ma in caso di fallimento questa responsabilità diventa solo teorica. «Il paziente non ha più su chi rivalersi – osserva –. I singoli odontoiatri non rispondono direttamente, e chi si ritrova in queste vicende rimane intrappolato in una zona grigia che lo priva di reali strumenti di tutela».

Per i pazienti le difficoltà sono sia economiche sia pratiche. Oltre a dover affrontare nuove spese, spesso non trovano altri professionisti disposti a riprendere cure lasciate a metà, perché ciò implica assumersi la responsabilità di interventi iniziati da altri, magari con materiali o procedure non documentate. «La normativa consente a soggetti non odontoiatri di aprire società odontoiatriche come fossero negozi qualsiasi. È evidente che in questi casi il profitto viene prima della salute del cittadino», afferma Mello, sottolineando come ciò incrini il rapporto di fiducia medico-paziente e getti ombre sull’intera categoria.

La CAO di Torino mette a disposizione dei cittadini coinvolti un contatto diretto (cao@omceo.to.it) per ricevere assistenza e suggerimenti, ribadendo l’invito a scegliere con consapevolezza: verificare che il dentista sia iscritto all’Albo, diffidare delle offerte a prezzi troppo bassi e puntare soprattutto sulla prevenzione. «Un vero risparmio – ricorda Mello – si ottiene con controlli regolari e con la costruzione di un rapporto di fiducia con il proprio professionista».

Il caso Dentorino riapre così il tema di una riforma strutturale del settore. La proposta dell’Ordine è chiara: limitare l’attività odontoiatrica alle Società tra Professionisti (STP), in cui la maggioranza dei soci siano medici iscritti all’Albo e quindi vincolati al rispetto del Codice deontologico. Una misura che, se adottata, garantirebbe più controlli e responsabilità dirette, evitando che la salute venga subordinata agli interessi economici di soggetti privi di competenze cliniche.

Mentre decine di pazienti torinesi cercano risposte, la vicenda diventa un monito per chiunque si affidi a centri low cost gestiti da società commerciali. L’illusione di risparmiare rischia di trasformarsi in una trappola costosa, che lascia non solo senza soldi, ma soprattutto senza cure.

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