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Sanremo resta a Sanremo: sfuma l’ipotesi Torino

Intesa ufficiale dopo due giorni di incontri: Tar aveva aperto il dibattito, Lo Russo proponeva il Teatro Regio

Sanremo

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Sanremo senza Sanremo? Una domanda che ha tenuto banco per settimane, alimentata da voci, scenari alternativi e un’ambizione torinese che sembrava più di un esercizio di fantasia. Ora la risposta è definitiva: il Festival della Canzone Italiana resta nella città dei fiori. Rai e Comune di Sanremo hanno chiuso l’accordo che blinda il legame per le prossime tre edizioni, riportando il baricentro della musica italiana nel suo palcoscenico naturale e archiviando, almeno per ora, l’ipotesi di un trasloco verso la Mole.

Dopo giorni di incontri e speculazioni, sono bastate due giornate decisive tra la delegazione Rai e l’Amministrazione comunale di Sanremo per arrivare all’ufficialità: il festival non si muove dal capoluogo ligure. Una scelta che mette fine alle speranze di Torino, protagoniste di un “sogno” cresciuto a inizio anno e alimentato dall’idea di dare al Festival una nuova cornice.

L’onda lunga della sentenza del Tar Liguria (dicembre 2024), che aveva dichiarato illegittimo l’affidamento diretto del Festival alla Rai, ha imposto una riflessione profonda. Pur avendo presentato ricorso, l’azienda pubblica ha esplorato scenari alternativi. Da qui, la possibilità—divenuta rapidamente tema nazionale—di valutare nuove sedi pronte ad accogliere la kermesse.

Perché Torino? La città ha dimostrato di sapere gestire eventi internazionali di primo piano: dall’Eurovision Song Contest alle ATP Finals. Il sindaco Stefano Lo Russo ha messo sul tavolo l’ipotesi, indicando il Teatro Regio come potenziale location, ma mantenendo prudenza e tempi tecnici: troppo presto per parlarne ufficialmente. Anche il pubblico torinese si è diviso: entusiasmo da un lato, rispetto per la tradizione sanremese dall’altro. Un dibattito sano, che ha misurato desiderio di crescita e consapevolezza storica.

A raffreddare l’asse torinese è arrivata, a maggio, la manifestazione di interesse ufficiale della Rai nei confronti di Sanremo. Un segnale chiaro di continuità, confermato oggi dall’accordo che mette nero su bianco la permanenza del Festival nella sua casa ligure per tre edizioni. Una scelta che privilegia stabilità e riconoscibilità del brand culturale più forte della tv italiana.

Cosa significa, concretamente, per Sanremo? Continuità di un flusso economico e mediatico che ogni anno trasforma la città in un epicentro nazionale, con ricadute su turismo, indotto e reputation internazionale. Ma significa anche conservare un patrimonio simbolico: quel rapporto simbiotico tra luogo e racconto musicale che, nel tempo, ha reso Sanremo più di un titolo in cartellone—una promessa collettiva, una ritualità laica.

Se Torino deve mettere in pausa il proprio sogno, le porte non si chiudono per sempre. Il confronto aperto negli ultimi mesi suggerisce che la discussione sulla governance del Festival, anche alla luce del contenzioso amministrativo, potrà riaprirsi. Per ora, però, il faro resta puntato sull’Ariston: Sanremo è al lavoro sulle prossime edizioni, decisa a restare punto di riferimento indiscusso del panorama musicale italiano.

Carlo Conti, conduttore dell'ultima edizione

PERCHE' SANREMO E' SANREMO...

Il Festival di Sanremo non è solo una competizione canora: è parte integrante dell’identità della città che lo ospita dal 1951, anno della prima edizione al Salone delle Feste del Casinò Municipale. Nel 1977 il festival si è trasferito al Teatro Ariston, che da allora è diventato un palcoscenico iconico riconosciuto in tutto il mondo.

Per Sanremo, la rassegna non è soltanto un evento televisivo: è un motore di economia, turismo e immagine internazionale. Ogni anno, durante la settimana del festival, la città ligure si trasforma in un palcoscenico diffuso, accogliendo artisti, giornalisti, tecnici, curiosi e appassionati. Alberghi e ristoranti registrano il tutto esaurito, le vie si riempiono di musica e iniziative collaterali, e l’indotto supera di gran lunga i confini dell’evento in sé.

Il legame tra Sanremo e il suo festival è anche storico e culturale. La città, già famosa per il clima mite e per la tradizione floreale (da cui l’appellativo di “Città dei Fiori”), ha legato il proprio nome indissolubilmente a una manifestazione che ha fatto da specchio e da cassa di risonanza per l’evoluzione musicale e sociale dell’Italia. Ogni edizione, con i suoi scandali, le sue innovazioni e i suoi trionfi, è entrata nel racconto collettivo del Paese, alimentando la percezione di Sanremo come un luogo unico, capace di custodire e rilanciare la storia della canzone italiana.

Per questi motivi, ogni ipotesi di trasferire il Festival in un’altra città ha sempre sollevato polemiche e opposizioni, non solo da parte delle istituzioni locali ma anche del pubblico e degli stessi artisti. La conferma della Rai che il Festival resta a Sanremo non rappresenta dunque una semplice decisione logistica: è un atto che ribadisce la volontà di tutelare un patrimonio identitario che unisce un’intera comunità alla sua manifestazione più celebre.

Sanremo e il Festival, in definitiva, sono due realtà che si sostengono a vicenda: senza il Festival la città non sarebbe la stessa, e senza Sanremo la kermesse perderebbe la sua aura speciale, costruita in oltre settant’anni di storia condivisa.

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