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29 Agosto 2025 - 21:12
Il pomeriggio di venerdì 29 agosto 2025 resterà impresso nella memoria dell’Eporediese. Una grandine di proporzioni eccezionali si è abbattuta con violenza su Ivrea e dintorni, trasformando in pochi minuti una giornata estiva in un incubo meteorologico. Dalle 18.30, tra Pavone Canavese e la frazione San Grato di Ivrea, si è scatenata una tempesta con chicchi grandi come noci, in alcuni casi fino a 5 centimetri di diametro, capaci di scheggiare vetri, ammaccare carrozzerie e devastare orti e coltivazioni.
Le immagini circolate in rete mostrano la furia della natura: tetti danneggiati, balconi imbiancati da una coltre di ghiaccio e strade ricoperte da uno strato compatto di grandine, tanto da sembrare improvvisamente invernali. A San Bernardo e San Giovanni d’Ivrea le segnalazioni parlano di danni ingenti, con disagi alla circolazione e famiglie costrette a rimuovere l’acqua e il ghiaccio penetrati nei locali seminterrati. A Pavone, i chicchi raggiungevano i 4 centimetri di diametro, e in poche decine di minuti hanno fatto esplodere i vetri di numerose automobili parcheggiate.
Ad Ivrea la forte pioggia caduta in poche decine di minuti ha causato anche l'allagamento di via Torino.
E mentre Ivrea e il Canavese facevano i conti con il ghiaccio, un’altra emergenza si apriva poco più a nord, nel Verbano-Cusio-Ossola. In valle Divedro, all’altezza della frazione Riceno di Varzo, un torrente è esondato sia a monte che a valle dell’abitato, dopo ore di piogge torrenziali. L’acqua ha invaso strade e cantine, costringendo i vigili del fuoco a diversi interventi di soccorso. La paura si è diffusa tra gli abitanti, consapevoli della fragilità idrogeologica di una valle che troppo spesso subisce le conseguenze di piogge violente e improvvise.
Questi eventi non possono più essere archiviati come fenomeni isolati. Gli esperti ricordano che la tropicalizzazione del clima sta rendendo sempre più frequenti le grandinate con chicchi giganti e le piogge concentrate in brevi lassi di tempo. Ciò che un tempo era eccezione oggi appare come la regola: basti pensare che negli ultimi cinque anni il Piemonte ha registrato un incremento del 70% degli eventi estremi, secondo i dati dell’Osservatorio CittàClima.
Per gli abitanti dell’Eporediese, quella di ieri sera è stata una notte di paura e rabbia. Paura per la violenza di una natura che non dà tregua, rabbia per la sensazione di impotenza di fronte a fenomeni che colpiscono case, auto, aziende agricole e infrastrutture senza preavviso. Molti ricordano come appena un anno fa la stessa zona fosse stata teatro di allagamenti e smottamenti, e oggi la storia sembra ripetersi con maggiore intensità.
Resta ora da capire l’entità complessiva dei danni. Le prime stime parlano di centinaia di interventi richiesti ai vigili del fuoco, con decine di segnalazioni di tetti scoperchiati e impianti elettrici fuori uso. La Protezione Civile ha invitato alla massima prudenza anche per le prossime ore, dato che l’instabilità atmosferica non accenna a placarsi.
Un’estate segnata dal caldo torrido e da improvvise esplosioni temporalesche si avvia dunque verso la fine lasciando dietro di sé ferite profonde. L’Eporediese e il Canavese pagano ancora una volta un prezzo altissimo a un clima che cambia, che si abbatte con violenza crescente e che mette a nudo tutta la vulnerabilità dei nostri territori.
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