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Elezioni comunali, abolizione del voto disgiunto. Maino: "Un colpo alla libertà di scelta degli elettori"

L'emendamento approvato ad agosto potrebbe modificare le modalità di voto nei comuni sopra i 15mila abitanti come Ciriè

Matteo Maino + Europa

Matteo Maino + Europa

Un emendamento approvato in piena estate, lontano dai riflettori e quasi nel silenzio generale, rischia di cambiare le carte in tavola alle prossime elezioni comunali di Cirié, dove nel 2025 si voterà per scegliere il nuovo sindaco. Non un dettaglio tecnico, ma un intervento destinato a incidere sulla libertà degli elettori e sugli stessi assetti politici locali.

In Commissione Affari Costituzionali del Senato è passato il cosiddetto “ddl ballottaggi”, dentro il quale un emendamento a prima firma della senatrice leghista Daisy Pirovano ha introdotto una modifica cruciale: l’abolizione del voto disgiunto nei comuni sopra i 15mila abitanti. In concreto, significa che non sarà più possibile votare per un candidato sindaco e, contemporaneamente, per una lista che non sia a lui collegata. In caso contrario, il voto sarà nullo.

La norma, che sembra di nicchia e tecnica, è stata definita da +Europa una “mostruosità tecnico-politica”, capace di limitare la libertà di scelta, ridurre la rappresentanza e spingere ulteriormente i cittadini verso l’astensionismo. A denunciarlo con toni durissimi sono stati Andrea Turi, coordinatore torinese del partito, e Matteo Maino, membro della Direzione nazionale, che hanno firmato una nota congiunta. Per loro, si tratta di un “blitz antidemocratico”, portato avanti in sordina nel pieno del periodo estivo, quando l’attenzione dell’opinione pubblica è ridotta.

Le conseguenze non sono affatto teoriche. A Cirié, dove la città si prepara a salutare l’attuale amministrazione guidata da Loredana Devietti, l’eliminazione del voto disgiunto potrebbe avere un impatto diretto sugli equilibri elettorali. Negli anni passati, molti cittadini hanno usato questa opzione per sostenere un candidato sindaco di una coalizione e, allo stesso tempo, dare fiducia a una lista civica o a un partito di orientamento diverso. Una prassi che ha favorito la nascita di consigli comunali più rappresentativi e che spesso ha permesso a movimenti più piccoli di conquistare spazi di visibilità.

La sindaca uscente, Loredana Devietti, non si potrà più candidare

Con la nuova regola, invece, gli elettori saranno costretti a scegliere pacchetti “blindati”: il sindaco e le liste collegate, senza alcuna possibilità di incrociare le preferenze. Chi segnerà soltanto il nome del sindaco, senza indicare una lista, vedrà il suo voto redistribuito d’ufficio alle liste collegate, in proporzione ai risultati complessivi. Una forzatura che ridisegna il rapporto diretto tra elettori e rappresentanza.

Non è un caso che +Europa richiami l’attenzione anche ai precedenti europei. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, infatti, aveva già sollevato rilievi contro il Rosatellum – la legge elettorale nazionale – proprio per il divieto di voto disgiunto alle politiche, a seguito di un ricorso presentato da Mario Staderini, ex segretario dei Radicali Italiani. Ora lo stesso principio viene replicato su scala comunale, con effetti potenzialmente ancora più incisivi nelle città medio-grandi.

Per Cirié, lo scenario elettorale si fa dunque più rigido e meno aperto a sorprese. In questo contesto, diventa ancora più rilevante l’ipotesi di una candidatura a sindaco di Matteo Maino, figura emergente di +Europa. Nato e cresciuto a Torino ma profondamente legato al territorio, Maino è oggi membro della Direzione nazionale del partito, ed è già stato tra i volti più attivi nelle campagne locali a favore della trasparenza amministrativa e dei diritti civili. Con un profilo giovane ma già rodato politicamente, la sua candidatura rappresenterebbe una sfida interessante: portare in una città come Cirié le istanze liberal-democratiche di un partito che, proprio in queste settimane, sta denunciando quello che definisce un colpo di mano contro la democrazia.

Le sue parole sulla vicenda parlano chiaro: “Il voto disgiunto è una libertà, non un lusso. Non si può spezzare così il legame diretto tra cittadini e istituzioni”. Dichiarazioni che mostrano quanto l’argomento non sia confinato nelle aule parlamentari, ma tocchi da vicino anche le dinamiche locali.

Per molti, questo emendamento è stato un blitz consumato “in sordina”, approvato mentre gran parte del Paese pensava ad altro. Ma le conseguenze si vedranno a breve, e potrebbero condizionare la corsa alla poltrona di sindaco a Cirié. Un terreno di gioco dove l’elettorato non potrà più esprimersi con la stessa libertà di prima, e dove le coalizioni saranno chiamate a rivedere le proprie strategie.

L’estate politica, insomma, lascia in eredità una norma che potrebbe pesare più di quanto non sembri, trasformando le prossime amministrative ciriacesi in un vero banco di prova per la tenuta della democrazia locale.

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