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La “gobba” senile non è solo un fatto estetico: perché succede e come affrontarla

La postura che cambia con gli anni può nascondere patologie serie: diagnosi precoce, trattamenti personalizzati ed esercizi mirati aiutano a ridurre dolore e limitazioni

La “gobba” senile

La “gobba” senile non è solo un fatto estetico: perché succede e come affrontarla

Con il passare degli anni il corpo cambia e la colonna vertebrale, che ci sostiene per tutta la vita, può subire trasformazioni visibili e spesso invalidanti. Una delle più comuni è la cosiddetta “gobba”, termine popolare che i medici indicano come ipercifosi, ossia un’accentuazione anomala della normale curva dorsale. Si tratta di una condizione che non va sottovalutata, perché non sempre si limita a un problema estetico: in molti casi è il segnale di patologie sottostanti come osteoporosi, artrosi o fratture vertebrali. E se in giovane età la postura si corregge facilmente con buone abitudini, in età avanzata le conseguenze possono diventare serie.

Non va confusa l’ipercifosi vera con l’“atteggiamento cifotico”, cioè un vizio posturale legato a cattive abitudini e sedentarietà. Nel secondo caso non si tratta di una malattia, ma di una postura sbagliata che può essere corretta con l’esercizio fisico, soprattutto durante la crescita. L’ipercifosi invece ha basi più complesse: può essere congenita, derivare da patologie dell’osso, da traumi o comparire con l’invecchiamento. Nei ragazzi esiste anche una forma specifica, l’ipercifosi giovanile, conosciuta come morbo di Scheuermann, dovuta a una crescita anomala delle vertebre. Nei casi più gravi l’ipercifosi non solo altera l’aspetto fisico, ma comporta dolore, rigidità, perdita di mobilità e un peggioramento significativo della qualità della vita.

Riconoscere i segnali precoci è fondamentale. Quando la schiena resta curva anche nel tentativo di mantenere una postura eretta, quando compaiono mal di schiena persistenti, rigidità o una perdita di altezza superiore ai tre o quattro centimetri rispetto alla statura in età adulta, è necessario rivolgersi a uno specialista. La diagnosi si basa su una valutazione clinica, con manovre mirate per distinguere un vizio posturale da una vera deformità ossea, e si completa quasi sempre con una radiografia. Quest’ultima permette di individuare anche eventuali fratture vertebrali, spesso silenziose e quindi trascurate: si calcola che un anziano su cinque presenti una frattura di questo tipo, ma in due terzi dei casi non venga diagnosticata né trattata.

Le cause principali della schiena curva in età avanzata risiedono nella fragilità ossea. L’osteoporosi, malattia silenziosa che riduce la densità e la resistenza delle ossa, rende la colonna più vulnerabile a microfratture, talvolta indolori ma capaci di modificare la struttura vertebrale. L’artrosi e altre patologie degenerative della colonna completano il quadro, contribuendo a peggiorare la postura.

Il trattamento varia in base al grado di curvatura e alla causa. La fisioterapia resta il primo strumento, con esercizi guidati volti a rafforzare la muscolatura che sostiene la postura eretta. Nei casi di entità moderata può essere utilizzato un corsetto di plastica, associato a programmi di rinforzo muscolare; nei giovani con morbo di Scheuermann si ricorre a volte al corsetto gessato. Nei casi estremi, generalmente tra i 50 e i 70 anni, può essere valutato un intervento chirurgico. L’approccio più efficace rimane comunque quello che combina esercizio mirato e controllo della malattia di base, come l’osteoporosi, con farmaci specifici.

Gli esercizi indicati rafforzano la parte superiore della schiena, le spalle e il core, cioè il complesso muscolare che stabilizza il tronco. Camminare, nuotare, praticare attività di resistenza con pesi leggeri o elastici sono attività consigliate, purché adattate alle condizioni del singolo paziente. Ogni programma va però discusso con il medico: alcune attività possono essere rischiose se ci sono fratture vertebrali già presenti. È illusorio aspettarsi una remissione completa delle deformità ossee, ma il trattamento può ridurre il dolore, migliorare la funzionalità quotidiana e rallentare la progressione del problema.

Il discorso cambia se si parla di prevenzione. In questo caso molto si gioca nei decenni precedenti, perché la salute della colonna si costruisce già in giovane età. Mantenere muscoli forti e ossa robuste è il miglior investimento contro l’ipercifosi senile. Significa praticare regolarmente esercizi di resistenza e attività fisica per almeno 150 minuti a settimana, curare l’alimentazione introducendo proteine, calcio e vitamina D a sufficienza, evitare il fumo e limitare l’alcol, entrambi fattori che riducono la densità ossea.

La prevenzione riguarda anche le abitudini quotidiane. Passare ore davanti a computer e smartphone favorisce posture scorrette, soprattutto tra i giovani, e può portare già in età adolescenziale a un atteggiamento cifotico. Correggere queste abitudini, alternare lo studio o il lavoro sedentario con momenti di movimento e imparare a sedersi correttamente sono piccoli gesti che riducono il rischio di problemi futuri.

L’ipercifosi non è dunque una condanna inevitabile dell’età avanzata. È un fenomeno complesso, che in alcuni casi può essere evitato e in altri rallentato. Ma soprattutto è un campanello d’allarme che merita attenzione, perché dietro la schiena curva si celano spesso condizioni che compromettono non solo la postura, ma anche la qualità e l’autonomia della vita. La medicina oggi offre strumenti efficaci, ma serve consapevolezza da parte dei pazienti e una maggiore attenzione alla prevenzione sin dall’età adulta.

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