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27 Agosto 2025 - 21:29
Il gruppo alla partenza in aeroporto
Un cammino che racchiude in sé fede, inclusione e convivialità. È con queste tre parole chiave che può essere descritto CamminAutismo 2025, l’iniziativa partita martedì 26 agosto con la prima tappa da Sarria a Portomarín, lungo uno dei tratti più celebri e suggestivi del Cammino di Santiago di Compostela. L’avventura vede protagonisti un gruppo di ragazzi piemontesi, che percorreranno gli ultimi 100 chilometri fino a Santiago in sei tappe complessive, accompagnati da famiglie, volontari e professionisti.
Il progetto, giunto alla sua quarta edizione consecutiva, è promosso dal Mulino Sambuy di San Mauro Torinese, realtà che da anni si impegna nella creazione di percorsi abilitativi e inclusivi. Anche questa volta l’iniziativa gode del sostegno della Regione Piemonte, di enti istituzionali e di sponsor privati che hanno deciso di credere nella forza del cammino come strumento di crescita personale e collettiva. Non a caso, il mondo dello sport ha seguito con attenzione la partenza, riconoscendo a CamminAutismo la capacità di proporsi come un appuntamento ormai consolidato e di respiro nazionale.
La prima giornata, che ha portato il gruppo fino a Portomarín, ha già mostrato lo spirito che caratterizzerà le tappe successive: entusiasmo, partecipazione e voglia di condividere. Ogni chilometro percorso diventa un passo verso un’esperienza che promette di essere indimenticabile, non solo per i ragazzi coinvolti ma anche per le famiglie e i volontari che camminano al loro fianco.
Ma CamminAutismo non si esaurisce nel viaggio in Spagna. Al contrario, rappresenta il culmine di un percorso lungo e strutturato, iniziato mesi prima con incontri, allenamenti e attività preparatorie. Questi momenti, pensati per abituare i partecipanti alla fatica del cammino, hanno avuto un duplice scopo: preparare fisicamente i ragazzi e, allo stesso tempo, offrire occasioni di apprendimento in contesti naturali, favorendo l’autonomia, la socializzazione e la capacità di affrontare sfide concrete.
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Ogni edizione di CamminAutismo ha dimostrato di lasciare una traccia profonda nei partecipanti. I risultati positivi raccolti negli anni testimoniano come il progetto non sia solo un viaggio, ma un percorso educativo e abilitativo in grado di unire dimensione personale e collettiva. Per i ragazzi, infatti, affrontare il Cammino di Santiago significa misurarsi con la fatica e la soddisfazione, imparare il valore della costanza e scoprire nuove forme di relazione e di sostegno reciproco.
Il cammino, con la sua lentezza e la sua continuità, diventa così un vero strumento pedagogico. Non si tratta soltanto di camminare: si tratta di imparare a gestire le proprie energie, di saper attendere, di rispettare i tempi degli altri e di accettare che ogni traguardo richiede impegno e pazienza. Tutto questo si traduce in una crescita che va ben oltre il percorso spagnolo.
Durante il viaggio, il gruppo si muove come una comunità: ragazzi, genitori, professionisti e volontari vivono insieme ogni momento, dal passo lento sotto il sole ai momenti di ristoro lungo il percorso. È in questa dimensione collettiva che emergono amicizie nuove e che il sostegno reciproco diventa il motore principale per superare le difficoltà.
L’arrivo a Santiago de Compostela, davanti alla Cattedrale, rappresenterà certamente un traguardo concreto e simbolico al tempo stesso. Non solo la conclusione di un cammino fisico, ma il segno tangibile di un’esperienza di crescita e di inclusione. Ogni tappa, ogni strada percorsa e ogni emozione vissuta entreranno a far parte di un bagaglio che i ragazzi porteranno con sé anche al ritorno in Piemonte.
CamminAutismo 2025 dimostra così come un progetto ben strutturato, sostenuto da istituzioni, famiglie e associazioni, possa trasformare un’antica tradizione come il Cammino di Santiago in un laboratorio di vita e di comunità. Una scommessa vinta nelle passate edizioni e che anche quest’anno si rinnova, con la stessa forza e con lo stesso entusiasmo.
In definitiva, quello verso Santiago non è soltanto un viaggio, ma un’esperienza capace di generare inclusione, autonomia e memoria condivisa. Un patrimonio che resterà indelebile nella vita dei ragazzi e di chi li accompagna, confermando ancora una volta il valore di un progetto che ha saputo crescere, consolidarsi e farsi riconoscere come un modello a livello nazionale.
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