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Attualià
26 Agosto 2025 - 18:20
In un’epoca di app, pagamenti istantanei e lavoro da remoto, per 400mila piemontesi il primo ostacolo resta trovare “tre tacche”. È il paradosso di un territorio che corre verso il futuro ma inciampa nei buchi di copertura: un triangolo delle Bermuda fatto di vallate e crinali, dove il telefono non prende, i messaggi non partono e la sicurezza ne risente. Un problema di cittadinanza digitale che frena economia locale e turismo e che la Regione prova ad aggredire con nuovi fondi e una mappatura capillare dei disservizi.
400mila residenti in Piemonte vivono in aree senza segnale mobile. - Il blackout della rete non è solo scomodità: impatta su sicurezza, pronto intervento, lavoro agile e competitività dei territori. - Il tema è definito un problema di cittadinanza digitale: senza connettività, diritti e opportunità non sono garantiti allo stesso modo per tutti.
La geografia dei disagi è spesso impervia, ma non esclusivamente montana. Le segnalazioni raccolte raccontano un Piemonte policentrico e turistico che fatica a telefonare: - Provincia di Torino: Ala di Stura, Bardonecchia, Cesana. - Cuneese: Acceglio, Argentera, Sampeyre, Bellino, Briga Alta. - Valsesia (Vercellese): Boccioleto, frazioni di Varallo, Campertogno, Rassa. - Verbano-Cusio-Ossola: Bognanco, Omegna, Crodo. - Novarese: Armeno (frazione Sovazza e borgo montano di Coiromonte). - Alessandrino: Carrega Ligure, Gavi. A livello di volume delle segnalazioni provinciali, primeggia Cuneo, seguita da Torinese, Verbano-Cusio-Ossola, Biellese, Vercellese, Novarese, Alessandrino e Asti.
In molte aree definibili a “fallimento di mercato” gli operatori privati non hanno convenienza economica a investire in nuove antenne o adeguamenti. Qui interviene il pubblico: senza un sostegno mirato, la copertura rimane lacunosa e l’isolamento digitale si cristallizza. La sfida è duplice: - superare i vincoli territoriali e infrastrutturali tipici delle zone alpine e appenniniche; - rendere sostenibili gli interventi dove la domanda è sparsa e stagionale.
La Regione ha stanziato 4 milioni di euro per colmare il divario digitale in 1.000 aree del Piemonte prive di segnale, dove non si può telefonare né inviare messaggi. - L’Uncem (Unione nazionale Comuni Comunità Enti Montani) ha raccolto oltre 5.000 segnalazioni in tutta Italia; dal Piemonte ne arrivano 1.800, la quota regionale più consistente. - Tra le voci interpellate: Marco Bussone, presidente Uncem Piemonte, e Federica Lanteri, sindaca di Briga Alta. Le loro testimonianze portano in primo piano le criticità quotidiane dei territori e l’urgenza di accelerare la copertura.
Marco Bussone, presidente Nazionale Uncem
L’assenza di segnale non è un dettaglio tecnico: - Sicurezza: in emergenza, l’impossibilità di chiamare soccorsi può fare la differenza. - Economia e servizi: artigiani, commercianti e professionisti non possono contare su chiamate, consegne coordinate o pagamenti digitali affidabili. - Turismo: località di villeggiatura e sport invernali (da Bardonecchia a Cesana) rischiano recensioni negative e minori presenze. - Smart working: laddove il telefono non prende, il lavoro da remoto “non esiste”, tagliando fuori intere comunità dalle opportunità della trasformazione digitale.
I fondi sono un primo passo. Per trasformarli in copertura reale servono: - priorità alle aree con impatti immediati su sicurezza e turismo, e alle comunità completamente scoperte; - coordinamento stretto tra Regione, Comuni, Uncem e operatori per incrociare le 1.800 segnalazioni piemontesi con interventi rapidi e misurabili; - soluzioni tecniche coerenti con la morfologia: siti strategici e reti condivise lì dove la geografia è più ostile. La posta in gioco è alta: colmare i vuoti di segnale significa tenere insieme coesione sociale, attrattività turistica e competitività delle aree interne. È un test di maturità per il Piemonte digitale, chiamato a dimostrare che nessuna valle è troppo lontana per essere connessa.
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