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25 Agosto 2025 - 12:35
Agliè, la Vuelta fa arrabbiare i commercianti: piazza chiusa dalle 8 del mattino
Ad Agliè, nel giorno in cui la Vuelta a España avrebbe dovuto rappresentare soltanto una vetrina internazionale, un’occasione di festa e di orgoglio, la cronaca racconta invece di polemiche e malumori. Il motivo? La chiusura al traffico e alla sosta di piazza Mautino e delle strade adiacenti già dalle 8 del mattino, nonostante il passaggio dei corridori fosse previsto attorno alle 15.30. Una decisione che ha acceso la protesta di commercianti e cittadini, molti dei quali parlano di una “forzatura” che ha reso complicata un’intera giornata di vita ordinaria.
Il provvedimento, contenuto nell’ordinanza firmata dal sindaco Marco Succio, ha disposto il divieto di circolazione e di sosta per tutte le categorie di veicoli – salvo autorizzati – fino alle 16.00. Una scelta giustificata dalle esigenze di sicurezza e di gestione della gara, ma che ha avuto come conseguenza immediata il blocco delle attività del centro storico. I negozi di via Principe Amedeo e dintorni, così come l’ufficio postale e le botteghe di generi di prima necessità, hanno registrato forti disagi: clienti impossibilitati a raggiungere la zona, parcheggi vietati e una mattinata trascorsa all’insegna del deserto commerciale.
Le lamentele hanno preso corpo già dalle prime ore. Molti cittadini, recatisi in centro per commissioni quotidiane, si sono trovati davanti a transenne e divieti. Alcuni sono tornati indietro senza poter ritirare pacchi in posta, altri hanno dovuto rinunciare a fare la spesa dal tabaccaio o nei negozi alimentari. Chi abita nelle vicinanze ha parlato di una giornata “sprecata” per attività che avrebbero potuto svolgersi regolarmente almeno fino a poche ore prima del passaggio della carovana.
Al cuore della polemica c’è una domanda semplice: era davvero necessario chiudere piazza Mautino per oltre otto ore consecutive quando il transito dei ciclisti si sarebbe consumato in una manciata di minuti? Per molti, la risposta è negativa. “Una grande forzatura”, ripetono commercianti e residenti, convinti che l’evento sia stato organizzato senza tenere in considerazione le esigenze della comunità locale.
D’altro canto, le autorità difendono la scelta richiamandosi a motivi di sicurezza. Un evento internazionale come la Vuelta richiede un dispositivo imponente: coordinamento tra polizia locale, protezione civile, forze dell’ordine e volontari, controlli sugli accessi e predisposizione delle barriere. Tutto questo, spiegano, non può essere improvvisato pochi minuti prima dell’arrivo dei corridori. Da qui la necessità di chiudere le strade con largo anticipo, per avere il tempo di organizzare il presidio e garantire che nessun veicolo o pedone intralci la corsa.
Il contrasto tra queste due visioni è però netto. Da un lato l’orgoglio di ospitare una delle tappe della più importante corsa ciclistica di Spagna, un evento seguito in tutto il mondo che porta visibilità al territorio. Dall’altro il malessere tangibile di chi vive e lavora quotidianamente ad Agliè, e che si è trovato improvvisamente privato della possibilità di muoversi liberamente nel proprio paese per quasi un’intera giornata.
Le critiche più accese arrivano dai commercianti, che parlano di incassi azzerati e di una mattinata di lavoro “bruciata”. Il transito dei ciclisti, sottolineano, durerà pochi minuti, mentre le attività sono state penalizzate per ore. Per molti piccoli negozi, in un periodo già difficile sul piano economico, ogni giornata di chiusura o di calo di clientela pesa come un macigno. A questo si aggiunge l’irritazione dei cittadini, soprattutto degli anziani, che hanno trovato chiusi o inaccessibili i servizi di cui avrebbero avuto bisogno.
Il caso di Agliè si inserisce in un dibattito più ampio che accompagna spesso i grandi eventi sportivi ospitati nei piccoli centri: come conciliare la dimensione spettacolare, l’orgoglio di essere sotto i riflettori internazionali e l’impatto concreto sulla vita delle comunità locali? È un equilibrio difficile, e il malcontento che si respira oggi nel paese canavesano lo dimostra.
Certo, nessuno nega la portata storica del passaggio della Vuelta: per la prima volta in 90 edizioni, la corsa spagnola attraversa il Piemonte e il Canavese, portando con sé telecamere, giornalisti, squadre provenienti da tutto il mondo. Ma la gestione delle chiusure, secondo molti residenti, è stata sproporzionata. In altre città, osservano, le strade vengono interdette al traffico poco prima dell’arrivo dei corridori, riducendo così i disagi al minimo indispensabile.
Il timore è che quanto accaduto lasci uno strascico di amarezza, che rischia di offuscare l’entusiasmo per un evento che avrebbe dovuto essere soltanto motivo di festa. Molti cittadini parlano già di “lezione da imparare” per il futuro: la necessità di pianificare meglio, di ascoltare le esigenze della comunità e di trovare soluzioni più equilibrate. Magari valutando chiusure progressive, a ridosso del passaggio dei ciclisti, invece di un blocco totale e prolungato.
Il passaggio dei corridori durerà il tempo di un applauso e di un incitamento urlato a gran voce dai tifosi, ma il ricordo di questa giornata resterà segnato anche dalle polemiche. Perché se è vero che lo sport unisce e porta entusiasmo, è altrettanto vero che l’organizzazione deve essere capace di coniugare festa e quotidianità, visibilità e rispetto delle esigenze locali.
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