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Serie A, svolta storica: per la prima volta un arbitro spiega in diretta allo stadio la decisione sul Var (VIDEO)

Il fischietto di Pinerolo entra nella storia con un annuncio chiaro e inaugura un nuovo rapporto tra calcio, arbitri e tifosi

Serie A, svolta storica

Serie A, svolta storica: per la prima volta un arbitro spiega in diretta allo stadio la decisione sul Var (VIDEO)

Un momento che resterà inciso nella memoria del calcio italiano è arrivato al 18° minuto di Como-Lazio. Dallo stadio, con voce ferma e tono deciso, è risuonata la frase: «A seguito di revisione il numero 11 della Lazio è partito in posizione di fuorigioco. Decisione finale: fuorigioco». Per la prima volta in assoluto, un arbitro ha spiegato in diretta al pubblico la ragione di un annullamento. A firmare la svolta è stato Gianluca Manganiello, 43 anni, arbitro nato a Pinerolo e con una lunga carriera tra i professionisti.

Un gesto in apparenza semplice, ma che segna una rivoluzione nel rapporto tra il calcio, la tecnologia e i tifosi. Il Var non è più solo uno strumento nascosto dietro monitor e comunicati, ma diventa voce, spiegazione pubblica, trasparenza. E l’Italia, che spesso sul fronte arbitrale è stata criticata per lentezze o rigidità, oggi entra in una nuova era.

La scelta di inaugurare questa modalità in Serie A con Manganiello non è casuale. Il direttore di gara piemontese, che da anni viene considerato affidabile e privo di eccessi, incarna lo stile di chi preferisce la sostanza alla spettacolarità. Le statistiche della scorsa stagione, la 2024-25, lo raccontano: 17 partite dirette, 48 cartellini gialli, 3 rossi, 45 fuorigioco segnalati, 3 rigori concessi, 412 falli fischiati. Una media di appena 3 cartellini a partita, indice di un approccio ordinato e di un controllo costante senza ricorrere a provvedimenti drastici.

Manganiello non è un nome che scatena clamori o polemiche mediatiche, ma proprio questa sua cifra stilistica lo ha reso la figura adatta a scrivere un passaggio storico. Non è un arbitro che divide per atteggiamenti plateali o interpretazioni controverse: è considerato un funzionario preciso, quasi “silenzioso”, ma che commette pochi errori pesanti. La sua carriera, partita giovanissimo, riflette un percorso di tenacia e dedizione.

Nato nel 1981, cresciuto tra Pinerolo e le radici familiari campane a Pattano, ha costruito la sua vita tra calcio e lavoro. Oltre a vestire la divisa da arbitro, è anche analista finanziario. Una doppia vita professionale che gli ha insegnato equilibrio e gestione dei dettagli. A 15 anni l’ingresso nell’AIA, poi un percorso progressivo: undici anni dopo il debutto in Serie D, nel 2010/11 il salto tra i professionisti, nel 2012/13 la Serie B e infine, il 18 maggio 2014, l’esordio in Serie A con Chievo-Inter. Dal 2017 è una presenza fissa nella massima categoria, con oltre 20 gare dirette a stagione.

Sposato con Chiara e padre di due figli, Matteo e Vittoria, Manganiello rappresenta quel profilo di arbitro che ha trovato il suo spazio senza clamori, costruendo una carriera sulla continuità. Ed è proprio questa cifra che spiega perché sia toccato a lui inaugurare l’era degli arbitri che parlano.

La novità non è solo un fatto tecnico: è un passaggio culturale. Per anni, la distanza tra pubblico e decisioni arbitrali è stata colmata solo da gesti e comunicati ufficiali. Spiegare in diretta, con un linguaggio semplice, perché un gol viene annullato o un rigore concesso, significa aprire una finestra di trasparenza. Significa ridurre le polemiche immediate e riportare parte del dialogo dentro lo stadio, dove fino a ieri regnavano dubbi e proteste.

Manganiello, spesso giudicato “acerbo” per non aver mai imposto uno stile personale forte, si è trovato invece a essere l’uomo giusto al momento giusto. Non per un errore, non per una contestazione, ma per aver prestato la sua voce a un cambiamento storico.

Il calcio italiano, che negli ultimi anni ha inseguito la modernità tra Var, goal line technology e regolamenti aggiornati, compie così un altro passo verso l’internazionalizzazione, avvicinandosi alle pratiche già viste in altri sport. La differenza è che qui la posta in gioco è anche culturale: un paese abituato a leggere gli arbitri come figure silenziose, talvolta ostili, dovrà ora abituarsi a considerarli parte di un racconto trasparente e condiviso.

La giornata di Como-Lazio entra quindi nella storia non per un episodio di cronaca sportiva, ma per una prima volta destinata a cambiare le abitudini del pubblico e la percezione della giustizia sportiva. E il nome che resterà legato a questo passaggio è quello di Gianluca Manganiello, l’arbitro di Pinerolo che ha fatto parlare il Var.

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