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Bovini con la dermatite: vaccini a pieno ritmo per salvare la Fontina

Vaccinazioni accelerate per 34 mila bovini, obiettivo 2.000 al giorno

Bovini con la dermatite

Bovini con la dermatite: vaccini a pieno ritmo per salvare la Fontina

Il destino di centinaia di forme di Fontina DOP prodotte nella zona di sorveglianza per la dermatite nodulare contagiosa è ancora appeso a un filo burocratico. Da settimane, i produttori valdostani attendono lo sblocco del vincolo che impedisce la libera commercializzazione dei formaggi a latte crudo provenienti dalle aree sottoposte a restrizioni. La questione è finita direttamente sul tavolo del ministero della Salute, a cui l’assessorato regionale alla Sanità ha chiesto chiarimenti ufficiali sui tempi di revisione del protocollo stabilito lo scorso 7 agosto dall’Unità centrale di crisi.

L’aggiornamento, atteso a breve, dovrà adeguarsi alla prossima modifica del Regolamento (Ue) 2020/687, con l’obiettivo di eliminare un paradosso che pesa non solo sull’economia ma anche sull’immagine stessa della produzione lattiero-casearia valdostana. Le forme di Fontina prodotte in “zona di sorveglianza” sono infatti identiche, per qualità e sicurezza alimentare, a quelle realizzate altrove. Il blocco riguarda esclusivamente un aspetto normativo, che gli allevatori e i casari definiscono ormai insostenibile.

Nel frattempo, la Regione accelera sul fronte più delicato: quello delle vaccinazioni dei bovini. Dopo i primi undici giorni di campagna, sono già 14 mila i capi vaccinati su un totale di 34.758 bovini presenti in Valle d’Aosta. L’obiettivo fissato dall’assessorato è ambizioso: arrivare a quota 2.000 vaccinazioni al giorno, chiedendo all’azienda Usl un ulteriore sforzo organizzativo per ridurre al minimo i tempi.

La richiesta non nasce nel vuoto. Le associazioni di categoria hanno ribadito la loro piena adesione alla campagna vaccinale, insistendo perché la vaccinazione obbligatoria venga completata “sull’intero territorio regionale nel minor tempo possibile”. Per allevatori e produttori non è solo una questione sanitaria, ma la condizione indispensabile per tornare a una normalità commerciale che oggi sembra lontana.

A complicare il quadro, ci sono anche le regole sugli spostamenti dei bovini vaccinati. È stata infatti confermata una deroga per il benessere animale, che consente il rientro dei capi piemontesi negli alpeggi valdostani prima dei canonici 60 giorni. Un provvedimento che riguarda 3.900 bovini e che, pur rappresentando un passo avanti, non risolve del tutto i problemi logistici e organizzativi delle aziende zootecniche coinvolte.

Il rischio maggiore, ora, è che il protrarsi dell’incertezza sulla sorte delle forme di Fontina alimenti una crisi di fiducia nei mercati. La Fontina, prodotto simbolo della Valle d’Aosta e punta di diamante delle sue esportazioni, non può permettersi un’ombra di sospetto, soprattutto se infondata dal punto di vista sanitario. Per questo la Regione insiste perché l’adeguamento delle norme europee arrivi in tempi rapidi, evitando che la burocrazia sanitaria finisca per infliggere un danno ben più grave della malattia stessa.

La dermatite nodulare contagiosa, va ricordato, non ha alcuna ricaduta sulla salubrità del latte e dei derivati. I controlli effettuati hanno confermato che le forme prodotte nelle zone soggette a sorveglianza sono sicure, eppure continuano a subire lo stigma normativo. Per molti operatori, questa situazione equivale a una penalizzazione ingiusta che rischia di tradursi in perdite economiche difficili da recuperare, specie in un settore già provato da costi crescenti e dalla competizione internazionale.

Il nodo centrale resta quindi politico e amministrativo: servono risposte rapide da Roma e da Bruxelles per sbloccare un meccanismo che oggi penalizza gli allevatori e i trasformatori, mettendo a rischio uno dei prodotti più rappresentativi del made in Italy agroalimentare.

Se il piano vaccinale riuscirà a rispettare i ritmi annunciati, entro poche settimane la Valle d’Aosta potrà dire di avere messo in sicurezza il proprio patrimonio bovino. Ma senza il via libera per la Fontina, il rischio è che il successo sanitario si traduca in un mezzo successo, con un comparto caseario ancora intrappolato tra divieti e restrizioni.

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