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Cronaca
16 Agosto 2025 - 09:32
Caporalato nelle campagne torinesi: ancora lavoro nero e sfruttamento?
Le campagne del Torinese, in queste settimane di piena estate, hanno conosciuto un’operazione che non ha nulla di bucolico. Nella prima decade di agosto, i Carabinieri del Comando Provinciale di Torino, su impulso del Comando Generale dell’Arma, hanno messo in campo un’azione mirata per contrastare il fenomeno del caporalato, affiancati dal personale specializzato del Nucleo Ispettorato del Lavoro.
Un fenomeno che non riguarda soltanto il Sud Italia, ma che serpeggia anche in Piemonte, dietro i filari di ortaggi, tra i vivai e negli allevamenti di bovini.
Quattordici le aziende agricole finite sotto la lente dei militari. Un numero che, tradotto, significa centinaia di ore di controlli, verifiche sui contratti, sopralluoghi nei capannoni e ispezioni ai macchinari. Trentiquattro le persone identificate. Una di loro, un lavoratore che si spezzava la schiena nei campi, è risultata completamente in nero. Nessun contratto, nessuna tutela, nessuna garanzia. Per il titolare dell’azienda è scattata la sanzione e l’obbligo immediato di assumere il dipendente con regolare contratto agricolo.
Ma il fronte delle irregolarità non si ferma allo sfruttamento della manodopera. In due realtà produttive i Carabinieri hanno trovato attrezzature agricole vecchie, malfunzionanti e soprattutto pericolose. Troppo rischiose per chi le utilizza ogni giorno. Per questo è arrivato l’ordine di bloccarne subito l’uso, fino a quando non verranno messe in sicurezza. Una misura che ha l’obiettivo di prevenire incidenti e infortuni sul lavoro, purtroppo ancora frequenti nel settore primario.
Poi c’è il capitolo delle telecamere. In tre aziende gli investigatori hanno scoperto sistemi di videosorveglianza piazzati nei luoghi di lavoro senza alcuna autorizzazione preventiva da parte dell’Ispettorato. In altre parole, occhi elettronici puntati sui dipendenti, in violazione delle norme che tutelano la dignità e la privacy dei lavoratori. Un illecito che ha portato alla denuncia di sei titolari.
Alla fine, il bilancio parla chiaro: sanzioni per un totale di 5.400 euro e una serie di provvedimenti che colpiscono chi, nelle campagne torinesi, ha scelto scorciatoie pericolose. Tutto questo, ricordano i Carabinieri, in fase di indagine preliminare: i soggetti coinvolti sono da considerare innocenti fino a prova contraria. Ma il segnale lanciato è forte: i riflettori restano accesi e i controlli continueranno.
Il caporalato, del resto, non è un problema marginale. È una piaga che negli anni ha intrecciato illegalità, sfruttamento e talvolta criminalità organizzata. Anche al Nord, lontano dalle cronache che raccontano la raccolta nei campi del Sud, i lavoratori agricoli – spesso stranieri – rischiano di trovarsi senza contratto, senza sicurezza e sotto la pressione di ritmi massacranti. Per questo l’Arma dei Carabinieri, con queste operazioni, intende non soltanto sanzionare le singole violazioni ma anche lanciare un messaggio: la legge vale ovunque, anche tra serre e cascine.
I 5.400 euro di multe non sono forse una cifra che impressiona, ma rappresentano il simbolo di una linea dura che non fa sconti. La lotta al caporalato e alle irregolarità nel lavoro agricolo passa anche da questi blitz, che portano alla luce un sommerso troppo spesso ignorato. Un sommerso che tocca la vita di decine di persone, costrette a lavorare senza garanzie, o a farlo in ambienti che mettono a rischio la loro stessa salute.
L’inchiesta è solo all’inizio, ma un fatto resta: l’immagine delle campagne torinesi che emerge da questi controlli è ben diversa da quella cartolina patinata che in molti vorrebbero raccontare. E mentre l’estate avanza e i campi si riempiono di raccolti, il contrasto allo sfruttamento torna a essere una priorità per chi ha il compito di garantire legalità e sicurezza. Perché il cibo che arriva sulle nostre tavole non può essere frutto di lavoro nero, di telecamere illegali e di attrezzi che mettono in pericolo chi li usa
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