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Città della Salute di Torino nel caos: dimissioni, nomine in bilico e polemiche politiche

Commissari in fuga e progetto fermo: la crisi della Città della Salute travolge lo scorporo del Regina Margherita

Città della Salute di Torino nel caos

Città della Salute di Torino nel caos: dimissioni, nomine in bilico e polemiche politiche

Alla Città della Salute sembra essersi aperta una voragine di vuoti dirigenziali. Nel giro di poche settimane, i due commissari nominati per guidare una delle più complesse strutture sanitarie piemontesi sono entrambi fuori scena. Da una parte c’è Thomas Schael, commissario aziendale ormai con un piede fuori dall’incarico contro la sua volontà. Dall’altra c’è Giovanni Messori Ioli, scelto dalla Regione per seguire lo scorporo del Regina Margherita e per accompagnare la nascita della nuova Azienda Ospedaliera Infantile, che ha deciso di farsi da parte.

Il caso più recente è proprio quello di Messori Ioli. Medico stimato, già dirigente dell’Asl To5 e vincitore del concorso da primario nella stessa azienda, prenderà possesso del nuovo incarico a settembre. Una decisione che in Regione non è arrivata come un fulmine a ciel sereno, ma che complica ulteriormente un equilibrio già precario. Le interpretazioni sulle sue dimissioni divergono: c’è chi parla di una scelta dettata dalla sicurezza di un posto stabile lontano da logiche commissariali, chi sottolinea l’insoddisfazione per un ruolo percepito come puramente formale e privo di poteri reali, e chi evidenzia la frustrazione per un progetto — lo scorporo del Regina Margherita — rimasto sulla carta. Non irrilevante, per molti osservatori, anche il destino incerto di Schael, che potrebbe aver convinto Messori Ioli a cercare una via di fuga preventiva.

Sul fronte politico, le reazioni non si sono fatte attendere. La minoranza in Consiglio regionale parla di un fallimento annunciato. I dubbi riguardano non soltanto la tenuta della governance, ma la sostenibilità stessa dello scorporo. Le opposizioni accusano la giunta Cirio di aver inseguito un progetto che, a oltre un anno e mezzo dal voto in aula, ha prodotto soltanto l’istituzione di un commissario oggi già dimissionario. C’è chi ironizza sulla solitudine del ruolo rimasto senza struttura reale, e chi chiede di riconsiderare tutto il percorso, fermando la separazione del Sant’Anna e mantenendo percorsi chiari e integrati per la salute femminile all’interno della Città della Salute.

La Regione, da parte sua, ribadisce che lo scorporo andrà avanti “con la massima rapidità possibile per legge”. Ma la realtà è che ora le caselle da riempire sono due, e non di poco peso: trovare un sostituto per Schael e un nuovo commissario per la nascente Azienda Infantile. Sul tavolo circolano alcuni nomi — Livio Tranchida, Paolo Bordon e Franca Dall’Occo — ma la partita resta tutta aperta. Il presidente Alberto Cirio e il neo assessore alla Sanità Federico Riboldi sanno che questa volta non ci si può permettere errori, pena il naufragio definitivo di una delle riforme simbolo.

In questo quadro di incertezza, restano sullo sfondo i problemi strutturali della sanità piemontese. Le difficoltà nel reperire personale, la necessità di prorogare i contratti con i cosiddetti medici “gettonisti” e la fragilità complessiva del sistema aggravano lo scenario. La vicenda della Città della Salute rischia così di trasformarsi da progetto di rilancio a emblema di una gestione inceppata, tra scelte politiche contestate, commissari che se ne vanno e una comunità sanitaria che attende risposte concrete.

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