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18 Agosto 2025 - 10:45
Cimice assassina, l’alleato che divide: predatore utile, ma se ti morde sono dolori
Non entra nelle case, non cerca il sangue e non rilascia cattivi odori. Eppure da qualche anno si aggira sui nostri balconi, tra pomodori e panni stesi, con movenze rapide e zampe “collanti” che tradiscono un istinto da predatore. Si chiama Zelus renardii, è nota come cimice assassina e la sua presenza in Italia è in costante aumento, dai giardini del Lazio ai frutteti di Sicilia, dalle siepi liguri fino alle coste del Sud. Un insetto particolare, che non va demonizzato ma neppure sottovalutato.
Originaria del Nord America, è comparsa nel nostro Paese probabilmente nascosta tra merci e piante ornamentali. Oggi è stabile in diverse regioni e il suo arrivo divide agricoltori, entomologi e cittadini. Da un lato, è capace di colpire afidi, cicaline, mosche della frutta e parassiti dell’ulivo. Dall’altro, la sua dieta polifaga non risparmia neanche insetti utili come coccinelle e crisopidi, sollevando dubbi sull’impatto complessivo sull’ecosistema locale.
Il suo modo di cacciare è degno di un film d’azione in miniatura: usa le zampe anteriori, ricurve e ricoperte di secrezioni adesive, per bloccare la preda. Poi infila il suo rostro, perfora l’esoscheletro e ne succhia i fluidi. Un comportamento che la rende preziosa in agricoltura biologica, dove alcuni studi — come quelli condotti dall’Università di Bari — la propongono come alleata contro la Xylella fastidiosa, agendo sul suo principale vettore: la sputacchina. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. Troppi predatori, anche se utili, possono rompere equilibri delicati. E Zelus renardii, con la sua efficienza, potrebbe diventare più invasiva che salvifica.
Le segnalazioni sono aumentate soprattutto da luglio a settembre, il suo periodo di massima attività. Si trova spesso su piante da fiore, ortaggi, cespugli, limoni, ulivi e viti, specialmente nelle zone costiere e nei parchi urbani. In Piemonte, è stata individuata in diversi orti urbani e giardini. Per ora, nessuna invasione. Ma monitorare è fondamentale. Così come sapere cosa fare in caso d’incontro ravvicinato.
Infatti, se Zelus renardii non trasmette malattie e non cerca l’uomo, può però mordere se si sente minacciata. E il suo morso è molto doloroso: paragonabile a una puntura d’ape, provoca gonfiore, arrossamento e prurito che possono durare giorni. In rari casi, si manifestano lievi reazioni allergiche. Ma nella maggior parte dei casi, nessuna conseguenza grave. È sufficiente lavare la zona con acqua e sapone, applicare ghiaccio e una crema lenitiva. Antidolorifici da banco possono aiutare. Se i sintomi peggiorano o durano oltre 48 ore, meglio contattare un medico.
Riconoscerla non è difficile. È lunga circa 1-1,5 cm, ha colori dal verde al giallo con riflessi rossastri e si muove in modo scattante, più da mantide che da cimice comune. Le zampe anteriori, simili a pinze pelose, sono il suo tratto distintivo. Se entra in casa, non serve panico né spray. Basta accompagnarla fuori con un bicchiere o un cartoncino.
Il contesto più ampio è quello delle specie aliene: non tutte pericolose, non tutte innocue. In Piemonte, ad esempio, si combatte ancora l’invasione della Popillia japonica, coleottero dannosissimo per i raccolti, con oltre 1.200 trappole distribuite nei campi. Ma mentre lì si agisce con fermezza, nel caso della cimice assassina la parola d’ordine è convivenza consapevole. Non va sterminata, va conosciuta e gestita. Può dare una mano all’agricoltura, ma va tenuta d’occhio per evitare effetti collaterali. In una stagione segnata dal ritorno del caldo, imparare a distinguere tra alleato e invasore diventa sempre più urgente.
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