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Regione Piemonte
10 Agosto 2025 - 15:10
Il Po a Torino. A destra Carlo Riva Vercellotti, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione
Questa è una storia di acque, un episodio locale della “guerra per l'acqua” di cui si colgono le prime avvisaglie anche da noi e che caratterizzerà, a livello globale, questo secolo e probabilmente anche quello a venire. Ma è soprattutto una storia che fa emergere l'incapacità, l'insipienza e soprattutto i tentativi di furberia di alcuni nostri rappresentanti nelle istituzioni, che scrivono e approvano leggi – e se ne vantano con le lobbies che li sostengono, per consolidare il proprio consenso elettorale – senza curarsi della loro compatibilità con la normativa sovraordinata vigente (e, soprattutto, con le esigenze dell'ambiente e degli ecosistemi), dando così prova della miopia politica e del particolarismo corporativo e familistico che contraddistinguono loro e i loro elettori.
Cos'è il Deflusso Ecologico
Il “Deflusso Ecologico” (siglato DE) è un principio introdotto un quarto di secolo fa dall'Unione Europea per garantire la salute degli ecosistemi acquatici, assicurando che una quantità minima di acqua scorra nei fiumi e nei corsi d'acqua per sostenere la vita acquatica e i servizi ecosistemici. Questo principio è definito dalla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE, che mira a proteggere e migliorare lo stato dei corpi idrici superficiali. In pratica, il DE sostituisce il precedente concetto di Deflusso Minimo Vitale (DMV), che era spesso considerato troppo basso per garantire la vitalità degli ecosistemi. Il DE mira a mantenere un regime idrologico naturale nei fiumi, assicurando che ci sia una quantità d'acqua sufficiente per sostenere la flora e la fauna acquatica, la qualità dell'acqua e altri servizi ecosistemici come la depurazione naturale. Mentre il DMV si concentrava principalmente sulla portata istantanea minima, il DE tiene conto di un intero regime idrologico, ovvero le variazioni di portata nel tempo, per garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali stabiliti.
Il recepimento in Italia
La Direttiva Quadro sulle Acque, che impone l'implementazione del DE, è stata recepita nell'ordinamento italiano con il Decreto Legislativo 152/2006 (quasi vent'anni fa, dunque) e prevede che entro date specifiche, spesso legate al completamento di indagini e sperimentazioni, i gestori delle acque debbano adeguare le proprie infrastrutture per assicurare il rilascio del deflusso ecologico.
Nel 2017, con la deliberazione n. 4, la Conferenza Istituzionale Permanente dell’Autorità di distretto idrografico del fiume Po ha adottato la cosiddetta “Direttiva Deflussi Ecologici”, che si pone l’obiettivo di conseguire l’equilibrio tra tre elementi: il raggiungimento del buono stato dei corpi idrici, le richieste per gli utilizzi idrici e la diminuzione di disponibilità di risorse idriche a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.
In Piemonte, con Decreto del Presidente della Giunta regionale 27 dicembre 2021, n. 14/R, è stato emanato il Regolamento regionale recante: “Disposizioni per l’implementazione del deflusso ecologico”, pubblicato sul Bollettino ufficiale del 5 gennaio 2022.
Il Piemonte non lo vuole applicare: rinvio
L'applicazione del Deflusso Ecologico consentirebbe quindi di lasciare nei corsi d'acqua una quantità d'acqua sufficiente per garantire la sopravvivenza degli ecosistemi.
Ma in Piemonte questa esigenza viene messa in secondo piano: nelle sedi politiche e istituzionali prevalgono gli interessi degli agricoltori, che anche in periodi di siccità vorrebbero prelevare dai fiumi tutta l'acqua possibile.
La Regione Piemonte ha quindi deciso di rinviare al 31 dicembre 2026 l’applicazione del Deflusso Ecologico; a stabilirlo è stato un emendamento alla legge annuale di riordino dell’ordinamento regionale, recentemente approvata dal Consiglio. «Con questo provvedimento – hanno commentato l’assessore regionale all’agricoltura Paolo Bongioanni ed il presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio, Claudio Sacchetto - si è voluto dare un segnale forte rispetto alle richieste che più volte sono pervenute dalle organizzazioni agricole e dai Consorzi irrigui in merito all’applicazione del Deflusso Ecologico, che in molti casi risulta del tutto inapplicabile e potenzialmente devastante per il sistema irriguo del Piemonte. È un intervento di buon senso a favore della nostra agricoltura. Mette uno stop alle imposizioni astratte e ideologiche del Green Deal, che non tengono minimamente conto della specifica realtà del Piemonte e sono fortemente contestate ovunque, sia dai Paesi membri sia dalle Regioni».
La reazione di Legambiente
«Le acque interne regionali, già fortemente compromesse dai cambiamenti climatici, sono messe ulteriormente a rischio dalle scelte poco lungimiranti della politica”, ha dichiarato Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. “L’emendamento proposto dal presidente della commissione Agricoltura del Consiglio regionale, Claudio Sacchetto, e approvato dallo stesso Consiglio lo scorso 20 giugno rinvia l’applicazione del Deflusso Ecologico su tutto il territorio regionale al 31 dicembre 2026. L’obiettivo è quello di garantire i prelievi idrici a fini irrigui, ma mettere in contrapposizione agricoltura e tutela ambientale è una scelta ideologica e miope, che rischia di creare danni irreversibili ai nostri fiumi, al nostro ambiente e di conseguenza all’agricoltura stessa».
«Il Deflusso Ecologico – ha concluso De Marco – è un parametro necessario al buono stato dei corpi idrici, così come stabilito dalla Direttiva Quadro Acque normato a livello di distretto del bacino del Po e da specifici provvedimenti regionali. Legambiente si opporrà in ogni sede regionale, nazionale e comunitaria all’applicazione di tale emendamento».
La legge di riordino
La “legge di riordino” 9/2025 approvata dalla Regione contiene anche, all'art. 34, un'ulteriore disposizione: non solo l'applicazione del Deflusso Ecologico in Piemonte viene rinviata di un anno e mezzo, ma viene inserito un ulteriore comma che prevede che “Nei corsi d'acqua a carattere torrentizio, canali o porzioni di essi non classificati come fiumi dalla Regione e nei corsi d'acqua classificati come fiumi o tratti di essi caratterizzati da ricorrenti deficit idrici stagionali, tenuto conto della regimazione non costante del flusso delle acque, il deflusso ecologico è calcolato in modo dinamico in base alla portata presente nella sezione di derivazione e non può essere eccedente il 30 per cento della portata effettiva medesima”. Ciò significa che le derivazioni agricole possono prelevare acqua anche se il fiume è quasi a secco.
La soddisfazione dei Fratelli d'Italia
Questo emendamento è stato approvato su proposta del gruppo consiliare di Fratelli d'Italia, presieduto dal vercellese Carlo Riva Vercellotti, che ha così commentato: «Sono molto soddisfatto, un passo significativo che garantirà una gestione più efficace e flessibile delle risorse idriche per i nostri consorzi irrigui e a favore del nostro mondo agricolo. Questa modifica, promossa da Fratelli d’Italia, risponde all'esigenza urgente di adeguare la normativa alle sfide attuali legate alla carenza di acqua, senza comunque compromettere il rispetto delle normative europee. Era essenziale prendere decisioni che considerassero le effettive necessità delle nostre aziende agricole e attraverso questo emendamento facciamo proprio questo: riuscire ad adattare le operazioni di irrigazione alle reali disponibilità idriche, consentendo ai nostri agricoltori di affrontare meglio le sfide climatiche e garantire la sicurezza alimentare».
Alla soddisfazione di Riva Vercellotti fa eco quella di un altro esponente di Fratelli d'Italia, il presidente della Provincia di Vercelli Davide Gilardino, proveniente dal mondo dei consorzi irrigui: «Finalmente, in Piemonte – ha dichiarato – torna centrale l’interesse dell’ambiente e dell’agricoltura, senza più pregiudizi ideologici». E via alla conta dei like e dei cuoricini messi da agricoltori e gestori di canali irrigui.
Pro Natura: è una norma illegittima
Subito dopo l'approvazione della legge è intervenuta l'associazione ambientalista Pro Natura Piemonte, presieduta da Umberto Lorini, che ritiene che questa norma sia in palese contrasto con le disposizioni normative comunitarie, nazionali e di distretto, perché consente di non riferirsi più al Deflusso Ecologico determinato per ogni corpo idrico sulla base della media storica degli afflussi e della necessità di raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Direttiva 2000/60/CE, dal Piano di Gestione del Po e dal PTA regionale.
Pro Natura Piemonte ha quindi inviato una diffida con cui invita il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, sentito il Consiglio dei Ministri, l’Autorità di Bacino del Po e il presidente della Commissione ENVI, di dare incarico all’Avvocatura di Stato al fine di impugnare ed annullare questa disposizione regionale. Contestualmente ha chiesto ai presidenti della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale del Piemonte di agire in autotutela: il Consiglio Regionale approvi lo stralcio dell’articolo 34 della Legge 9/2025.
Il Ministero dà ragione a Pro Natura
Con una comunicazione formale inviata il 5 agosto, l'Ufficio Legislativo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha chiesto alla Regione Piemonte l’abrogazione di tre articoli della Legge Regionale “di riordino” 9/2025 per palese incompatibilità con la normativa ambientale nazionale ed europea. Uno degli articoli illegittimi – come rilevato da Pro Natura Piemonte – è proprio il 34, quello che introduce un criterio di Deflusso Ecologico “dinamico”, non più basato sulle medie storiche o sui metodi scientifici previsti dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, ma su una percentuale fissa (massimo il 30%) della portata effettiva del momento.
Il Ministero evidenzia che l'art. 34 della Legge 9/2025 della Regione Piemonte va a «disciplinare illegittimamente una materia rimessa alla competenza esclusiva dello Stato», violando il «riparto di competenze in materia di tutela delle acque», e che «introduce dei limiti e conseguentemente degli obiettivi di qualità meno elevati rispetto a quelli definiti dalla legislazione nazionale e dai provvedimenti settoriali di area vasta».
Il Ministero sottolinea inoltre che la disposizione inserita nella legge regionale «si pone in contrasto con l'art. 4 della Direttiva 2000/60/CE, con il principio di non deterioramento dei corpi idrici superficiali, nonche con il prevalente interesse pubblico nella gestione della risorsa pubblica». Invita quindi la Regione Piemonte a «valutare l'abrogazione o una riformulazione dell'art. 34 della legge regionale», che è in evidente «contrasto con l'art. 117 della Costituzione».
Le reazioni
Ricevuta la nota del Ministero, l'assessore regionale all'ambiente Matteo Marnati ha dichiarato: «Ce l’aspettavamo [quindi lo sapevano che non potevano farlo, ndr], anche se non siamo d’accordo con il ministro e con l’imposizione di valori rigidi di deflusso, tant’è vero che stiamo lavorando e continueremo a lavorare con Ente Risi e consorzi irrigui per sperimentare quali siano i valori realmente necessari di risorsa idrica da mantenere in alveo». I risicoltori e i venditori d'acqua votano, i pesci no.
Pro Natura Piemonte, condividendo le osservazioni ministeriali, ha confermato la richiesta già formalmente inviata alla Regione il 21 luglio scorso: «l'art. 34 della Legge 9/2025 è evidentemente illegittimo e deve essere immediatamente stralciato. La Regione Piemonte – e assessori e consiglieri dovrebbero saperlo – non ha titolo per intervenire, in senso peggiorativo della qualità dell'ambiente, su norme nazionali ed europee».
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