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17 Agosto 2025 - 16:52
Cascina Caccia
La Giunta comunale di Settimo Torinese ha approvato all’unanimità la concessione di un contributo di 3.000 euro all’associazione Acmos per sostenere un progetto educativo rivolto ai giovani. Un impegno economico modesto ma dal forte valore simbolico, perché i ragazzi coinvolti vivranno un’esperienza residenziale a Cascina Caccia, bene confiscato alla mafia, trasformato negli anni in presidio di legalità e centro di educazione civile.
La delibera, proposta dall’assessora Chiara Gaiola, porta avanti un percorso già avviato negli anni scorsi: il Comune, in sinergia con enti del terzo settore, ha scelto di investire in occasioni di crescita e cittadinanza attiva capaci di andare oltre i confini della scuola tradizionale. L’obiettivo è offrire a ragazze e ragazzi settimesi strumenti per affrontare le sfide del presente, costruire fiducia nel futuro e vivere esperienze concrete di responsabilità condivisa.
Il progetto, presentato ufficialmente da Acmos il 25 luglio 2025, coinvolgerà una ventina di giovani, tra volontari del servizio civile e residenti del territorio. A Cascina Caccia i partecipanti si confronteranno con attività agricole, gastronomiche e culturali, ma soprattutto con percorsi di consapevolezza sui temi delle mafie, dell’accoglienza dei migranti e del ruolo delle scuole nel tessere relazioni inclusive. Non mancheranno momenti di riflessione comunitaria, in cui i ragazzi saranno chiamati a mettersi in gioco come protagonisti e non semplici spettatori. A completare l’esperienza, sono previsti cinque incontri di approfondimento e monitoraggio tra ottobre e dicembre, per consolidare le competenze maturate.
Il luogo scelto non è casuale. Cascina Caccia, a San Sebastiano da Po, apparteneva un tempo alla famiglia Belfiore, al centro della cronaca nera torinese per gli affari della ’ndrangheta e per l’omicidio del procuratore Bruno Caccia, ucciso a Torino nel 1983. Confiscata definitivamente nel 1999 e assegnata nel 2007 al Gruppo Abele, la cascina è stata poi affidata alla gestione di Acmos e della cooperativa Nanà. Oggi è una realtà viva, con 25 posti letto, terreni coltivati a nocciole e ortaggi, alveari che producono il primo miele “Libera Terra” del Nord Italia e una programmazione di campi estivi, laboratori e iniziative culturali che ogni anno richiamano centinaia di studenti e volontari. Un simbolo di riscatto che dimostra come un bene sottratto alla criminalità possa diventare patrimonio della collettività.
La Giunta sottolinea la continuità con esperienze passate: dal progetto “Meridiano d’Europa”, che aveva promosso il senso di appartenenza dei giovani all’Unione, fino a “Scuola Territorio” (Scu.Ter.), con educatori presenti negli spazi informali della scuola. In questo solco si inserisce la nuova iniziativa, che l’Amministrazione descrive come un tassello per rafforzare il radicamento dei ragazzi sul territorio e stimolare in loro la dimensione della speranza, come recita la delibera.
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