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Cronaca

Aggressioni e trasferimenti sospetti nelle carceri: l’Osapp accusa e chiede un’inchiesta a Nordio

Il sindacato denuncia procedure “opache” e allarmi ignorati: poliziotti esposti a rischi crescenti

Carlo Nordio

Carlo Nordio

L’Osapp alza il tiro e si rivolge direttamente al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al sottosegretario Andrea Del Mastro, chiedendo un’indagine approfondita sulle modalità con cui le strutture periferiche dell’amministrazione penitenziaria gestiscono due questioni cruciali: le aggressioni contro il personale di polizia penitenziaria e i trasferimenti dei detenuti tra le varie strutture.

Il sindacato punta il dito contro quella che definisce «l’indifferenza disarmante e paradossale» dell’amministrazione, accusata di «non costituirsi parte civile nei processi in cui i poliziotti sono vittime». Secondo l’Osapp, la risposta istituzionale alle aggressioni sarebbe «l’allontanamento del detenuto aggressore, che spesso ha messo in atto proprio questo tipo di protesta strumentale per raggiungere la sede penitenziaria cui aspirava».

Al centro della denuncia ci sono le «opache procedure di trasferimento di detenuti provenienti da sedi che beneficiano di particolare attenzione provveditoriale e, in alcuni casi, dipartimentale». L’Osapp sostiene che «basta una semplice telefonata del direttore penitenziario per ottenere trasferimenti immediati», con il risultato che il personale delle sedi di destinazione si trova «a ereditare situazioni problematiche».

Il sindacato avverte che queste pratiche non solo spostano il problema, ma lo aggravano, spesso in istituti «dove ci sono direttori o comandanti meno graditi di altri ad alcuni vertici», aumentando così «il corteo dei poliziotti aggrediti o esposti al rischio di inchieste amministrative o giudiziarie in caso di eventi critici o decessi».

Per l’Osapp, è «irrinunciabile l’avvio di un’approfondita indagine che sia orientata sulle determinazioni di volta in volta assunte dai vertici dell’organo periferico, non solo nella gestione delle aggressioni ma anche nei rapporti con il personale e nelle reggenze direttoriali degli istituti».

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