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08 Agosto 2025 - 13:37
Nelle Valli di Lanzo la pazienza è finita. A pochi giorni dall’inizio della settimana di Ferragosto, il ponte di Villanova rimane chiuso, scatenando la dura reazione del consigliere comunale di Ciriè Davide D'Agostino. La sua interrogazione, presentata oggi alla città Metropolitana di Torino, esige delle informazioni rispetto alla promessa, fatta a giugno dal vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, di riaprire il ponte "entro la prima settimana di agosto". Promessa che, però, è rimasta lettera morta.
Come sottolineato da D'Agostino, il ponte è un'infrastruttura strategica per l'intero territorio delle Valli di Lanzo e per i residenti di Villanova e dei comuni limitrofi. Inoltre, il consigliere ha ricordato che “le prime settimane di agosto rappresentano il momento di maggiore affluenza turistica nelle Valli”. L'apertura entro i primi giorni del mese, quindi, non era un traguardo simbolico, ma "una vera e propria necessità".
Per comprendere appieno la situazione, però, è necessario ripercorrere le dichiarazioni fornite da Suppo a giugno. Durante un sopralluogo con i sindaci del territorio, il vicesindaco aveva annunciato la riapertura al traffico leggero per la prima settimana di agosto, fornendo un quadro dettagliato degli interventi in corso. Dalle indagini, era emerso che il ponte non aveva danni strutturali, ma il problema era circoscritto al dissesto della soglia di protezione delle fondazioni, causato dall'alluvione di aprile.
La Città Metropolitana aveva avviato una serie di lavori: un sistema di monitoraggio continuo, indagini geognostiche e la progettazione del consolidamento definitivo. Inoltre, erano state richieste anche le autorizzazioni per realizzare una pista nel greto del fiume per l'accesso dei mezzi e per i voli con i droni, utili a studiare l'evoluzione del corso d'acqua. Un intervento che costerà all'amministrazione oltre il milione e mezzo di euro.
Foto: Città Metropolitana di Torino
Il vicesindaco aveva concluso il suo intervento sollecitando una risposta da parte del governo nazionale, che non aveva ancora decretato lo stato di calamità naturale. “È un ritardo molto grave, di cui non conosciamo il motivo, ma rimaniamo in attesa, perché senza le risorse di Roma non potremmo realizzare tutte le iniziative che abbiamo in campo” aveva concluso Suppo.
Con l'interrogazione del consigliere D'Agostino, dunque, la frustrazione per una promessa locale non mantenuta interseca il ritardo burocratico a livello nazionale. La comunità attende risposte non solo sulla data di riapertura, ma anche sulle ragioni politiche che stanno rallentando un'opera fondamentale.
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