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Ghiaccio Fragile: una scuola estiva tra scienza, natura e sostenibilità

Dal Parco del Gran Paradiso al Monte Bianco, “Ghiaccio Fragile” insegna a leggere i segnali della crisi climatica: un’esperienza formativa tra ghiacciai, dighe e tradizioni.

Ghiaccio Fragile: una scuola estiva tra scienza, natura e sostenibilità

Fra le cime delle montagne, dove l’aria è sottile e limpida, dove il silenzio si confonde con il fruscio del vento e il richiamo lontano delle marmotte, un gruppo di persone si è riunito con l'intento di dare vita ad uno spazio fatto di parole, consapevolezza, condivisione, e soprattutto di desiderio di ascoltare il grido d'aiuto che la natura stessa ci sta lanciando.

Siamo a Ceresole Reale, alta Valle Orco, nel cuore del Parco Nazionale Gran Paradiso. Qui, in uno degli ultimi avamposti dove il cielo si può ancora guardare a occhio nudo senza interferenze artificiali, dove la notte regala il luccichio delle stelle e il giorno il riflesso bianco-azzurro dei ghiacciai, si è svolta la decima edizione della Summer School “Ghiaccio Fragile”.

Una scuola in alta quota, un luogo dove gli insegnanti ritornano nei panni degli alunni, un progetto pensato per difendere quelle stesse montagne che lo ospitano. Perché non c'è aula migliore del paesaggio, e nessun libro che possa raccontare con più urgenza di un ghiacciaio che arretra.

Dal 28 luglio al 3 agosto 2025, circa quaranta persone tra docenti, studenti, ricercatori e operatori del territorio, provenienti da tutta Italia, si sono dati appuntamento tra la Valle dell’Orco e la Valle d’Aosta per una settimana immersiva di formazione, confronto e osservazione sul campo.

La Summer School nasce da un’idea del geologo Gianni Boschis, oggi coordinatore del progetto, con la collaborazione della società scientifica I Meridiani, della Società Meteorologica Italiana, dell’Università di Siena, ed è intitolata alla memoria del glaciologo e ricercatore Franco Maria Talarico, scomparso prematuramente, che dedicò gran parte della sua vita scientifica allo studio dei sedimenti polari e dei cambiamenti climatici in Antartide.

L’obiettivo di Boschis era chiaro fin dal 2016, quando lanciò la prima edizione di Ghiaccio Fragile: aggiornare i docenti di ogni ordine, grado e disciplina, su una crisi climatica che i programmi scolastici faticano ancora ad affrontare con l’urgenza e la profondità necessarie.

La Summer School al Nivolet

Ma in questi anni il progetto si è evoluto: oggi non è più solo uno stage per insegnanti, ma un laboratorio interdisciplinare aperto anche a studenti, guide alpine, ricercatori, appassionati, accomunati dalla consapevolezza che conoscere è il primo passo per proteggere.

Ceresole Reale è stata il cuore pulsante dell’edizione 2025, ospitando la prima parte della Summer School. Non è un caso: la Valle Orco rappresenta un luogo simbolico per osservare gli effetti della crisi climatica, ma anche per comprendere l’equilibrio possibile tra uomo, natura e tecnologia.

È qui, infatti, che la collaborazione con Iren, società attiva nella produzione di energia da fonti rinnovabili e  uno fra gli sponsor dell’iniziativa, ha offerto ai partecipanti un’occasione concreta per analizzare il rapporto tra clima ed energia.

Le visite agli impianti idroelettrici della diga del Serrù e della diga di Teleccio hanno mostrato come un’infrastruttura storica possa integrarsi nel paesaggio senza comprometterne l’equilibrio.

“La scelta della Valle dell’Orco è una novità da due anni – spiga Gianni Boschis – ed è anche frutto della possibilità di approfondire il tema delle energie rinnovabili. Abbiamo avuto l'opportunità di stare in un territorio dove la natura convive con una solida eredità industriale, offrendo agli insegnanti un’occasione preziosa per riflettere su un modello di sviluppo in cui l’energia idroelettrica continua a operare in modo sostenibile e integrato nel paesaggio. La Valle dell’Orco si è così rivelata un laboratorio a cielo aperto, capace di mostrare come le fonti rinnovabili possano rappresentare, anche oggi, un riferimento virtuoso per la transizione ecologica. In questo contesto, la visita agli impianti Iren ha completato il percorso formativo, offrendo una testimonianza concreta di compatibilità tra produzione energetica e tutela ambientale".

Il territorio è il focus della Summer School che ha visto i partecipanti impegnati in escursioni glaciologiche e geomorfologiche al Colle del Nivolet, al Lago Serrù, alla diga del Teleccio e al Piantonetto, sotto la guida di esperti come il climatologo Daniele Cat Berro e il geologo Luca Zurli.

L'ultimo giorno in Valle d'Aosta 

Salendo oltre i 2500 metri, dove il paesaggio svela le ferite del tempo e del calore, gli insegnanti hanno potuto vedere da vicino il ritiro dei ghiacciai e i segni del cambiamento.

“Il Gran Paradiso ha perso il 70% dei suoi ghiacci in trent’anni. Due gradi in più sulle Alpi significano uno spostamento di 300-400 metri di tutti i piani climatici. Le conseguenze sono enormi, anche per la biodiversità e l’economia di montagna”, ha dichiarato il climatologo Daniele Cat Berro.

La forza di Ghiaccio Fragile sta anche nella sua capacità di ibridare linguaggi e saperi. Scienza e cultura umanistica, tecnologia e tradizione, astronomia e agricoltura si intrecciano in un’esperienza che è tanto formativa quanto emotiva. A Ceresole, dopo giornate di escursioni e laboratori sul campo, le serate si sono aperte all’osservazione del cielo con telescopi e spiegazioni a cura dell’astrofisico Lorenzo Colombo e dell’Associazione Astrofili Segusini.

Ma c’è stato anche spazio per la pittura, con il laboratorio en plein air condotto dal botanico e artista Lorenzo Dotti. 

La scuola estiva ha poi lasciato Ceresole Reale per spostarsi in Valle d'Aosta dove il primo giorno è stato vissuto alla scoperta delle antiche tradizioni enogastronomiche locali. I partecipanti sono stati così guidati verso la scoperta della produzione della fontina di Valpelline, per poi esplorare il mondo dei vini d’alta quota della Cave Mont Blanc a Morgex. 

La scuola si è conclusa con un’escursione al Ghiacciaio del Gigante, nel massiccio del Monte Bianco. Una giornata maestosa, iniziata a Punta Helbronner con la salita a bordo della Skyway Monte Bianco e proseguita in cordata verso la Combe Maudite, accompagnati da guide alpine, geologi e glaciologi.

Un’esperienza intensa che ha permesso a tutti di vedere da vicino i segni della degradazione del permafrost, i cambiamenti litologici delle pareti alpine, il lento ma inesorabile scioglimento di quella che un tempo era una delle più grandi riserve di acqua dolce d’Europa.

Nel corso della settimana, anche la narrazione ha avuto un ruolo centrale. La novità di quest'anno è stata la presenza di circa una decina di ragazzi, alcuni neodiplomati, altri ancora iscritti alle superiori, e alcuni studenti universitari. I giovani sono stati coinvolti direttamente attraverso la nascita di una piccola "redazione social" che ha permesso loro di raccontare quotidianamente l'esperienza vissuta attraverso video, post, foto e riflessioni personali per condividere la consapevolezza acquisita.

L'escursione al Ghiacciaio del Gigante 

Il primo giorno, a ogni partecipante è stata consegnata una frase di Walt Whitman: Mi svincolo dalle remore che trattenermi vorrebbero”, recita un passaggio. È il senso più profondo di questa scuola: offrire strumenti, saperi, esperienze per liberarsi dalle gabbie dell’inerzia e dell’indifferenza, acquisendo consapevolezza e voglia di cambiamento. 

In dieci edizioni, oltre 1500 persone hanno preso parte a Ghiaccio Fragile. Un numero che cresce ogni anno, come cresce,  purtroppo, la temperatura media globale. Ma che dimostra anche quanto forte sia il desiderio di agire, capire, cambiare. La montagna, con i suoi ghiacciai che si assottigliano, le sue rocce che parlano, le sue stelle che brillano, continua a insegnare la lezione più urgente del nostro tempo: quella della cura.

E finché esisteranno insegnanti disposti a mettersi in gioco per le nuove generazioni, fra gli spazi incontaminati della montagna si leverà un sospiro di speranza. 

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