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Verolengo, il caso del tetto della chiesa: tra fondi pubblici e dubbi mai chiariti

Si riuniscono, discutono, mostrano carte… ma il dubbio rimane: chi detiene davvero le chiavi di San Giovanni Battista?

Verolengo

La sindaca Rosanna Giachello e la consigliera Daniela Caminotto

Continua a far discutere il progetto di rifacimento del tetto della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, un intervento previsto anche con l’utilizzo di fondi pubblici. Al centro della polemica, sollevata dal gruppo consiliare di minoranza “Verolengo per Tutti”, resta l’incertezza sulla reale proprietà dell’edificio. 

Durante la seduta del consiglio comunale del 31 luglio, la sindaca Rosanna Giachello ha presentato alcuni documenti storici a sostegno della tesi secondo cui la chiesa sarebbe di competenza comunale. Tuttavia, secondo l’opposizione, i materiali forniti non chiarirebbero affatto la questione. La consigliera Daniela Caminotto ha ribadito che i documenti risultano già noti e non definitivi, sollevando il nodo principale: di chi è davvero la chiesa? 

«Stiamo parlando di un edificio sul quale si intendono spendere fondi pubblici – ha dichiarato Caminotto in un video pubblicato dopo il consiglio – ma ancora oggi non abbiamo avuto prove certe della proprietà». 

Il video ha suscitato reazioni anche tra i cittadini. Una cittadina ha commentato pubblicamente nel gruppo “Verolengo per Tutti” esprimendo perplessità: 

«Chissà come mai tu non capisci nulla proprio quando fai domande scomode… Comunque non ci vedo chiaro: correre ai ripari sapendo di avere torto mi sembra assurdo». 

Nel suo lungo intervento, ha poi aggiunto: «Se in passato si è sempre fatto con fondi comunali, per cifre irrisorie, non significa che bisogna perseverare nello sbagliare – ammesso che di errori si tratti. Il problema oggi è diverso: con questa procedura rischiamo di accollarci spese future obbligatorie, per sempre, a carico del Comune. Ora magari si riescono ad avere fondi regionali, ma in futuro cosa accadrà? Meglio, come in passato, partecipare alle spese con la possibilità di decidere se e quanto spendere. Se non si è sollevato prima il problema, forse è stato un errore. Ma anche ora potrebbe esserlo. Servirebbe chiarezza: spiegare concretamente come si sta intervenendo eviterebbe confusione». 

Caminotto ha risposto:  «Esiste una transazione del 1832 tra parroco, Comune e Regio Economato che non è mai stata trascritta. Ora il Comune intende regolarizzare, anche a seguito delle nostre segnalazioni, perché ad oggi non risulteremmo proprietari dell’immobile. La chiesa, infatti, non fa parte del patrimonio immobiliare del Comune. Per spendere soldi pubblici bisogna essere titolari dell’immobile, altrimenti si rischia di dover restituire le somme ricevute. Se fossimo stati in malafede, avremmo sollevato il problema a lavori conclusi». 

Non è mancata la replica dell’assessore Francesco Artusa, che ha criticato il modo in cui la questione è stata posta: «Fa piacere questa improvvisa presa di coscienza. Peccato che nei cinque anni in cui sei stata assessore, per ben quattro volte avete destinato soldi pubblici alla stessa chiesa. Bah…». 

E ha aggiunto: «Non si tratta di “fare domande”, ma di avere le competenze per capire le risposte. È un semplice allineamento catastale: nessun atto, nessuna compravendita. Capisco che dobbiate attaccarvi a qualcosa, ma prima di pubblicare certi video sarebbe opportuno affidarsi a tecnici competenti, perché si rischia di creare confusione tra i cittadini». 

Ma per l’opposizione i dubbi restano. «Se tutto era in regola, come è sempre stato detto, perché ora si va da un notaio per aggiornare visure, trascrivere documenti e sistemare gli accordi?» si chiede Caminotto. 

Il nodo cruciale è l’utilizzo del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, che prevede requisiti precisi sulla titolarità dei beni pubblici oggetto degli interventi. La minoranza teme che, in assenza di una chiara intestazione dell’immobile, si possano configurare irregolarità nell’impiego dei fondi statali. 

Durante il consiglio, il clima è diventato teso. La sindaca ha accusato la consigliera di «non capire nulla», di essere «in malafede» e di voler rallentare l’iter burocratico. Pronta la risposta di “Verolengo per Tutti”: «Fare domande è un nostro dovere. Continueremo finché non riceveremo risposte concrete e convincenti. Prendiamo seriamente il ruolo che ci è stato assegnato. Se questo rappresenta un problema per la sindaca, continueremo a essere un problema, perché la trasparenza è un nostro dovere verso i cittadini». 

Nonostante gli annunci e i documenti letti in aula, i dubbi sollevati non risultano ancora risolti. L’amministrazione prosegue con gli adempimenti notarili, ma la questione resta aperta. E mentre l’opposizione promette di vigilare, una parte della cittadinanza si interroga: tutela del patrimonio o uso improprio di denaro pubblico?! 

 

 

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