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La ciclabile Borgaro–Venaria invasa dalle erbacce: esplode la rabbia social

I cittadini: “Bella e utile, ma lasciata al completo abbandono”

La ciclabile Borgaro–Venaria invasa dalle erbacce: esplode la rabbia social

La ciclabile Borgaro–Venaria invasa dalle erbacce: esplode la rabbia social

Ciclabile sì, ma nel cuore di una giungla. Il video pubblicato ieri, martedì 5 agosto, su Facebook da un utente esasperato non lascia spazio a dubbi: il tratto che collega Borgaro con Venaria, parte del più ampio asse ciclabile verso il parco della Mandria, è oggi una pista ciclabile solo sulla carta. Le immagini parlano chiaro: la vegetazione ha invaso l’asfalto, le erbacce coprono il tracciato, e in alcuni punti il percorso si vede appena.

Una situazione che ha scatenato l’ira social, con condivisioni e decine di commenti che oscillano tra sarcasmo e disgusto. "Una ciclabile imboscata", scrive qualcuno. "Bene... ma non benissimo", ironizza un altro. Ma c’è anche chi va giù pesante: "Manutenzione come al solito... inesistente!!" e ancora "Mi viene da cagare, solo a pensare che è molto utile e bella da fare, fino alla Mandria basterebbe poco". Un altro utente rincara la dose: "E poi in Italia hanno il coraggio di mettere l'obbligo di percorrenza per le biciclette... ma è positivo che non ci sia qualche auto parcheggiata", con tanto di emoji tra lo scettico e l’incazzato.

E il punto è tutto lì: siamo davanti a un progetto che sulla carta doveva rappresentare un simbolo di mobilità alternativa, green, sostenibile.

Uno dei tratti incriminati

Un percorso immerso nel verde, collegato alla cosiddetta “Corona di Delizie” e alla “Ciclostrada dello Stura di Lanzo”, voluta per valorizzare parchi e riserve a due passi da Torino. Un tracciato che, nei sogni delle amministrazioni, avrebbe dovuto attirare cicloturisti, pendolari e famiglie.

E invece ci ritroviamo con un serpentone di asfalto sommerso dall’incuria, allagato in certi tratti, inaccessibile in altri.

Il video del 5 agosto è solo l’ultimo campanello d’allarme di un degrado silenzioso, ma evidente. E a giudicare dai toni degli utenti, la pazienza sta finendo. Perché quando una ciclabile diventa un sentiero di guerra, l’unica cosa che resta da fare è scendere dalla bici e incazzarsi. Ma sul serio.

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