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04 Agosto 2025 - 10:26
Lavolta e Piastra
Il Consiglio di Amministrazione di Iren ha designato i nuovi componenti per i board delle quattro società capofila: Iren Ambiente, Iren Energia, Iren Mercato e Ireti. Non staremo qui a fare il lungo elenco di nomi: bastino quelli di Iren Ambiente. Si siederanno Enzo Lavolta (Presidente), Eugenio Bertolini (confermato AD) e Stefano Borotti.
Sì, Enzo Lavolta. Proprio quel Lavolta. Quello che da almeno un mesetto buono la sindaca di Settimo Torinese Elena Piastra va sbandierando ai quattro venti come il nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione di SETA Spa, pronto a raccogliere il testimone del dimissionario Massimo Bergamini. Uno sforzo di comunicazione instancabile, tra proiezioni, evoluzioni e suggestioni. Peccato che fosse tutto fumo. E nemmeno l'ombra dell’arrosto.
Insomma Lavolta, stavolta, ha fatto la giravolta…
Certo, potrà sempre dire che è tutta colpa del sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Anzi, lo sta già dicendo. Ma la verità è un’altra, e si fa fatica a non vederla: fuori da Settimo Torinese Piastra non la prende sul serio nessuno, a parte la platea di Ali, la pseudo associazione di sindaci del Pd fondata dall'europedeputato e ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci.
Nemmeno Lavolta, se è vero – ed è vero – che stava giocando su più tavoli contemporaneamente. E sarebbe difficile credere che si sia “dimenticato” di essere in parola con Piastra per SETA, proprio nel momento in cui Lo Russo gli chiedeva: «Che te ne pare di Iren?»
La verità è che a Piastra è andata male. Pensava, credeva, sognava, ipotizzava… "un colpaccio". Aveva avuto una visione. Ma non essendo Bernadette, quella voce non era della Madonna. Era solo la sua eco.
Un "colpaccio" perchè non c'è dubbio che Lavolta a Torino sia una figura di peso. Può contare su due uomini in Consiglio comunale: Claudio Cerrato, capogruppo del PD, e Simone Tosto. Ma conta abbastanza da farsi i fatti suoi. E lo ha fatto. D’altronde come biasimarlo: meglio una presidenza in Iren che dover ascoltare lamentele su cassonetti pieni e bidoni mal piazzati a Settimo, Borgaro e Cavagnolo.
Che dire. La nomina avrebbe dovuto lanciare Piastra verso le Regionali. Un’operazione politica da manuale: nomina “pesante”, controllo della partecipata, prestigio, visibilità, potere. Ma il copione è saltato. E la sindaca, regista "oltreché visionaria", è rimasta con il cerino in mano.
Manco a dirlo, tutt’intorno c’è mezzo Pd torinese (quello che capisce come gira il mondo e a cui piace sparpagliare "info") che se la ride da giorni. Come dice qualcuno con una scrollata di spalle: «Voleva entrare nei giochi di potere torinesi, ma non ha mai fatto il conto con gli osti…»
Una sprovveduta, sogghignano. Politicamente impreparata, aggiungono. Incapace di giocare fuori casa, dove non basta chiamarsi “sindaca di Settimo”, scrivere un post su Facebook, fare un sorrisetto davanti ai fotografi per dettare legge.
Ridono nel Pd, tirano un sospiro di sollievo i sindaci soci. Perché SETA è un sistema fragile, fatto di paesi, consorzi, piccoli Comuni dove i voti si contano uno a uno, e i rapporti si costruiscono negli anni.
Perché SETA non è solo una municipalizzata. È un crocevia di interessi pubblici e privati, un soggetto che si muove tra potere locale e controllo esterno. Nata nel 2002 dalla fusione tra CATN e AISA, ha chiuso il bilancio 2024 con un utile di oltre 2,5 milioni di euro. Ma il vero tesoro non sono i dividendi. È l’influenza. Gare d’appalto, strategie ambientali, rapporti con Iren, con la Regione, con ARPA Piemonte. Roba da palati politici fini.
Ecco perché la scelta del nuovo presidente non dovrebbe essere solo una faccenda di partito e ancor meno una questione di ambizione personale. Ecco perchè fuori da Torino, il nome di Lavolta, ex assessore della giunta Fassino, non ha mai scaldato nessun cuore. Anzi ha gelato più di un entusiasmo e a qualcuno ha pure fatto venire l’orticaria.
Diciamocelo francamente: la mossa di Piastra, di calare dall’alto un candidato figlio di nuovi equilibri interni da lei ipotizzati, era apparsa fin da subito divisiva. E' vero che Settimo, con il suo 9,99 per cento di azioni, pesa parecchio nella compagine sociale ma SETA non è proprietà di Settimo. È una costellazione di piccoli e medi Comuni: da Brozolo a Sciolze, da Caselle a Volpiano. Tutti con voce in capitolo. Tutti con diritto di parola.
Quanto a Lavolta, il curriculum non manca. Nel 2021 ha sfidato proprio Stefano Lo Russo alle primarie del centrosinistra, piazzandosi secondo con il 34,8% dei voti. È stato assolto – con formula piena – nel luglio 2024 nel processo Bigliettopoli. E oggi è nella segreteria regionale del Pd Piemonte, vicino all’area Bonaccini, con deleghe roboanti su Transizione ecologica, Digitale e Ambiente. Un bel curriculum, certo. Ma non abbastanza per trasformarlo in uno capace di raccogliere – e gestire – rifiuti, tensioni e diffidenze. E in SETA – bene dirlo – servono sia i calli che i titoli.
E adesso? Adesso che si fa? AAA cercasi un presidente...
Massimo Bergamini
Quando fu nominato nel luglio del 2020, Massimo Bergamini portava con sé l’esperienza del tecnico, del conoscitore della macchina pubblica, dell’uomo capace di tenere insieme sensibilità diverse. Ora, 5 anni dopo, è pronto a chiudere la sua esperienza alla guida di SETA S.p.A., la società mista pubblico-privata che da oltre vent’anni gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti in una fetta importante del Piemonte orientale.
Lo farà, raccontano le voci di corridoio, non per volontà, ma per necessità. La famigerata Legge Madia, infatti, impedisce ai pensionati di ricoprire incarichi retribuiti in società pubbliche. Bergamini, che si avvicina alla pensione, potrà restare solo a titolo gratuito. Un’ipotesi che non sembra interessarlo. Risultato: i soci – ovvero i Comuni, soci pubblici al 51% – sono già al lavoro per cercare un sostituto.
SETA è nata nel novembre 2002 dalla fusione dei rami d’azienda dei consorzi CATN e AISA con il contributo di AMIAT sulla base dell’art. 35 della legge finanziaria 448/2001 e della legge regionale 24/2002: un passaggio storico, che aveva separato i compiti di indirizzo (in capo al consorzio di bacino) dall’operatività, affidata a una società per azioni controllata dai Comuni.
Negli anni, però, le quote si sono mosse. Nel 2011 il Consorzio di Bacino 16 aveva comprato le azioni di AMIAT, Ciriè e Venaria, arrivando al 49%. Ma già due anni dopo, nel 2013, ne ha cedute il 48,85% alla SMC – Società Smaltimenti Controllati S.p.A.. E nel 2018, in silenzio, le quote SMC sono state acquisite da IREN Ambiente S.p.A.. Così oggi, senza troppo clamore, il socio privato della società è proprio IREN, che detiene il 48,85% delle azioni.
Oggi SETA ha un capitale sociale di 12.378.237 euro, suddiviso tra i soci pubblici (51%) e il socio privato IREN Ambiente (49%). Tra i primi, ci sono Comuni piccoli e medi come Brozolo, Sciolze, Castagneto, ma anche realtà importanti come Settimo Torinese (9,99%), Volpiano (3,83%), Leinì (3,60%), Caselle (3,33%), Borgaro (3,20%), San Benigno Canavese (2,38%), e ovviamente il Consorzio di Bacino 16 (12,45%).
Il bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2024 si è chiuso con un risultato netto superiore ai 2,5 milioni di euro, confermando una solidità economico-finanziaria invidiabile per una società partecipata.
Il principale socio privato è IREN Ambiente S.p.A., che detiene il 48,85% del capitale sociale, rappresentando la fetta più consistente della compagine. Il restante 51,15% è in mano pubblica, suddiviso tra il Consorzio di Area Vasta CB16, che possiede il 12,45%, e una trentina di Comuni.
Tra questi, Settimo Torinese è il più rilevante con il 9,99% delle quote. Seguono Volpiano con il 3,83%, Leinì con il 3,60%, Caselle Torinese con il 3,33%, Borgaro Torinese con il 3,20% e San Benigno Canavese con il 2,38%. A scendere, troviamo Chivasso con l’1,93%, Lombardore con l’1,88%, Mappano con l’1,51%, Montanaro con lo 0,84%, Brandizzo con lo 0,71%, Castiglione con lo 0,63%, Gassino con lo 0,62%, Cavagnolo con lo 0,44%, Torrazza Piemonte con lo 0,32%, Foglizzo con lo 0,30%, Rondissone con lo 0,26%, Castagneto Po con lo 0,24%, San Sebastiano da Po con lo 0,23%, Casalborgone con lo 0,23%, Brusasco con lo 0,22%, Lauriano con lo 0,21%, Rivalba con lo 0,21%, Verrua Savoia con lo 0,21%, Monteu da Po con lo 0,18%, Brozolo con lo 0,16%, Cinzano con lo 0,13%, e infine Sciolze con lo 0,19%.
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