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01 Agosto 2025 - 21:47
Un sostegno concreto che arriva direttamente alle persone che si trovano in una situazione di difficoltà. La giunta comunale di Cirié ha approvato una delibera per sostenere la mensa della Caritas parrocchiale, un servizio che rappresenta un’istituzione centrale nel sollevare la voce sulle condizioni di fragilità e di marginalità in cui molte persone si trovano a vivere. Il sostegno del comune si tradurrà in un aiuto economico che si estenderà su tre anni e che ha l’obiettivo di garantire una pianificazione a lungo termine della mensa.
Questo servizio funziona senza interruzioni dal 1992, offrendo un pasto caldo a persone senza fissa dimora o in stato di fragilità che, per vari motivi, non riescono a procurarsi un pasto quotidiano. Il servizio è attivo dal lunedì al sabato, e ogni giorno vengono distribuiti tra i 40 e i 45 pasti. Dietro ogni piatto c'è il lavoro quotidiano di una rete di volontari, il cui impegno mantiene attivi non solo la mensa, ma tutta una serie di servizi aperti al territorio: dal Centro di ascolto, dove le persone sono accolte e ascoltate da professionisti, all'Emporio solidale, un vero e proprio supermercato dove le famiglie che ne abbiano bisogno possono fare la spesa con una card a costo quasi nullo, pagando un piccolo contributo calcolato in base all'ISEE. Oltre a ciò, la Caritas offre anche servizi essenziali come la distribuzione di vestiario e farmaci da banco, un servizio docce su prenotazione e un orto solidale gestito con il supporto di borse lavoro.
Il finanziamento del comune è strutturato per durare tre anni, in modo da non essere un'iniziativa isolata, ma un supporto continuativo. Nello specifico, la delibera prevede l'assegnazione di 1.800 euro per l'anno 2025, e 3.600 euro sia per il 2026 che per il 2027.
Un’azione senza dubbio importante, ma che non cancella la situazione di crisi che sta colpendo sempre più persone. Nonostante la narrazione sempre positiva data dal governo Meloni, che continua a parlare di un aumento dell’occupazione – in un post Facebook degli ultimi giorni FdI si è addirittura vantato di aver creato “oltre un milione di posti, più di mille al giorno” – è evidente che il mercato del lavoro sta attraversando una fase di profonda difficoltà. A questo proposito, rende bene il commento di un utente che facilmente ribalta tale narrazione chiedendo: “con quale qualità sono stati creati questi posti di lavoro? Sono a tempo indeterminato? Con un equo salario? O sono precari e solo perché uno ha lavorato 2 ore in 2 settimane viene considerato 'lavoratore'?”
Domande che probabilmente rimarranno senza risposta, poiché rispondere seriamente, con dati alla mano, comporterebbe l’accettazione di una realtà diversa da quella decantata. Questi giochetti retorici, però, non eliminano le reali condizioni di precarietà a cui sono costretti i cittadini e che anche molte famiglie delle Valli di Lanzo stanno affrontando.
Lo confermano le parole di Ileana Garigliet, responsabile della Caritas di Ciriè, che in un’intervista rilasciata al nostro giornale spiegava che “la curva della povertà è in aumento del 50% […] A spaventarci sono ‘i nuovi poveri’. Vengono chiamati così coloro che pur avendo avuto un lavoro anche per diversi anni e anche una buona posizione sociale, repentinamente si sono trovati in una situazione che li porta a gravi difficoltà, anche di relazione all’interno della famiglia. Molte di queste si vergognano delle condizioni in cui si trovano e non hanno il coraggio di chiedere aiuto sino all’ultimo momento quando, sono già in una situazione di quasi miseria”.
Mentre i prezzi continuano a salire, gli stipendi rimangono invariati, creando un divario sempre più ampio. Questa situazione ha un impatto particolarmente forte, per esempio, sul costo della casa: in Italia, circa 2,5 milioni di famiglie spendono oltre il 40% del loro reddito per l'affitto. Anche la realtà torinese riflette questa tendenza. I comitati locali che si battono per il diritto alla casa segnalano un aumento medio degli affitti del 20% negli ultimi anni. Questo incremento ha aggravato il rischio di sfratti e, di conseguenza, il pericolo di finire in strada per molte persone e famiglie.
Di fronte a questa fotografia, è urgente intervenire con azioni strutturali che riportino al centro la dignità delle persone. Il primo passo è senz’altro andare oltre gli slogan politici semplicistici e ribaltare la narrazione del “va tutto bene”. Un secondo passo, non meno importante, è puntare ad una politica di welfare che garantisca i diritti fondamentali dell’essere umano, primo tra tutti il diritto all’abitare. Infine, è necessario creare le condizioni affinché tutte le persone possano vivere condizioni lavorative degne. Si tratta di un’impresa sicuramente difficile, ma su cui la politica e le amministrazioni locali devono interrogarsi. La carità e gli aiuti economici per tamponare vanno bene, ma le persone hanno bisogno di risposte strutturali.
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