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01 Agosto 2025 - 12:44
Un italiano su dieci è ancora a rischio morbillo: l’allarme arriva dagli adulti non vaccinati
In Italia, quasi un cittadino su dieci rischia ancora oggi di contrarre il morbillo. A lanciare l’allarme è uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, pubblicato sulla rivista The Lancet Infectious Diseases. Lo scenario che emerge è preoccupante, soprattutto per una fascia d’età ben precisa: quella dei giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, una generazione che avrebbe dovuto essere protetta ma che oggi si rivela la più vulnerabile e contagiosa.
Nel decennio 2013-2022 in Italia si sono verificati quasi 15.000 casi di morbillo, con 14 decessi. Secondo i dati ufficiali, oltre la metà dei contagi ha riguardato proprio i giovani adulti. Un’anomalia rispetto a ciò che si registra in altri Paesi europei, dove la diffusione è più contenuta grazie a campagne vaccinali più efficaci e continue.
Tra le cause principali c’è il fatto che 9 infezioni su 10 hanno colpito persone non vaccinate. Non solo: l’88,9% dei contagi secondari, cioè quelli che si verificano dopo un caso iniziale, è partito da soggetti che non avevano alcuna protezione immunitaria. Un dato che mette in crisi la sicurezza delle fasce deboli, in primis i bambini sotto i 5 anni, che rappresentano ancora la categoria più esposta, e che vengono contagiati spesso dai giovani adulti.
Il report stima che nel 2025 il 9,2% della popolazione italiana sarà ancora suscettibile al virus, una percentuale che sale all’11,8% tra i minori di 20 anni. Le differenze regionali sono marcate: il Centro-Nord mostra tassi di immunità superiori, mentre in alcune regioni del Sud le coperture vaccinali restano insufficienti, tanto tra i bambini quanto tra gli adulti.
Secondo gli autori dello studio, servono con urgenza strategie mirate di recupero vaccinale, rivolte soprattutto alla popolazione adulta: “Gli adulti non vaccinati contribuiscono in maniera sostanziale alla trasmissione del morbillo in Italia. La situazione è aggravata da forti disparità regionali, che richiedono campagne localizzate e incisive”.
Ma cosa sappiamo davvero del morbillo?
È una malattia altamente contagiosa causata da un virus appartenente al genere Morbillivirus, trasmesso per via aerea, soprattutto attraverso le goccioline di saliva diffuse con tosse, starnuti o persino solo parlando. Il virus può resistere nell’aria per due ore e colpisce con particolare forza chi non ha mai ricevuto il vaccino o non ha contratto il virus in precedenza.
I sintomi iniziali sono simili a quelli influenzali: febbre alta, tosse secca, congiuntivite, raffreddore. Dopo qualche giorno compaiono le tipiche macchie rosse sul corpo, a partire dal viso fino a raggiungere braccia, tronco e gambe. Ma ciò che lo rende pericoloso sono le complicanze, più frequenti nei bambini piccoli e negli adulti: otiti, polmoniti, laringiti, diarree e, in casi più gravi, encefaliti, che possono provocare danni neurologici permanenti o addirittura la morte.
Il vaccino trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia) è il mezzo più sicuro e efficace per prevenire l’infezione. L’immunizzazione completa si ottiene con due dosi, solitamente somministrate tra il 13° e il 15° mese di vita, con un richiamo tra i 5 e i 6 anni. Tuttavia, proprio nei nati tra gli anni ’80 e i primi 2000, in molti casi la seconda dose non è mai stata somministrata, o è stata omessa del tutto.
Un altro punto critico è rappresentato dalla “memoria collettiva” del morbillo: molti adulti lo considerano ancora una malattia infantile “normale”, un rito di passaggio della crescita. Ma il contesto epidemiologico è cambiato. Oggi il virus si diffonde in un’Italia dove la copertura vaccinale non ha ancora raggiunto il 95%, soglia minima indicata dall’OMS per garantire l’immunità di gregge e proteggere chi non può vaccinarsi per motivi medici.
Dal 2017 il morbillo è tra le vaccinazioni obbligatorie in Italia, ma la scarsa adesione degli adulti e le disuguaglianze territoriali continuano ad alimentare focolai. L’ambiente familiare resta il principale luogo di trasmissione: oltre un terzo dei contagi avviene in casa, secondo lo studio.
L’Istituto Superiore di Sanità insiste sull’urgenza di riprogrammare campagne di recupero vaccinale per adulti: una strategia già adottata con successo da Paesi come la Germania, che ha imposto l’obbligo per insegnanti, operatori sanitari e addetti alla prima infanzia. Anche in Italia servirebbe un intervento deciso, non solo con appelli alla vaccinazione ma anche con strumenti pratici, come ambulatori temporanei, vaccinazioni in farmacia, richiami automatici via sms o app.
Senza una risposta rapida, il rischio è di assistere a una nuova ondata di casi nei prossimi anni, con conseguenze gravi sulla salute pubblica e sul sistema sanitario. Il morbillo non è un ricordo del passato, ma un pericolo concreto, alimentato dalla disinformazione, dalla trascuratezza e da una falsa sicurezza.
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