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Parchi al degrado a Barriera di Milano: materassi, coperte e rifiuti nei luoghi dove dovrebbero giocare i bambini

Torino dimentica le sue periferie: le aree verdi trasformate in bivacchi, tra abbandono, sporcizia e silenzi istituzionali

Parchi al degrado a Barriera di Milano

Parchi al degrado a Barriera di Milano: materassi, coperte e rifiuti nei luoghi dove dovrebbero giocare i bambini

Torino ha dimenticato i suoi parchi di periferia. In quartieri come Barriera di Milano, dove le aree verdi dovrebbero rappresentare un rifugio per famiglie, bambini e anziani, la realtà è un'altra: rifiuti ovunque, materassi marci sotto gli alberi, indumenti bruciati, sporcizia diffusa e segni evidenti di bivacco. È un paesaggio che racconta di assenza istituzionale, di cura mancata, di abbandono radicato. A denunciarlo, in modo diretto e visivo, è l’attivista e fotografa Verangela Vera Marino, che ha documentato con una serie di scatti la degradazione silenziosa dei parchi di Barriera.

Le immagini parlano da sole. Un materasso fradicio, disteso sotto un albero tra l’erba alta e i cartoni, quasi a creare un angolo di fortuna per chi non ha un tetto. Più in là, altre coperte luride, pezzi di vestiti bruciati a pochi metri da un viale, e ancora buste di plastica, lattine, resti alimentari, sparsi lungo i camminamenti e sotto le panchine. Non si tratta di un caso isolato, né di un parco solo: sono diversi i giardini pubblici del quartiere in cui la scena si ripete, puntuale, ogni giorno.

E mentre la città festeggia i grandi eventi del centro, le periferie pagano il prezzo dell’indifferenza. I parchi – che sulla carta dovrebbero essere spazi pubblici per il benessere collettivo – diventano non-luoghi, zone grigie dove i cittadini si sentono soli e insicuri. Dove i bambini non giocano più, dove le mamme non si fermano, dove gli anziani preferiscono restare a casa. E dove invece, chi è ai margini, trova rifugio tra i cespugli e sotto le fronde, lontano dagli occhi e fuori dalle politiche urbane.

Barriera di Milano è uno dei quartieri con la più alta densità abitativa della città, tra i più giovani e tra i più fragili dal punto di vista socioeconomico. Qui il bisogno di spazi verdi sicuri e vivibili è più che mai urgente. Ma la manutenzione è assente. L’erba alta, i giochi per bambini rotti o inutilizzabili, i cestini stracolmi o addirittura mancanti, sono diventati parte integrante del paesaggio. E ogni segnalazione cade in una burocrazia lenta, sorda, che promette ma non interviene.

Il bivacco – evidente nei segni lasciati a terra – è il risultato della crisi abitativa, dell’assenza di strutture di accoglienza, ma anche della mancanza di vigilanza. Non esistono controlli costanti, né presidi stabili. E così i parchi, pensati per favorire l’incontro e la coesione, si svuotano. Restano gli scatti di Verangela Vera Marino a raccontare ciò che ogni residente di Barriera vede ogni giorno: una zona della città lasciata a sé stessa, dove l’idea di bene comune si è smarrita.

Il tema è noto da tempo. Le segnalazioni arrivano dai comitati di quartiere, dalle famiglie, da chi quegli spazi li attraversa ogni giorno. Ma ciò che manca è una visione strutturale, una politica di manutenzione vera, continua, trasparente. Non servono solo interventi spot o pulizie straordinarie, ma un piano urbano per le periferie, che parta dal quotidiano e restituisca dignità a chi vive fuori dai riflettori.

Non c’è bisogno di proclami, ma di pulizia, sorveglianza, giochi nuovi, panchine integre, illuminazione funzionante, cestini regolarmente svuotati. Serve la presenza fisica delle istituzioni. Perché un parco trascurato è una città che si arrende. E Torino, almeno a parole, non vuole farlo.

I parchi di Barriera sono ancora lì, sotto gli occhi di tutti. Nascosti tra l’asfalto e le case popolari, attendono un segnale, un gesto minimo di attenzione. Intanto, chi può scatta foto, chi non può convive, e chi dovrebbe intervenire resta in silenzio.

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