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Cronaca

Torino, tossicodipendenti nei parchi pubblici: via vai di ambulanze per recuperare quelli che collassano

Ambulanza dopo ambulanza, il degrado si cronicizza sotto gli occhi delle istituzioni: silenzio da Palazzo Civico, mentre la città affonda

Torino, tossicodipendenti nei parchi

Torino, tossicodipendenti nei parchi pubblici: via vai di ambulanze per recuperare quelli che collassano

Altro che luogo di svago e verde urbano. Il parco di via Cigna, a Torino, è diventato ormai da anni un ghetto a cielo aperto. Un punto di ritrovo per tossicodipendenti, una piazza di spaccio senza freni, dove i pusher agiscono alla luce del sole e dove le ambulanze intervengono ogni giorno per soccorrere chi, dopo l’ennesima dose, finisce privo di sensi su una panchina o tra l’erba alta. Uno scenario indegno di una città che si definisce europea, eppure accettato, ignorato, quasi protetto dal silenzio delle istituzioni.

Anche oggi, ennesimo intervento del personale sanitario: un uomo, probabilmente sotto effetto di stupefacenti assunti poco prima, è stato trovato incosciente all’interno del parco. Soccorso e trasferito d’urgenza, come tanti prima di lui. Ma domani potrebbe essere di nuovo lì, assieme a decine di altri, in quella che è diventata una zona franca dell’illegalità, dove le forze dell’ordine passano, ma non fermano. Dove si spaccia senza nascondersi. Dove il degrado è diventato routine.

Eppure, da anni, le denunce si susseguono. Residenti, comitati, consiglieri comunali, tutti a ripetere le stesse cose. Ma tutto resta immobile. È il capogruppo di Fratelli d’Italia a rilanciare, con toni duri, la polemica: dov’è il sindaco? dov’è l’assessore alla sicurezza? Perché si continua a lasciare marcire questo parco, mentre i cittadini cambiano marciapiede per paura e le famiglie non osano più avvicinarsi?

La domanda è lecita, anche se da Palazzo Civico nessuna risposta. Si lascia tutto così, come se il problema dovesse restare confinato in quella parte della città, lontano dagli sguardi "perbene", in modo da non turbare il resto del centro. Una scelta? Una comoda rimozione? O peggio, una strategia politica?

Fatto sta che via Cigna è diventata l’emblema di una città che abdica al proprio ruolo, che rinuncia a governare i suoi spazi. In quel parco pubblico lo Stato non esiste. Esistono invece bande, pusher, siringhe, corpi stesi sull’asfalto, interventi dei soccorsi, rifiuti, paura. Una normalità che non dovrebbe esserlo, e che invece si ripete ogni giorno, nell’indifferenza più assoluta.

Intanto si continuano a organizzare tavoli, conferenze, piani sulla sicurezza urbana. Ma qui servono interventi reali, immediati, decisi. Lo sgombero degli spacciatori, la riqualificazione vera dell’area, una presenza costante delle forze dell’ordine. Altrimenti non resterà che prendere atto del fallimento: Torino ha scelto di lasciare via Cigna nelle mani dell’illegalità. E ogni ambulanza che arriva nel parco, ogni corpo soccorso e rianimato, ogni dose venduta sotto gli occhi di tutti, non è che la prova quotidiana di una resa vergognosa.

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