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Cronaca
29 Luglio 2025 - 21:54
West Nile, il virus avanza: sette morti in Italia. Allerta in 31 province
Continua a salire il numero delle vittime provocate dal virus West Nile in Italia. Dall’inizio del 2025, sono sette i decessi accertati, con una concentrazione preoccupante nel Centro-Sud, in particolare nel Lazio e in Campania. Solo nella giornata di oggi, si sono aggiunti altri tre morti al bilancio nazionale. Di fronte a una crescente inquietudine, le autorità sanitarie invitano a non cedere agli allarmismi, rassicurando sul fatto che la situazione resta sotto controllo. Intanto, si moltiplicano le operazioni di bonifica e le misure precauzionali, soprattutto nel delicato ambito delle donazioni di sangue, considerata una possibile – seppur rara – via di trasmissione del virus.
In ben 31 province italiane, è stato predisposto lo stop temporaneo alle donazioni o, in alternativa, è stato introdotto l’obbligo di effettuare il test NAT per i donatori, al fine di escludere ogni rischio di trasmissione attraverso emocomponenti. Le province coinvolte includono grandi centri urbani come Roma, Napoli, Torino e Venezia.
Tra i nuovi casi mortali, due si sono registrati in Campania. Il primo riguarda un uomo di 74 anni, deceduto già venerdì scorso all’Ospedale del Mare di Napoli, ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Il paziente soffriva di una grave insufficienza renale che avrebbe aggravato il decorso dell’infezione. Il secondo decesso campano riguarda un uomo di 68 anni di Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, spirato ieri sera presso il presidio ospedaliero di Aversa. Con quest’ultimo, salgono a tre le vittime ufficiali in Campania. Secondo i dati aggiornati diffusi dalla Regione, i casi – tra sospetti e confermati – sono 23.
La terza vittima del giorno è stata registrata nel Lazio, dove un uomo di 86 anni è morto all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. L’anziano era stato tra i primi contagiati nella regione ed era ricoverato da settimane in terapia intensiva. Le sue condizioni si sono aggravate anche a causa di pregresse patologie croniche. Un altro paziente, attualmente ricoverato in condizioni critiche a Oristano, fa temere un ulteriore aggravamento del quadro.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in un report pubblicato oggi, ha comunque rassicurato la popolazione, sottolineando che “l’andamento dei casi è in linea con quelli degli anni passati”. Anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha cercato di stemperare i timori: “Ferma restando la necessità di prestare la massima attenzione, non siamo in una situazione di allarme. Non c’è motivo di panico. Lo scorso anno i decessi furono più numerosi”.
A livello nazionale, il Ministero della Salute, attraverso la responsabile del Dipartimento Prevenzione Maria Rosaria Campitiello, ha ribadito l’importanza della prevenzione individuale: “Usare repellenti, indossare maniche lunghe e pantaloni nelle ore più a rischio e, soprattutto, evitare ogni forma di ristagno d’acqua, anche minima. La battaglia è contro le zanzare, che depongono le uova e diffondono il virus”. Intanto, le vendite di prodotti antizanzare sono letteralmente esplose. Solo nella provincia di Roma, come afferma Andrea Cicconetti, presidente di Federfarma Roma, “le vendite sono aumentate del 20%, con picchi superiori nelle aree considerate più esposte”.
Le precauzioni si estendono anche sul fronte delle donazioni. Il Centro Nazionale Sangue ha pubblicato un elenco dettagliato delle 31 province interessate dalle restrizioni, e per chi ha soggiornato anche solo una notte in queste zone durante la stagione estiva è prevista una sospensione temporanea di 28 giorni dalla possibilità di donare sangue o emocomponenti, oppure l’esecuzione del test NAT. Una misura ancora più stringente riguarda chi ha soggiornato negli Stati Uniti o in Canada, per i quali l’esclusione resta valida tutto l’anno.
Il virus West Nile, così come le altre arbovirosi autoctone come Dengue e Chikungunya, preoccupa la SIMG – la Società Italiana di Medicina Generale – che si è detta pronta a collaborare con l’ISS per formare i medici di base. “Serve una sensibilizzazione dell’intera classe medica” – ha dichiarato Federico Gobbi, direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) – “per inserire nel ventaglio diagnostico anche la possibilità di arbovirosi trasmesse da vettori locali”.
Dal punto di vista epidemiologico, i serbatoi animali del virus restano principalmente gli uccelli migratori, ma anche i gabbiani sembrano coinvolti. Per questo motivo le Asl veterinarie hanno attivato programmi di monitoraggio e sorveglianza sugli animali selvatici e sinantropici. L’obiettivo principale resta comunque il contenimento della zanzara Culex, il principale vettore del virus, attraverso campagne di disinfestazione che sono partite in diverse regioni italiane.
Nel Lazio, il governatore Francesco Rocca ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro per rafforzare gli interventi di disinfestazione, soprattutto nei Comuni che risultano ancora inadempienti: “Non possiamo permettere ritardi. Ma – ha puntualizzato – nessun allarmismo: non è il Covid”.
Il virus West Nile arriva con gli uccelli migratori, trova ospitalità in cavalli e altri animali, ma la vera minaccia – insidiosa e spesso sottovalutata – è rappresentata dalle uova delle zanzare. Le femmine infette possono trasmettere il virus alle larve attraverso un meccanismo chiamato trasmissione transovarica, che alimenta in modo esponenziale la diffusione del virus. Per questo è fondamentale individuare precocemente gli animali portatori e procedere rapidamente alla disinfestazione delle aree colpite.
A lanciare l’allarme è Maurizio Ferri, coordinatore scientifico della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (Simevep), che sottolinea il ruolo cruciale dei controlli veterinari. Sono infatti centinaia i medici veterinari del Servizio Sanitario Nazionale oggi impegnati sul campo, soprattutto nelle regioni dove si sono registrati i più recenti focolai.
"Il ciclo del virus West Nile parte dagli uccelli selvatici, sia migratori che stanziali, che costituiscono il serbatoio naturale dell’infezione", spiega Ferri. "Gli uccelli infetti non manifestano sintomi, ma la zanzara del genere Culex, pungendoli, può infettarsi e trasmettere il virus ad altri animali – come i cavalli – e anche all’uomo."
Particolarmente vulnerabili sono proprio i cavalli, che possono sviluppare gravi sintomi neurologici. Per questa ragione sono considerati animali sentinella ed inclusi nei programmi nazionali di sorveglianza. Ma il quadro è ancora più preoccupante se si considera la capacità delle zanzare femmine infette di trasmettere il virus alle proprie uova: "Con una vita media di due mesi e una produzione di circa 300 uova ogni 1-2 settimane, ogni zanzara infetta può diventare un potente moltiplicatore del virus, anche in assenza di uccelli portatori."
A peggiorare la situazione è il riscaldamento globale: "Le temperature elevate si protraggono ormai fino a novembre inoltrato, prolungando il ciclo riproduttivo delle zanzare e aumentando così il rischio che il virus si radichi nei territori, trasformandosi da fenomeno stagionale in minaccia endemica".
Alla luce di questo scenario, l’obiettivo è chiaro: prevenire l’insorgenza dei casi umani. "Non esistono ancora vaccini o cure specifiche. L’unica strada è il controllo attento degli animali-serbatoio e interventi mirati di bonifica e disinfestazione", avverte Ferri.
Fondamentale è anche l’anticipo delle misure di sorveglianza: "Bisogna partire già in primavera, quando le temperature iniziano a salire. Ma è altrettanto importante monitorare con attenzione porti e aeroporti, dove le zanzare infette possono arrivare nascoste tra le merci."
È in questo contesto che i servizi veterinari delle Asl e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali regionali giocano un ruolo essenziale: i loro operatori sono impegnati nella raccolta e nell’analisi di campioni biologici su tutto il territorio nazionale.
"Si tratta di un’attività vitale", conclude Ferri, "che permette l’identificazione precoce del virus negli animali, la mappatura delle zone a rischio e interventi tempestivi per tutelare la salute pubblica."
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