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29 Luglio 2025 - 18:42
Mezzo Iveco Idv
Il dado potrebbe essere tratto. Dopo mesi di trattative, ipotesi e silenzi strategici, Iveco si prepara ad annunciare una delle operazioni industriali più rilevanti degli ultimi anni in Italia. Secondo quanto riferito oggi dall’agenzia Bloomberg e ripreso da ANSA, il gruppo potrebbe rendere ufficiale già domani la cessione della propria divisione militare, Iveco Defence Vehicles (IDV), al colosso italiano della difesa Leonardo, e della parte civile dei veicoli industriali al gigante indiano Tata Motors. L’annuncio sarebbe previsto in concomitanza con la presentazione dei dati della semestrale, in calendario proprio martedì 30 luglio. L’azienda, interpellata dai giornalisti, non ha smentito le indiscrezioni e, anzi, ha confermato che “sono in corso discussioni in stato avanzato per potenziali operazioni riguardanti il settore della difesa, da un lato, e la restante società dall’altro”. Il consiglio di amministrazione, prosegue la nota ufficiale, “sta analizzando e valutando attentamente tutti gli aspetti di queste potenziali operazioni, tenendo nella dovuta considerazione gli interessi di Iveco Group e di tutti i suoi stakeholder, compresi azionisti, dipendenti e clienti”.
Il titolo in Borsa ha reagito immediatamente alla notizia, facendo segnare un rialzo improvviso del 5,2%, con azioni che hanno toccato i 19,11 euro a Piazza Affari. Un segnale chiaro: il mercato approva, o quantomeno scommette sulla bontà dell’operazione. Le stime sull’ammontare della doppia cessione parlano di circa 1,6 miliardi di euro, cifra che includerebbe anche le passività. Per Leonardo, l’acquisizione di IDV rappresenterebbe un rafforzamento della filiera nazionale della difesa, con una maggiore integrazione verticale nel comparto dei veicoli militari. Per Tata, invece, il colpo sarebbe ancora più strategico: l’ingresso diretto nel settore europeo dei camion e dei veicoli commerciali, sfruttando lo storico know-how di Iveco, marchio simbolo della manifattura italiana fin dal 1975.
Dietro la scelta, un cambio di strategia complessivo da parte di Iveco Group, holding nata dallo spin-off da CNH Industrial e oggi quotata in Borsa, con sede legale ad Amsterdam e quartier generale operativo a Torino. Nel 2024 il gruppo ha chiuso con ricavi per 16,2 miliardi di euro e un utile netto di 352 milioni, ma il contesto internazionale, la pressione sulla transizione energetica e le dinamiche del mercato dei veicoli pesanti hanno reso necessarie nuove alleanze, nuove configurazioni. Le trattative con Leonardo e Tata vanno avanti da mesi, ma è nelle ultime settimane che tutto ha preso una piega più concreta. La pubblicazione della semestrale rappresenta l’occasione perfetta per annunciare la nuova rotta.
L’operazione, se confermata, avrà ripercussioni profonde sul tessuto industriale piemontese. Iveco conta oltre 6.000 dipendenti solo in Italia, in gran parte concentrati tra Torino, Suzzara, Brescia e Bolzano. Il timore – neanche troppo velato – è che l’ingresso di nuovi attori possa mettere a rischio stabilimenti, livelli occupazionali e autonomia strategica. I sindacati attendono con il fiato sospeso. Il governo osserva e, in filigrana, valuta anche i risvolti geopolitici di un’operazione che coinvolge un asset nazionale come la difesa e un gruppo straniero come Tata. Anche per questo, ogni comunicazione ufficiale sarà calibrata al millimetro.
Il consiglio di amministrazione di Iveco è chiamato ora a un passaggio cruciale, che non è solo industriale o finanziario, ma identitario. Dopo mezzo secolo di storia, un marchio nato dalla fusione di Fiat Veicoli Industriali con OM, Lancia, Unic e Magirus-Deutz potrebbe smettere di essere italiano in senso stretto. Potrebbe dividersi, ricomporsi sotto altri marchi, altre bandiere. Forse è la logica dell’economia globale. Forse è una scelta necessaria per restare competitivi. O forse no. Quel che è certo è che domani, a semestrale pubblicata, conosceremo il nuovo volto di Iveco. O, almeno, sapremo se davvero il cambiamento è pronto a prendere forma.
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