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29 Luglio 2025 - 12:00
La consigliera comunale Elisabetta Piccoli
Il problema sembrava risolto. Dopo mesi di discussioni, mozioni, lettere e proteste, l’Amministrazione comunale ha fissato il costo di acquisto dei garage di Canton Vesco a 1.687 euro, con la possibilità di rateizzare per chi ha un ISEE inferiore a 18 mila euro o dimostra difficoltà economiche. Una svolta che aveva placato gli animi e dato una risposta concreta ai residenti di San Grato.
Pareva risolto, appunto. Fino a qualche giorno fa, quando si è aperto un altro fronte: quello delle spese per il notaio.
Per quel che se ne sa, l’Amministrazione – per facilitare la compravendita – avrebbe contattato tutti i notai di Ivrea chiedendo il miglior prezzo possibile. Morale? Tutti, a quanto pare, hanno risposto con la stessa cifra: 1.500 euro per ciascuna compravendita, a condizione che gli atti vengano stipulati tutti insieme e dallo stesso notaio.
Quando a San Grato hanno letto quella cifra, hanno sgranato gli occhi e si sono messi a piangere.
Perché sì, 1.500 euro di spese notarili per ogni garage da 1.687 euro suona davvero molto caro. È come se uno comprasse un’auto usata a 5.000 euro e ne pagasse 4.800 solo per il passaggio di proprietà. Chi si vanterebbe di una trattativa del genere?
E infatti, fuori da Ivrea, le cifre sono ben diverse.
“Da un rapido giro di telefonate – commentano in tanti – emerge che un atto notarile per un box auto standard, anche in ambito pubblico, costa normalmente tra i 600 e i 1.000 euro, comprese le spese vive. A meno che non si tratti di atti particolarmente complessi, o con adempimenti aggiuntivi. Ma non è questo il caso…”
Un notaio di Ivrea, interpellato dai futuri acquirenti, ha parlato di cifra “concordata” con il Comune e “vantaggiosa per l’acquirente”.
“Ma la domanda è – sentenziano in tanti – vantaggiosa per chi? Se davvero fosse stato un accordo vantaggioso, ci si aspetterebbe: una tabella chiara dei costi pubblicamente disponibile, una gara o un avviso pubblico per scegliere il notaio più conveniente…”
La verità è che tutto questo non c’è. E non potrebbe neanche esserci, considerando che il notaio lo sceglie chi compra, non chi vende. L’impressione è che il Comune abbia provato a fare un favore ai cittadini, ma non gli sia andata bene.
“Spiace apprendere che l’iniziativa stia portando a una situazione peggiorativa per chi deve acquistare” commenta la consigliera comunale Elisabetta Piccoli, che ha seguito passo dopo passo l’intera vicenda, a cominciare dalla scelta di nominare l’avvocato Pio Coda per le trattative sull’importo.
“Tutti i notai della città comunicano di voler applicare lo stesso importo – insiste Piccoli – ma è evidente che si poteva spuntare un prezzo più basso, perché sono in tanti… Resta la possibilità per i cittadini di andare alla ricerca di un notaio fuori da Ivrea, anche a Milano, e lo faranno. Siamo di fronte all’ennesima cosa fatta male. Il Comune non doveva intromettersi. Doveva lasciare liberi i cittadini di contattare tutti i notai per i preventivi.”
NEL VIDEO, L'INIZIO DELLA STORIA
Intanto, l’iter amministrativo va avanti. Il sindaco Matteo Chiantore, in Consiglio comunale, ha annunciato che a settembre sarà pubblicato un avviso pubblico rivolto a tutti i proprietari. A ottobre i cittadini saranno suddivisi in gruppi e potranno iniziare le rateizzazioni subito, per arrivare ai rogiti entro il termine fissato al 31 dicembre.
Ma il nodo economico resta. E pesa.
Perché la storia di questi box non è iniziata ieri. Risale al 1983, quando Olivetti donò i terreni al Comune e gli abitanti, con spirito cooperativo, fondarono la Cooperativa Rimesse, costruendo 179 garage con le proprie mani. Il tutto regolato da sette convenzioni di comodato, firmate tra il 1983 e il 1996.
A dicembre 2023, la doccia fredda: le convenzioni sono quasi tutte scadute, il Comune non ha avvisato nessuno, e per sei dei sette lotti i garage tornano formalmente di sua proprietà. Solo 55 box sono ancora riscattabili, e lo si fa a prezzi contenuti. Per tutti gli altri, resta solo la compravendita, con cifre comprese tra 2.400 e 3.000 euro, che solo grazie a qualche “acrobazia” contabile sono poi scese a 1.687 euro.
Una cifra sostenibile, certo. Ma con 1.500 euro di notaio in più per ogni box, il rischio è che l’accordo venga vanificato da un costo che nessuno aveva previsto.
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