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25 Luglio 2025 - 15:15
Chiesanuova piange Piervanni Trucano, il sindaco gentile: "Una bravissima persona"
“Era una bravissima persona”: ecco la definizione che si sente ripetere più spesso, fra coloro che hanno avuto modo di conoscere e di frequentare Piervanni Trucano. Lo dicono gli insegnanti che hanno lavorato con lui, i dipendenti del Comune, i volontari del Centro Rifugiati, quanti lo hanno incrociato come privato cittadino.
Il defunto sindaco di Chiesanuova era un uomo disponibile, generoso, sempre pronto a dare una mano. Nato, cresciuto e sempre vissuto a Cuorgnè, era però molto legato al paese d’origine della famiglia. I suoi genitori possedevano a Chiesanuova una grande casa con un vasto appezzamento di terreno, dove crescevano alberi da frutta di ogni tipo.
Si era diplomato all’Istituto Magistrale presso i Salesiani ed in una scuola salesiana aveva iniziato la carriera scolastica per poi passare alle statali: due anni a Settimo Torinese, poi a Rivarolo fino alla pensione nel 2009. Con lui ha lavorato a lungo una maestra pontese, Giovanna Vittolo, che ne parla in toni davvero elogiativi.
“Credo di poter dire che è stato un ottimo insegnante, disponibile con tutti: alunni, genitori, colleghi, dirigenti, personale scolastico. Era però soprattutto un amico su cui si poteva sempre contare. Ci eravamo conosciuti al tempo del Concorso, che quell’anno (era il 1975-76) prevedeva la frequenza di un corso preparatorio pomeridiano. Eravamo in otto della zona ed avevamo costituito un bel gruppo, che poi continuò a tenersi in contatto. Lui insegnava a Trino Vercellese per cui al mattino era a scuola, tornava per il corso, dormiva a Cuorgnè e poi ripartiva la mattina seguente. Ci ritrovammo a Settimo e quindi a Rivarolo, prima in classi parallele e poi insieme, dopo l’introduzione del Tempo Pieno. Se c’erano problemi – e gli alunni difficili non mancavano – lui li affrontava nel modo giusto: manteneva la calma, smorzava le tensioni, spianava le difficoltà senza alzare mai la voce. Per molto tempo è stato collaboratore dei dirigenti, segretario del Collegio Docenti e membro del Consiglio di Istituto, sapendo sempre creare un clima sereno”. Con gli allievi avveniva la stessa cosa: “Era severo ma giusto e loro lo apprezzavano. Al Rosario ho saputo che un suo ex-alunno sarebbe venuto apposta da Torino per partecipare al funerale”.
Da pensionato aveva deciso di prendere parte attiva alla vita amministrativa di Chiesanuova, candidandosi dapprima come consigliere e poi, dopo un quinquennio trascorso all’opposizione, come sindaco. Era il 2019 e la sua lista “Per Chiesanuova Insieme” uscì vincitrice dalle urne.
Lo scorso anno si era ripresentato con “Per Chiesanuova Ancora Insieme”, messa in piedi rapidamente e senza difficoltà, con programma e nomi in continuità rispetto al primo mandato. Questa volta non c’erano stati sfidanti anche perché mancavano le ragioni per una candidatura contrapposta: nel corso del mandato i rapporti con la minoranza erano stati eccellenti e, dopo le diffidenze iniziali, si era instaurato un clima disteso, senza contrapposizioni pregiudiziali né da una parte né dall’altra. Silvia Rovetto, da 25 anni dipendente del Comune, dice di lui: “Era molto fiero del suo incarico, viveva bene l’impegno di sindaco, ci teneva. Lavorava con scrupolo, attento alle esigenze dei suoi concittadini e a quelle del Centro per i Rifugiati, ed aveva ottenuto le sue piccole vittorie. Un’altra cosa che lo inorgogliva era l’essere diventato, lo scorso autunno, presidente dell’Unione Montana Valle Sacra, incarico che gli permetteva di occuparsi in prima persona delle tematiche relative alla <Scuola di Valle> che ha sede a Colleretto ma che raggruppa gli alunni delle Elementari dell’intera vallata. Si era molto impegnato per la realizzazione del Memoriale in ricordo di don Sandro Giovannone e per la borsa di studio a lui dedicata”.
Piervanni Trucano
Ricorda la Rovetto: “Quando entrò in carica lavoravo in Comune da 19 anni e si erano sempre succedute amministrazioni in continuità l’una con l’altra: un cambiamento di questo tipo, in un piccolo centro, lo si avverte molto. Invece instaurò subito un ottimo rapporto con il personale e a me diede carta bianca, fidandosi ciecamente. Prendeva il suo incarico con la massima serietà: tutti i giorni alle 8 era in ufficio e se ne andava alle 11 solo perché doveva occuparsi di suo padre, poi deceduto novantenne. Con noi era attento, pieno di attenzioni, sempre capace di un pensiero gentile come quello di portarci i biscottini: aveva il modo di fare di un lord. Sarà difficile rimpiazzarlo”.
Della sua gentilezza è stato facile rendersi conto in questi anni di contatti per il giornale. Nel primo mese del Covid, quando telefonavamo tutte le sere ai sindaci per avere i dati dei contagi (non ancora forniti in modo ufficiale dalla piattaforma regionale) rispondeva prontamente, fornendo le informazioni richieste senza mai dare segni di insofferenza, mai seccato o annoiato dall’inevitabile ripetitività delle domande. Una negoziante di cui era cliente affezionato lo ricorda come “Una persona meravigliosa: umana, sensibile, molto generosa. Mai che chiedesse lo sconto e se glielo facevo di mia iniziativa ringraziava come si fosse trattato di un grande favore”. Al di fuori dell’insegnamento e della politica, Trucano aveva una grande passione ed una grande competenza nei settori dell’agricoltura, della botanica, della natura in generale.
È ancora Giovanna Vittolo a parlarne: “I suoi coltivavano l’appezzamento di terra contiguo alla casa di Chiesanuova. Per un certo tempo suo padre aveva fatto il venditore ambulante di frutta e verdura e raggiungeva con il camion i diversi paesi della valle. La mamma era un’appassionata di alberi da frutta e riusciva a coltivarne una grande varietà con ottimi risultati. Aveva delle piante di limone magnifiche e frutti di ogni tipo: quando andavamo lassù ne facevamo tutti grandi scorpacciate. Anche lui era un bravo agricoltore e veniva sempre a potare la vigna che abbiamo io e mio marito: lo aveva fatto ancora la scorsa primavera”. Aggiunge: “Quando con la scuola andavamo ad una gita naturalistica, non c’erano problemi se mancava la guida. Ci pensava lui”.
Dopo il pensionamento aveva a lungo assistito i genitori anziani e malati: prima la mamma, poi il papà finché non aveva dovuto risolversi a portarlo all’Umberto I di Cuorgnè. Dalla morte del padre alla sua è trascorso un anno o poco più. Aveva scoperto di essere malato nel mese di maggio e, dopo un ricovero in ospedale, si era trasferito a Priacco da una delle due figlie perché l’alloggio che occupava nella sua casa di Cuorgnè era al terzo piano e quindi troppo scomodo. Ad occuparsi di lui sono state le figlie e l’ex-moglie, con la quale era sempre rimasto in buoni rapporti. Il suo ultimo impegno pubblico risale al 20 giugno: si celebrava la Giornata del Rifugiato e non era voluto mancare anche se – racconta Silvia Rovetto – “non era potuto andare con gli altri a Belice ma solo alla parte iniziale delle celebrazioni, svoltasi in paese”.
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